Bilanci olimpici

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11 Agosto 2024

Come sempre, le olimpiadi ci hanno regalato il bellissimo spettacolo che adoro fin da piccolo, quando mi appassionai ai giochi di Atlanta 1996. Ancora una volta, mi sono emozionato a osservare i più grandi atleti cimentarsi in sport poco seguiti. In particolare, l’arrampicata sportiva ha saputo tenermi col fiato sospeso.

Al netto delle assurde polemiche, i giochi sono stati meravigliosi. La cosa più bella sono state le tante storie romantiche di ragazzi che sono circolate grazie ai social, a testimonianza che quest’ultimi possono avere anche un ruolo positivo.

 

Il ciclismo

La bellezza degli sport minori relega il calcio ai margini dei giochi olimpici. Mentre sport come il ciclismo e tennis hanno un ruolo ambiguo, perché possono acquisire un fascino particolare, dettato dalle storie che si creano.

Quest’anno, il ciclista belga Remco Evenepoel ha vinto due ori, sia nella cronometro che nella gara in linea. Impresa assurda, quasi impossibile nel corso di una carriera, figuriamoci in una singola olimpiade. Le grandi differenze tra le competizioni non sono state un problema per il giovane Remco.

In precedenza, il ciclista era stato fermato da un brutto infortunio e dalla concorrenza spietata di molti altri fenomeni, tra tutti Tadej Pogačar, assente a Parigi. Con questa prestazione mostruosa, Evenepoel potrebbe davvero essere sbocciato e ripercorrere le orme del più grande di tutti, il suo connazionale Eddy Merckx.

 

Il tennis

Nel tennis, Novak Djokovic può affermare di essere il più vincente di tutti i tempi, grazie a un torneo dominato su rivali moderni come Carlos Alcaraz e antichi come Rafael Nadal. La finale è stata la partita più intensa, quando Alcaraz partiva da netto favorito ma ha dovuto arrendersi al serbo.

Mi sono però emozionato nell’incontro con Nadal. Dopo un primo set in cui era l’ombra di se stesso, il maiorchino mi fatto illudere di poter ribaltare la situazione, giocando a tratti come un tempo.

Ammetto di aver sempre preferito Nadal, forse perché la sua amata terra rossa mi trasmette sensazioni primordiali, di sudore e tenacia. Per quanto Djokovic sia ammirevole, fatico a tollerare il suo approccio dogmatico e messianico alla vita, che fa esultare troppi sciroccati per le sue vittorie, come se fossero quelle del movimento no vax.

Il bronzo di Lorenzo Musetti è stato un piccolo capolavoro italiano, da artista della pallina. Non possiamo che augurargli una lunga carriera, anche se non sarà dalle mille vittorie. Infatti, Musetti non ha la tenacia agnostica di Sinner, ma possiede la classe dei grandi campioni romantici, come Maradona, Baggio e Pantani.

Campioni capaci di grandi vittorie, di splendide pennellate, ma anche di clamorose cadute. Soprattutto la sua partita contro Taylor Fritz, altro giocatore di talento ma poco continuo, è stata di una bellezza irreale. Grazie una varietà di gioco e di soluzioni che riempiono gli occhi, dal meraviglioso rovescio a una mano alla serie infinta di palle corte.

Infine, la mia coetanea Sara Errani, con la vittoria del doppio con Jasmine Paolini, è diventata una delle tenniste più vincenti di sempre. Ha completato il golden slam, perché aveva già vinto tutto in coppia con Roberta Vinci. Coronamento di una carriera straordinaria.

 

Gli sport di squadra

Tra gli sport di squadra, la pallavolo e la pallanuoto hanno avuto sempre un sapore particolare. Da quando mi sono appassionato, ho potuto gioire solo per l’oro del setterosa ad Atene 2004. Quest’anno, la nazionale di pallanuoto femminile non arrivava con i favori del pronostico, mentre quella maschile ha combinato un grave torto arbitrale alla scarsa freddezza nei rigori.

La pallavolo maschile ha una squadra giovane e bellissima, che però si è squagliata dopo i gironi. Il buon Fefè de’ Giorgi è stato abile a ricreare la squadra dopo la brutta olimpiade di Tokyo e ha vinto tantissimo. Ma, la squadra non sembra ancora completa dal punto di vista della mentalità e del gruppo.

 

L’oro della pallavolo

Invece, la squadra femminile ha trovato la quadra per tenere un gruppo di campionesse di livello assoluto. Abbiamo avuto bisogno di Julio Velasco, l’allenatore filosofo che costruì la generazione dei fenomeni degli anni ’90. Probabilmente, stavolta per l’argentino è stato sufficiente trasmettere lo spirito costruttivo e positivo a un gruppo troppo carico di aspettative e spesso soggetto a critiche risibili.

Abbiamo dominato il torneo con le migliori giocatrici al mondo, gli opposti Paola Egonu e Ekaterina Antropova, il libero Moki De Gennaro, la capitana Myriam Sylla. E poi c’è la mia conterranea Sarah Fahr, decisiva sopratutto contro la Turchia. Anche dai nomi, si capisce come le atlete non rappresentino l’ideale della donna italica tanto cara alla destra.

Sono invece atlete con storie diverse, tra chi ha preferito allenarsi nel belpaese e chi è nato qui da immigrati che hanno cercato fortuna. A testimoniare l’importanza di politiche più inclusive per chi nasce e lavora qui, per cui lo ius scholae appare come assolutamente necessario per l’integrazione sociale, culturale e anche sportiva.

Infine, ho un debole per la romantica storia di Sarah Fahr, il cui padre Florian è un grande appassionato di vela. Dalla Germania, decise di trasferirsi a Piombino, dove oggi gestisce un’azienda nel porto di Salivoli. Dalle lande bavaresi, Florian Fahr preferì guardare il mare da piazza Bovio, di fronte all’isola d’Elba. Come non capirlo?

Mi emoziona allora che ci sia anche un po’ di Piombino a festeggiare un oro olimpico che aspettavo da tanti anni.

 

Un’ottima spedizione italiana

Julio Velasco ci ha ricordato gli anni gloriosi per lo sport italiano, facendo toccare il numero di medaglie d’oro a dodici, appena una in meno rispetto ad Atlanta 1996 e Sydney 2000. Anni gloriosi in cui, dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, l’Italia raccoglieva podi ovunque, producendo talenti assoluti come Juri Chechi.

Dopo i fasti, sono arrivati alti e bassi. I talenti sono calati mentre si sono affacciate nuovi nazioni, come Giamaica e Sud Corea. Stati comparabili al nostro, come Francia, Regno Unito, Olanda e Germania sembrano invece avere migliori strutture, mentalità e organizzazione.

Malgrado tutto, il movimento italiano lascia Parigi in piena salute, grazie a tante medaglie e ottimi piazzamenti in quasi tutte le discipline olimpiche. Rispetto a tre anni fa, abbiamo migliorato il medagliere, malgrado una sfortunata collezione di quarti e quinti posti che testimoniano la competitività dei nostri atleti.

Forse, il problema principale è l’età. Per le altre nazioni, gli atleti giovanissimi hanno circa 17 anni, per noi 21. Non vedo tanto l’assenza di ricambio generazionale, quanto una lenta maturazione, segno della cultura della gavetta infinita. Questa mentalità impone ai giovani di essere considerati bambini inesperti fino a 22 anni. Tanto vale non pagarli nel lavoro, non ascoltare quello che hanno da dire e non gravarli di responsabilità.

 

E il calcio?

Infine, concedetemi una provocazione. Il comportamento corretto dei nostri giovani atleti si scontra contro l’opinione pubblica, la politica e la stampa che vanno a fuoco, sostenendo con arroganza tesi deliranti.

La nostra società si specchia nel nostro sport nazionale, il calcio, accompagnato dall’isteria e dal piagnisteo. Ci comportiamo come facciamo allo stadio, senza ascoltare gli altri e negando la realtà stessa. Così, tanti genitori, pur adorando il calcio, scelgono altri sport per i loro figli, nella paura di inserirli in un ambiente troppo competitivo e confuso, se non diseducativo.

Si tratta di un pregiudizio, perché il calcio sa essere uno sport meraviglioso e un’ottima palestra di vita, ma può creare una profezia pronta ad auto avverarsi. Se i genitori interessati al benessere pisco-fisico dei propri figli evitano il calcio, sempre meno ragazzi lo praticheranno e l’ambiente sarà sempre più tossico.

Questo ambiente tossico farà arrivare pochi giovani, tardi e male, sui grandi palcoscenici. Probabilmente, è un fenomeno mondiale, tanto che l’unico match olimpico finito in rissa è proprio Francia-Argentina di calcio maschile. Ma, in Italia sembra più grave, visti i risultati. Forse, sarebbe più utile concentrarsi su questo problema, invece di incolpare i troppi stranieri che giocano nel nostro campionato.

 

Foto dalla pagina Facebook della FASI – Federazione Arrampicata Sportiva Italiana che ritrae l’atleta Camilla Moroni

TAG: olimpiadi, Parigi, società, sport
CAT: Olimpiadi, società

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