Economia

Da Milano e Barcellona parte la sfida delle città alle piattaforme digitali

13 Novembre 2018

L’innovazione tecnologica non è sempre fonte di opportunità per tutti. Negli anni che hanno fatto seguito alla deflagrazione della crisi economica del 2008 la distanza tra chi ha potuto beneficiare dei grandi cambiamenti prodotti dal digitale e chi se ne è sentito minacciato è andata crescendo influenzando anche i comportamenti di voto in quasi tutte le economie mature.

La piattaforme digitali sono sempre di più dei players che intervengono non solo nei processi economici ma anche nel modo di vivere e lavorare dei cittadini, in special modo nei grandi centri urbani. Con effetti ambivalenti rispetto al loro impatto sulle disuguaglianze, sulla qualità del lavoro, sulla distribuzione delle opportunità.

Ed è proprio dalle città, sempre più territori in controtendenza rispetto ai trend politici degli Stati, che arriva una sfida positiva e intelligente alle grandi piattaforme.

È questo il senso del documento sottoscritto da 42 città di diverse dimensioni in tutto il mondo e presentato a Barcellona dalla Sindaca Ada Colau insieme al vice sindaco di Amsterdam Udo Kock e alla sottoscritta in rappresentanza della città di Milano.

Il testo propone 10 principi ispirativi ed un piano di azione e coordinamento tra le città al fine di conquistare un maggior potere negoziale nella relazione con le piattaforme ed esercitare un’azione congiunta sui livelli di decisione e regolazione nazionali e sovranazionali.

In primo luogo si propone una distinzione tra piattaforme orizzontali, fondate su uno scambio tra pari (peer to peer), generatrici di nuove forme di collaborazione e mutualismo tra i cittadini e piattaforme di natura “estrattiva”, ovvero che agiscono in maniera non trasparente rispetto all’utilizzo dei dati, ai servizi offerti ai diversi segmenti della popolazione e all’impatto generato nelle comunità.

In secondo luogo si introducono una serie di “condizioni” per la positiva collaborazione tra i governi cittadini e questi nuovi attori dell’economia globale che impattano significativamente a livello locale. Queste condizioni comprendono il rispetto dei diritti dei lavoratori, della concorrenza (soprattutto rispetto alle imprese medio/piccole), dell’ambiente, della legislazione corrente, l’offerta di servizi che non discriminino per genere, età, nazionalità, la condivisione con le autorità locali e il corretto utilizzo della enorme massa di dati raccolti, fino al riconoscimento della sovranità dei governi cittadini ed al loro diritto/dovere di preservare i beni comuni, l’interesse generale, gli spazi pubblici, servizi e alloggi sostenibili per le comunità di riferimento.

Il fronte comune delle città non si limita però ad una dichiarazione di principi. La scelta operata da chi ha promosso il documento è stata quella di istituire una sorta di task force, ovvero un gruppo di lavoro e coordinamento stabile che favorisca lo scambio di informazioni tra le città, proponga delle strategie negoziali comuni nei confronti delle piattaforme e della Commissione Europea, promuova una comunicazione congiunta e favorisca lo scambio aperto di dati tramite una piattaforma pubblica e ispirata ai principi dell’Open Innovation. Non sfugge infatti a nessun governo cittadino che oggi parte della sovranità delle istituzioni elettive dipenda dalla capacità/possibilità di detenere e gestire per finalità pubbliche la mole di dati forniti spesso involontariamente dai cittadini che utilizzano supporti digitali di diverso tipo in ogni azione della vita quotidiana. La contesa sul possesso e l’utilizzo di questi dati è la nuova frontiera su cui si misura la distribuzione del potere tra settore pubblico e settore privato. Ed in definitiva la democrazia.

La riflessione e la proposta di azione che le città stanno avanzando sui temi dell’innovazione, del cambiamento tecnologico, della salvaguardia dei beni comuni e dell’ambiente rappresentano una grande risorsa per le forze progressiste di tutto il mondo: si tratta infatti degli unici livelli di governo che si sono dimostrati capaci di andare in controtendenza rispetto alle spinte regressive, protezionistiche e xenofobe che attraversano il mondo. Lo hanno fatto traducendo paure e bisogni dei cittadini in risposte progressive e scegliendo la via di un’innovazione capace di inclusione. La sfida oggi è come mettere a disposizione dei governi e delle istituzioni sovranazionali (Unione Europea in primis) questo patrimonio di riflessione e proposta.

 

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Per leggere la Dichiarazione: http://www.share.barcelona/declaration/

Sharing Cities Declaration. Cities’ Common Principles and Commitments for City Sovereignty regarding the Platform Economy Barcelona

Sharing Cities Summit, November 2018

 

 

 

 

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