Radaelli (UNAVI) sulla legittima difesa: “Soddisfatti, ma è solo prima fase”
Il 24 ottobre il Senato ha approvato (con 195 foti favorevoli, 52 contrari e un astenuto) il ddl che modifica le norme del nostro ordinamento in materia di legittima difesa. Si tratta di una riforma molto discussa, che ha animato la stampa e il dibattito nell’opinione pubblica.
Gli Stati Generali ha intervistato sull’argomento Paola Radaelli, presidente dell’UNAVI, Unione Nazionale Vittime, associazione che raggruppa a livello nazionale i soggetti vittime di reati violenti intenzionali.
D: La prima domanda che vorrei porle riguarda la necessità di questa riforma. Come lei sicuramente sa, ad esempio, l’Associazione Nazionale Magistrati riteneva questa operazione non necessaria. Perché, invece, secondo voi ce n’era tanto bisogno?
R: Noi ci chiediamo, piuttosto, perché i magistrati non la vogliano. Quando tu entri in casa mia, senza essere invitato da me e senza che io ti conosca, di certo hai intenzione di derubarmi o di farmi del male, per cui in quel momento io, se posso, mi difendo. Non vogliamo dare armi in mano a tutti, ma perché non dobbiamo poterci difendere nelle nostre proprietà, nei nostri esercizi commerciali?
D: Ecco, secondo lei da dove deriva la posizione dell’Anm?
R: Io non voglio mettermi nei panni dei magistrati: loro fanno il loro, noi facciamo il nostro. Certo è che devono mettersi una mano sulla coscienza, perché queste cose qui possono succedere a tutti, anche a loro. Voglio vedere se non si difendono, se qualcuno entra in casa loro e hanno la possibilità di difendere le loro proprietà e i loro familiari.
D: Quest’estate sono arrivate delle critiche nel merito della riforma da parte dell’Associazione Italiana dei Professori di Diritto Penale. In un suo comunicato l’associazione ha affermato: “I cittadini devono infatti essere informati che, se si uccide o si ferisce qualcuno, nessuna riforma potrà mai assicurare che non vengano svolti accertamenti penali o che essi siano meno approfonditi di quelli che si compirebbero in caso di uccisione del cane del vicino”. Secondo i critici, questa riforma ha ventilato la falsa speranza che, in caso di approvazione della stessa, un soggetto che si difende non verrà più sottoposto a indagini.
R: I magistrati e gli avvocati penalisti dovrebbero leggersi bene il ddl. Di approfondimenti ce ne saranno comunque: non è detto che chi spara per difendersi non venga sottoposto a processo. Sicuramente ci saranno dei tempi molto più brevi, e comunque il reo non potrà avere il risarcimento, che è ciò che noi volevamo più di tutto. Non era giusto che l’aggressore potesse rivalersi sui familiari della vittima. Il ddl ha eliminato tutto questo, e mi sembra un passo importante. Alcune vittime hanno detto che si tratta di un ddl abbastanza leggero, avrebbero voluto un testo anche più pesante. Comunque siamo a una svolta, per far sì finalmente che i cittadini italiani abbiano i loro diritti.
D: Lei ha detto che alcune vittime considerano il ddl approvato in Senato anche leggero, rispetto alle loro aspettative.
R: Sì, lo ritengono un po’leggero ma sono comunque contenti di ciò che hanno ottenuto.
D: A proposito. La riforma non ha toccato il comma 1 dell’articolo 52 del codice penale, quello che afferma il principio della proporzionalità tra offesa e difesa. Come associazione vi aspettavate che quel nesso cadesse?
R: Abbiamo cercato di lavorare in modo tale che la riforma passasse. Andremo avanti nella nostra battaglia. Io ritengo che in questo momento si sia svolta la prima fase di una apertura con le istituzioni governative. Siccome noi abbiamo partecipato alla costruzione di questo ddl mi pare che vada bene così, per ora.
D: Quindi non siete soddisfatti al cento per cento.
R: Mai nessuno aveva toccato la legittima difesa. Tre anni fa, quando di legittima difesa non si parlava molto, io e la vicepresidente, Federica Raccagni, avevamo proposto una modifica all’articolo 52 del codice penale. Noi ad oggi, per la riuscita di questo ddl, siamo contenti.
D: La sua opinione nei confronti di questo ddl mi ricorda quella che avevano le associazioni per i diritti degli omosessuali quando si discuteva della legge sulle unioni civili. Anche quelle associazioni affermavano di essere soddisfatte, ma solo per il momento.
R: No, noi come associazione siamo soddisfatti. Siamo felici di questa riuscita.
D: Torniamo all’analisi del ddl. L’articolo 2 recita: “Nei casi di cui ai commi secondo, terzo e quarto dell’articolo 52, la punibilità è esclusa se chi ha commesso il fatto per la salvaguardia della propria o altrui incolumità ha agito nelle condizioni di cui all’articolo 61, primo comma, n. 5, ovvero in stato di grave turbamento, derivante dalla situazione di pericolo in atto». Per valutare lo stato di grave turbamento non ci sarà comunque bisogno della valutazione di un giudice?
R: Ascolti. Tu di notte stai dormendo tranquillamente nelle tue mura di casa. Ti trovi di fronte delle persone che sono entrate senza invito. In quel momento apri gli occhi e sei turbato. E’normale, siamo essere umani. Per cui in quel momento tu fai quello che ritieni giusto fare. Quindi no, non ci sarebbe bisogno di alcuna valutazione del giudice. Se qualcuno mi entra in casa sia di notte che di giorno, magari con scasso, io in quel momento ho il diritto di difendermi. E’chiaro che in quel momento sono turbato, perché è chiaro che la paura mi prende, ed è chiaro che reagisco come posso.
D: E lo stesso discorso secondo lei, immagino, vale per l’articolo 1.c del ddl: “Nei casi di cui al secondo e al terzo comma agisce sempre in stato di legittima difesa colui che compie un atto per respingere l’intrusione posta in essere con violenza o minaccia di uso di armi o di altri mezzi di coazione fisica, da parte di una o più persone”.
R: Certo. Vorrei aggiungere che mi auspico che, entro Natale, la riforma venga definitivamente approvata anche alla Camera. Ci auguriamo una velocizzazione dell’iter parlamentare.
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