Musica
Sicilia mistica
Si chiamano Mystikòs, l’ensemble musicale di artisti siciliani riunitisi per dar luce a un nuovo progetto stimolante e attraente.
Il loro primo figlio è Paradeseios, un album dove l’antico e il nuovo s’incontrano come se il gruppo fosse un portale spazio temporale che filtra i suoni e li miscela per trasportarli in un altrove, con tutti i significati che quei suoni, scale inconsuete, timbri forestieri, portano con sé.
Il Mediterraneo è chiaramente il brodo di culture che inonda di significati l’ascolto di questi brani, a volte arcani e misteriosi, a volte netti, come il sole meridionale che disegna ombre e luci decise. E il fatto che i musicisti siano siciliani e che i brani si esprimano soprattutto in siciliano, in un siciliano poetico, arcaico, come un’entità che ci vuol parlare attraverso una pizia, è un segno che la poesia non è assolutamente trapassata e anzi ha qualcosa da comunicarci ancora oggi, più che mai.
Quindi la lingua siciliana, prima lingua poetica importante della letteratura in volgare, con una scuola imperiale tutta sua, ci racconta di mondi lontani ma che diventano adiacenti, perché alcuni brani sono composti da versi di poeti persiani e indiani come Rumi (Ascuta) (che più mystikos di così…), Tagore (Casa, Iu t’amavi, Pari ca) Hafez e il suo Canzoniere (Flautu ri canna), tradotti liberamente da Mario Crispi ispirandosi alle maniere di Ignazio Buttitta, Giacomo Giardina, Gaspare Cucinotta, Vito Mercadante, Giovanni Meli.
La musicalità della lingua viene espressa con consapevolezza vocale, nel canto ma più nella declamazione, da Maurizio Maiorana, la voce del gruppo. Maiorana, autore anche del testo del brano 02. Pinseri, è un esperto fine dicitore del siciliano, da molto tempo frequenta l’arte del cuntu, ossia il racconto, e la sua voce, coi suoi colori, le pause, il ritmo, soprattutto nei brani declamati, ci porta a seguirlo, come il pifferaio magico, nel mondo incantato dei Mysticòs.
Il percorso inizia coi Carmina Burana, Fortuna, per immetterci immediatamente in un testo assai antico, e viene chiuso dal Cantico delle Creature di Francesco d’Assisi, cantati e recitati nelle loro lingue arcaiche, un latino medievale e il primo volgare dell’Italia centrale, ma così musicale, quasi che tutti gli altri canti siciliani dell’album fossero salvaguardati da queste due sentinelle idiomatiche provenienti dal passato ma anche per comunicarci che, forse, il passato non è proprio così irraggiungibile.
L’atmosfera è vellutata, i fiati etnici e il laptop di Mario Crispi (è lui il vero pifferaio magico del gruppo), direttore dell’ensemble, insieme al violino elettrico di Enzo Rao Camemi, la chitarra acustica e preparata di Giuseppe Lomeo, il Chapman Stick di Maurizio Curcio, e le percussioni di Nino Errera, tutti strepitosi, fanno percepire quanto il Mediterraneo unisca più che separare e, in questi tempi strani che viviamo, dove si pensa a edificare barriere anziché abbatterle, il potere mistico della musica di questo ensemble forse ci indica un cammino percorribile e pacifico, sicuramente preferibile alla sanguinaria, egocentrica e cacofonica affermazione delle armi.
La Sicilia, al centro del Mare Nostrum, non per retorica o piaggeria o per scontata geografia, è un luogo dove, nonostante tutti i boicottaggi del potere, la fusione di popoli e di etnie provenienti da altrove ha mostrato meno o punti conflitti che in altri luoghi del Continente.
A Palermo, oggi più che mai, da un certo punto di vista, sembra di stare nel Medioevo, quando si mescolavano normanni, africani, bizantini, genovesi, lombardi, napoletani. I colori dei negozi e dei banchetti dei mercati alimentari come Ballarò forse si possono vedere solo al Cairo o a Samarcanda.
Il popolare quartiere della Noce, dove sia Mario Crispi sia Maurizio Maiorana vivono, è abitato, oltre che da palermitani, da tanti stranieri, colorati, coi loro commerci, dove, tra la loro frutta, sono anche fieri di vendere il mango siciliano, recente acquisizione della produzione agricola dell’isola. Sotto i ficus della Villa Malfitano, un tempo dei Whitaker, altri leoni siculo-inglesi coevi dei Florio, sempre vicino alla Noce, si vedono famiglie indiane che, negli orari di apertura del parco, portano i figli a giocare tra piante esotiche, le quali forse ricordano loro i paesi di provenienza. E così via.
Forse la ragione e l’urgenza per cui questo gruppo è nato a Palermo e ha creato Paradeseios sono da ricercare anche lì.
L’album è stato registrato in diretta, dal vivo, in quanto la pratica adottata dall’ensemble è l’improvvisazione collettiva armonica.
Il link sottostante dà accesso all’ascolto dei brani:
01. Fortuna
02. Pinseri
03. Flautu ri canna
04. Iu t’amavi
05. Ascuta
06. Pari ca
07. Casa
08. Cantico
https://music.youtube.com/watch?v=Ny_KJIeZUM4&list=OLAK5uy_lrFbphBQP7L_VjNoI82PJxIohRiZel-QA
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