Parlamento
Cappato: “La mia battaglia per una politica che rappresenti davvero la società”
Marco Cappato è candidato alle elezioni suppletive per il seggio rimasto vacante al Senato (collegio di Monza) dopo la scomparsa di Silvio Berlusconi. Le elezioni si terranno il 22 e 23 ottobre e lo sfidante principale sarà Adriano Galliani.
Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni e Co-Presidente di Eumans, Cappato ci ha raccontato la volontà di portare in Parlamento le battaglie di una vita. Abbiamo parlato, tra le altre cose, di partiti e di politica, delle lotte che lo hanno contraddistinto, delle sue priorità e intenzioni e del legame che i temi di cui si occupa hanno con il territorio nel quale si candida.
L’intervista
- Ti aspettavi tutto questo sostegno “dal basso”? Mi riferisco al “Comitato Con Cappato” e a tutti i volontari e donatori, ma anche ad alcuni grandi nomi (Gianrico Carofiglio, Luigi Manconi, Luca Bizzarri, Iacopo Melio e Diego Passoni) che, pur non avendo un diretto potere politico e decisionale, ti hanno appoggiato ancora prima del Pd.
Naturalmente mi fa molto piacere. È un sostegno che non nasce oggi, ma si esprime come risultato di una attenzione che per tanti di loro dura da molto tempo. Da questo punto di vista non mi sorprendo, perchè non è solo la mia persona a ricevere questo sostegno, ma sono soprattutto le battaglie e gli obiettivi che abbiamo condiviso e portato avanti assieme per tanti anni.
- Il sostegno di tutto il centrosinistra (escluso Renzi) alla fine è arrivato. Ci hai creduto da subito o eri pronto a una corsa solitaria?
È qualcosa di piu ampio del centrosinistra, forse è la cosa più simile a quello che un tempo si definiva “campo largo“. Io ho da subito creduto che questo fosse possibile pur essendo consapevole delle difficoltà. Il metodo che ho scelto, cioè mettere una storia personale e degli obiettivi comuni davanti a una scelta pregiudiziale di alleanze di partito e di schieramento, credo abbia premiato. Se avessi preteso preventivamente di riunire una coalizione politica sul mio nome non avrei ottenuto questo risultato, che è stato possibile grazie a un sistema elettorale che in questo caso non prevede liste di partito o la connessione obbligatoria tra il partito e il candidato. È stato quindi possibile seguire una strada diversa, che ha avuto successo almeno per quanto riguarda la trasversalità del sostegno, e penso che proprio questo metodo potrà avere come conseguenza un sostegno tasversale anche al voto. Quello che vale per i leader di forze politiche può valere anche per gli elettori.
- I malumori interni al Pd, in particolare quelli della sezione provinciale di Monza-Brianza e di alcuni amministratori locali, possano influenzare il voto?
Sicuramente lo possono influenzare perchè una sfida del genere parte tutta in salita. In questo territorio il distacco tra la destra e il secondo arrivato alle scorse elezioni politiche era del 25%. È chiaro che una rimonta del genere si può realizzare solo se si lavora tutti assieme per il risultato, e questo comporta una mobilitazione degli iscritti e degli elettori di tutte le forze che mi sostengono. Il contributo di ciascuno puo essere determinante.
- Molti ti contestano di essere un attivista nazionale, ma non un esponente politico legato al territorio. Quali saranno le tue proposte per il collegio in cui ti candidi?
Esiste un dato biografico chiarissimo: io in questo territorio ho trascorso più di metà della mia vita e la mia famiglia è ancora qui. L’obiezione che ricevo è di non aver fatto parte del ceto politico locale che ha amministrato questo territorio, e questo è indubbiamente vero. Rispondo però in due punti. Prima di tutto io ho dato sin dall’inizio la mia disponibilità ad ascoltare e accogliere suggerimenti, consigli e proposte che venissero proprio dagli amministratori locali della Brianza. Spero di poter avere questo confronto perchè sono assolutamente consapevole della necessità di fare tesoro anche della loro esperienza. Queste sono però le elezioni per il Senato della Repubblica, cioè un’istituzione che può dare o togliere la fiducia ai governi, e che deve decidere sulla politica internazionale, sui diritti umani, sulle politiche sul clima, insomma tutti temi che certo trovano poi delle conseguenze sul territorio, ma che sono di interesse nazionale e addirittura europeo e mondiale. I temi di cui mi sono occupato con l’Associazione Luca Coscioni vivono poi sulla pelle delle persone anche in Brianza: salute, fine-vita, diritti delle donne, salute riproduttiva e scelte familiari. Tutti temi che stanno eccome sul territorio, magari in modo meno collegato alla gestione di appalti o ai piani urbanistici, ma assolutamente degni di essere considerati in connessione alle cittadine e ai cittadini della Brianza.
- È di questi giorni la notizia della richiesta di archiviazione per l’aiuto alla morte volontaria di Elena e Romano. Da senatore continueresti con le tue battaglie, con la disobbedienza civile e con le iniziative come quella di “Liberi Subito” presentata questi giorni anche in Lombardia?
Noi abbiamo già ottenuto, con la disobbedienza civile e con la partecipazione dei cittadini, dei risultati importantissimi. Abbiamo ottenuto la legge sul testamento biologico e che in Italia, in determinate situazioni, il cosiddetto “aiuto alla morte volontaria” sia già depenalizzato. In Parlamento è importantissimo starci per evitare che si facciano passi indietro. Un esempio: visti gli orientamenti dei giudici di Milano (e vedremo se saranno poi confermati dal GIP o se invece ci sara un rinvio a giudizio) bisogna impedire che il Parlamento si muova contro questa interpretazione. Naturalmente io questa battaglia la porterò avanti comunque, ma è chiaro che dal Senato posso coinvolgere maggiormente le istituzioni.
- Se sarai eletto entrerai nel Parlamento più a destra della storia della Repubblica. Sarà chiaramente più difficile ottenere alcuni risultati, ma quali sarebbero le tue prime proposte da senatore e a quale gruppo ti iscriveresti?
Entrerei in Parlamento tra coloro che non danno la fiducia a questo governo, con la pluralità delle forze politiche che mi sostengono, e credo che la scelta più naturale possa essere quella di entrare nel Gruppo Misto. Penso che oltre ai singoli temi ci sia proprio un tema centrale che è quello del metodo della politica e della democrazia. Ho letto proprio su Gli Stati Generali una riflessione che criticava la mia candidatura in quanto negazione della forza dei partiti politici. Un’analisi di questo tipo confonde però la causa con la conseguenza. Se dall’interno dei partiti politici è stato sempre più difficile trovare personalità che creassero una connessione diretta con le battaglie sociali non è certo colpa mia, ma è sintomo di come il funzionamento della democrazia italiana abbia portato a una sempre maggiore autoreferenzialità del sistema politico. Io però non sono tra coloro che di questo si compiacciono e non ho mai strizzato l’occhio all’antipolitica. Ritengo che sia fondamentale salvare e rafforzare la centralità del Parlamento e anche dei partiti politici, ma per fare questo bisogna investire in riforme e in tecnologie. Sono indispensabili le riforme tese a potenziare i meccanismi di partecipazione pubblica e i referendum di iniziativa popolare, che anche i partiti potrebbero utilizzare come strumento di azione e di lotta e non solo di “attivismo”.
- Democrazia digitale e Assemblee estratte a sorte. Potrebbero essere parte del futuro politico e aiutare la partecipazione?
Assolutamente si, ma potrebbero aiutare anche i partiti politici. Respingo quindi al mittente l’accusa di provare, con la mia candidatura, a svuotare il senso dei partiti. Io corro anche per mettere a disposizione dei partiti e di chi la vuole fare propria la mia storia, non cerco di portare via qualcosa o di ricavare una mia nicchia nel mondo di partiti.
- A proposito di partiti: molti esponenti politici concordano con le tue battaglie e le istanze “radicali” vengono spesso condivise. Poi però non si trova mai una compattezza. Prima o poi la “galassia radicale” figlia di Pannella si potrà mai ricompattare attorno a questi temi?
Secondo me è il metodo a unire. Pannela non ha mai cercato l’unità dei radicali, ma ha sempre cercato di portare avanti battaglie che unissero grandi maggioranze sociali. I soggetti politici radicali li ha concepiti come degli strumenti per realizzare delle riforme, non per portare a segno un richiamo identitario. Io non inseguo l’unità dei radicali però sono certamente felice se tanti che hanno partecipato e partecipano a quella storia condividono non solo questa esperienza elettorale, ma le altre iniziative che portiamo avanti. Non dobbiamo fare l’errore di rincorrere una compattezza ideologica, invece che perseguire laicamente degli obiettivi di riforma che si potranno ottenere convincendo proprio chi radicale non è e non lo è mai stato.
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