Parlamento

Eleonora Evi: “Europa Verde partito personale e patriarcale. Mi dimetto”

1 Dicembre 2023

Mi dimetto. Non sarò la marionetta del pinkwashing.

Inizia così la lettera pubblica (che troverete in fondo) con cui Eleonora Evi, deputata ed ex parlamentare europea, si è dimessa dalla carica di Co-Portavoce di Europa Verde. Una decisione che ha suscitato interesse e che ha dato il via ad uno scontro a distanza con l’altro Co-Portavoce Angelo Bonelli.

In questa intervista l’On. Evi ci spiega le motivazioni della sua scelta e ci racconta la storia e i dettagli di una divisione netta.

 

Onorevole Evi, perché ha deciso di abbandonare la sua carica di Co-Portavoce di Europa Verde? Ci racconti i motivi di questa scelta e qualche dettaglio che ci aiuti a capire.

Vorrei partire da una domanda posta idealmente a chi si occupa di politica, agli osservatori e ai giornalisti: eravate a conoscenza del fatto che ci fosse una Co-Portavoce donna all’interno di Europa Verde? Lo chiedo perché credo sia evidente che questo ruolo di fatto fosse completamente assente nel dibattito pubblico.

In questi anni, dopo aver aderito ai Verdi e poi a Europa Verde, mi sono impegnata moltissimo e con molta convinzione. Nella scorsa legislatura io ero europarlamentare e dal Parlamento Europeo ho fatto di tutto per dare forza e visibilità alle battaglie dei Verdi. Sempre nella scorsa legislatura ho contribuito a costituire una componente alla Camera con deputati coinvolti da me, e ho lavorato alla creazione del Comitato Scientifico guidato da Luca Mercalli.

I problemi sono nati però quando, oltre un anno fa, ci sono state le elezioni. In quella occasione ho semplicemente iniziato a chiedere di essere coinvolta nelle decisioni politiche, nella chiusura delle liste e nelle strategie per le elezioni europee, ma a tutte queste mie richieste è stato opposto praticamente un muro.

Quindi stiamo parlando di problemi nati già prima delle elezioni politiche dell’anno scorso?

Esattamente. In quell’occasione io volevo sapere come il mio partito intendesse gestire la stesura delle liste, ma anche le alleanze e ad esempio gli incontri con gli altri partiti dell’Alleanza Verdi Sinistra e in generale del centrosinistra. Sono stata invece tenuta fuori e questo è stato il primo momento in cui si è rotto qualcosa.

Dopodiché ad ogni mio reclamo, lamentela o posizione diversa, mi sono trovata di fronte a un muro. Durante questo anno nel partito ci sono state una serie di questioni. Una di queste è l’abuso dei commissariamenti e la mia conseguente opposizione. Quando si è deciso di commissariare i gruppi locali perché le decisioni che prendevano non piacevano alla dirigenza nazionale, io ho preso apertamente le difese dei territori in virtù di uno statuto che parla chiaramente della loro autonomia come principio cardine, e pertanto i territori devono essere liberi di poter decidere soprattutto nelle elezioni locali. Questa mia posizione non è piaciuta e da quel momento sono stata punita con il silenziatore. A tutte le cose che ho fatto nel corso di questo anno è stata data nessuna o pochissima rilevanza.

Per rispondere alla sua domanda iniziale le dico che ero a conoscenza del suo ruolo e della sua attività, ma a questo punto le chiedo: la sua presenza, ad esempio alla presentazione del simbolo di AVS, era pura facciata? Da quello che dice, e mi corregga se sbaglio, sembra che Bonelli avesse di fatto il potere decisionale, ma abbia utilizzato la sua presenza per evidenziare che Europa Verde era l’unico partito che garantiva la doppia leadership di genere.

Questo è il cuore della mia denuncia perché così è stato. Bonelli in queste ore sta dicendo che Europa Verde è l’unico partito che ha la doppia guida uomo-donna, però io dico che c’è nello statuto, ma poi nei fatti non accade. Le faccio un esempio: noi abbiamo una Costituzione meravigliosa, ma quante volte viene disapplicata? Ecco è la stessa identica cosa. Se non viene dato peso e valore alle posizioni della Co-Portavoce è evidente a tutti che il ruolo della Portavoce donna viene completamente annullato.

Io ribadisco che nel partito ruota tutto intorno alla figura di una sola persona, che è Angelo Bonelli, e di fatto è un partito personale e patriarcale. La parità di trattamento che avrebbe dovuto esserci non c’è mai stata.

Bonelli ha parlato di mancanza di gratitudine vista la sua candidatura e relativa elezione alla Camera. Dichiarazione che stona però con la presunta parità. Le chiedo e idealmente chiedo a Bonelli: a chi dovrebbe andare la gratitudine se le decisioni sono state prese da entrambi e non sono state una concessione di qualcuno “più alto in grado”?

Bonelli ha detto: “l’abbiamo candidata in tre collegi”. Ma “l’abbiamo” chi? Io ero insieme a lui come portavoce in quel momento o hanno deciso altri? Inoltre tutti gli altri parlamentari eletti da Europa Verde sono stati candidati in tre collegi, e lui stesso in più collegi. Peccato però che tutti loro fossero sempre capolista, mentre la sottoscritta nella sua città (Milano) e a Bologna non era capolista perché sopra aveva Aboubakar Soumahoro.

A proposito di questo: tutti sappiamo cosa è successo dopo la candidatura e l’elezione dell’On. Soumahoro. Lei quindi non ha partecipato neanche a quella scelta?

No. Posso confermare che di fatto è stata un’altra decisione di Angelo Bonelli, e che non è stata presa insieme a me.

Non ci sono quindi differenze ideologiche o politiche con il partito che ha abbandonato?

Qualche differenza c’è. Ne cito una: sul tema della Gestazione per altri ho una posizione diversa. Io sono più a favore e comunque possibilista e per la libertà di scelta delle donne, mentre in particolare Bonelli e Zanella sono assolutamente contrari.

C’è poi un altro tema di merito che non riguarda tanto l’organizzazione o la gestione del partito. Il tema è la coerenza e sincerità nel portare avanti le battaglie ecologiste. Mi spiego meglio: io mi sono trovata in questo anno a fare delle critiche all’operato di Elena Grandi, Assessora all’Ambiente e Verde al Comune di Milano ed esponente di Europa Verde. Per me (e in teoria per tutto il partito) una delle battaglie da combattere è quella contro il consumo di suolo, ma se dove ricopriamo dei ruoli di amministrazione il consumo di suolo aumenta, e chi è esposto in quei ruoli non fa nulla per cambiare le cose, è chiaro che abbiamo un problema. Ho voluto dirlo apertamente, ma Bonelli ha difeso a spada tratta l’operato di Grandi.

Quale posizione ha sull’alleanza con Sinistra Italiana? Bonelli dice che lei è contraria.

Anche questo non è vero. Durante il Consiglio Federale Nazionale di metà settembre io ho fatto delle critiche di metodo al progetto, perché molto semplicemente quell’organo per statuto avrebbe il compito di decidere l’indirizzo politico del partito, e non dovrebbe limitarsi a ratificare una scelta presa in precedenza in altre sedi, e soprattutto già comunicata dai social e sui giornali.

Posso dire però che è vero che all’interno del partito ci sia stata una resistenza a questa alleanza. Un pezzo di Europa Verde avrebbe preferito correre da sola alle elezioni europee per una serie di motivazioni anche legittime. Banalmente anche se fossero eletti dei rappresentanti in Europa, gli eletti Verdi andrebbero in un gruppo diverso da quelli di Sinistra italiana. Certo non è silenziando il dissenso e prendendo le decisioni in maniera autoritaria che si risolvono i problemi.

Stiamo vivendo un periodo tragico e le notizie dei giorni scorsi sono la terribile prova di una società che andrebbe seriamente educata alla parità di genere e non solo. Proprio per la gravità dell’emergenza in cui ci troviamo ho trovato abbastanza gravi le accuse che le sono state rivolte. In sostanza la accusano di voler ottenere visibilità cavalcando l’onda della lotta al patriarcato.

Questa accusa è meschina e indecente. La scelta dei tempi delle mie dimissioni è dipesa dal fatto che il 30 novembre scadeva il termine per il tesseramento al partito e io, non avendo rinnovato la tessera, ho dovuto giocoforza comunicare che non avrei potuto essere la Portavoce di un partito al quale non sono più iscritta.

Quali saranno le sue mosse politiche future? Ha dichiarato di voler rimanere all’interno del gruppo parlamentare in cui è stata eletta, ma oltre questo che intenzioni ha?

Si, ribadisco che rimarrò all’interno del gruppo dell’Alleanza Verdi Sinistra, ma lo farò da indipendente, perché non voglio tradire il mandato degli elettori e anche perché credo sia la mia collocazione naturale.

In futuro vedremo se ci sarà la voglia e l’interesse di creare qualcosa di diverso. Valuteremo, ma in questo momento non so dare onestamente altre indicazioni se non quelle legate al proseguimento delle mie battaglie contro il patriarcato, alle battaglie animaliste ed ecologiste e confermare la mia vicinanza massima alle posizioni dell’Associazione Luca Coscioni.

La lettera aperta

Quando fui eletta co-portavoce nazionale di Europa Verde a Chianciano, nell’estate del 2021, ero piena di entusiasmo e sinceramente convinta che avrei avuto la possibilità di collaborare concretamente a fondare un innovativo progetto ecologista, in grado di capitalizzare il patrimonio di capacità, competenze e contenuti dei Verdi Italiani e la resilienza di una comunità ambientalista che si era mostrata, meritoriamente, capace di superare moltissime complessità.

La casa ideale per una prospettiva politica orientata innanzitutto ad accompagnare le cittadine e i cittadini del nostro Paese verso una nuova e indifferibile consapevolezza della priorità della questione ecologica; e non secondariamente a promuovere un’offerta politica progressista, plurale, aperta e femminista.

Per perseguire questi obiettivi, credevo (e credo ancora) che un piccolo partito con una grande storia avesse bisogno innanzitutto di superare alcune resistenze al rinnovamento, di sollecitare la partecipazione attiva, sperimentare forme di presenza sui territori alternative all’adesione fideistica al partito, e che puntassero piuttosto al coinvolgimento di individui e comunità in un percorso di crescita condivisa.

Penso di aver dimostrato grande impegno ed entusiasmo, fin da subito, girando in lungo e in largo l’Italia per incontrare i gruppi locali, le associazioni e i comitati attivi sui territori. Mi sono resa disponibile, da europarlamentare, per dare visibilità e forza alle battaglie ambientaliste e sociali provenienti dai territori che ho visitato.

Ho dato energia e risorse ad un partito che sembrava dimenticato e nei limiti dell’umana (e politica) fallibilità che non risparmia nessuno di noi, posso dirmi certa di aver profuso il massimo dell’impegno, anche nel rendere visibile all’esterno la costruzione di questo percorso.

Eppure, a sorpresa, dopo le politiche 2022 qualcosa ha scatenato un corto circuito quasi indecifrabile.

Improvvisamente i vecchi dirigenti hanno iniziato a fare muro contro di me, e questo perché avevo idee diverse e pretendevo, da Co-portavoce nazionale, di essere a conoscenza, ad esempio, delle decisioni politiche sulle liste, sulle alleanze e sulle strategie della campagna elettorale.

I Verdi dopo una lunga assenza, tornano in Parlamento con una senatrice e sei tra deputate e deputati. Tra questi ultimi anche la sottoscritta.

Da questo momento, quando ho espresso posizioni o visioni non allineate a quelle della dirigenza durante le riunioni della Direzione Nazionale e pubblicamente, sono stata accusata di ingratitudine nei confronti della “famiglia verde” che mi aveva accolta e offerto uno scranno in Parlamento.

Idee, proposte o visioni alternative – quando non complementari! – a quelle dell’establishment del partito, infatti, generano nei suoi esponenti reazioni impreviste: ora chiusura, ora diffidenza o sospetto. Talvolta paternalistica e vuota condiscendenza. Non di rado livore, rivendicazione.

Per un partito che tra i suoi obiettivi ha quello di difendere la biodiversità, quale elemento preziosissimo per la stessa sopravvivenza del pianeta, è decisamente deludente constatare che questo valore non si riesca ad applicarlo all’interno del partito stesso, schiacciando e mortificando così una sana e costruttiva dialettica interna, anche e soprattutto quando questa prende forma da istanze territoriali.

Dunque, nel corso di questo ultimo anno, la mia figura è stata sempre più oscurata e così, di fatto, è stato annullato il ruolo della Co-portavoce femminile del partito, sul piano politico e comunicativo.

Poco importerebbe lo scavalcamento sistematico della mia figura se questo non fosse il segno e solo uno tra le numerose espressioni sintomatiche della deriva autoritaria e autarchica del partito, come accaduto quando il Consiglio Federale Nazionale, organo per Statuto dotato di poteri di indirizzo politico, è stato chiamato di fatto a ratificare scelte già prese in altre sedi e annunciate a mezzo stampa. O ancora, la richiesta da me più volte reiterata di avere informazioni sullo stato di salute del partito (tesseramenti, federazioni attive, commissariamenti, ecc.) ottenendo risposte parziali o nulle.

Non intendo dunque continuare a ricoprire il ruolo di Co-portavoce femminile che, nei fatti, è ridotto a mera carica di facciata.

Per questo rassegno le mie dimissioni da Co-portavoce pur restando fermamente convinta della necessità di un progetto ecologista italiano coraggioso e contemporaneo, e non l’ennesimo partito personale e patriarcale.

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