C’e’ un virus che sta infettando i computer e le radio di mezzo mondo: e’ una canzoncina natalizia orribile, una melassa buonista che fa male alle orecchie e scatena gli istinti violenti di molti. Dopo trent’anni Bob Geldof e’ tornato, con una carica di artisti bianchi bianchi come la neve, per informarci che la povera, derelitta Africa ha bisogno di lui e dei suoi jingles da ipermercato. “Bring peace and joy this Christmas to West Africa”: paga 99 centesimi e, magicamente, da I-Tunes una cascata di luce e felicita’ scendera’ su Sierra Leone, Liberia e Guinea. Una canzone rendera’ tutti felici, come un applauso in piazza quando esce il feretro. “Do they know it’s Christmas?” e chi se ne frega se il 72% della popolazione in Sierra Leone e’ musulmana: la carita’ pelosa si fa per se stessi, non per gli altri.
E poi diciamolo, a qualcuno, forse a molti, piace pensare che l’Africa del 2014 sia la stessa del 1984, con milioni di bambini morenti di fame e nessuna prospettiva culturale, sociale, economica. A qualcuno, forse a molti, piace pensare che l’Africa siano solo i migranti, l’Ebola, gli schiavi delle miniere o i pirati delle acque somale. A qualcuno, forse a molti, piace pensare che finche’ in Africa c’e’ poverta’ e miseria, la vecchia Europa, antica potenza colonizzatrice, possa ancora dispensare ricchezze e felicita’. Ecco, a quel qualcuno e forse a quei molti, bisognerebbe dire che l’Africa e’ un continente che sta emergendo ad una velocita’ impressionante, che 7 dei 10 paesi con la piu’ alta crescita economica al mondo sono africani, che sempre piu’ business Italiani cercano mercato in Africa e che sempre piu’ Italiani vanno in Africa per cercare fortuna (e la trovano!). E che, fortunatamente, la mortalita’ infantile in Africa si e’ dimezzata nell’ arco degli ultimi ventanni.
L’antico Continente Nero sta correndo come correvano le tigri asiatiche e la Cina negli anni ’80-’90 (e non ce ne accorgevamo!), e come correva l’India nel decennio passato. Nel continente africano la poverta’, le disuguaglianze e le guerre restano, ma piu’ localizzate, e sempre piu’ sullo sfondo. E’ ora di aprire gli occhi al nuovo miracolo del leone africano e smetterla di ritrarre l’Africa come un continente senza speranza. E’ ora di smetterla con i Band Aid che spettacolarizzano e speculano sul dolore con la pretesa buonista di raccogliere fondi: non saranno i soldi di Bob Geldof a fermare l’epidemia di ebola in Africa.
Gia’ che ci siamo, se avete voglia di lavarvi via la melassa del Band Aid, ascoltatevi questa canzone sull’ Ebola cantata da grandi artisti africani: l’ Africa batte Bob Geldof a mani basse.
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