Musica

La musica bisestile. Giorno 204. Inti-Illimani

15 Dicembre 2018

“Certo, lo ammetto, li ho visti anch’io gli Inti-Illimani. Però non ho pianto”, Giorgio Gaber, “Qualcuno era comunista”. Perché questa band cilena è l’essenza mondiale della resistenza contro la violenza cieca e bestiale degli Stati Uniti

VIVA CHILE!

LA NUEVA CANCION CHILENA

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Eccoli lì. La tunica rossa, lo sguardo fiero e serio, in fila come per essere fucilati, oppure per essere un muro. I sopravvissuti dell’11 settembre 1973, del colpo di Stato fascista che uccise Salvador Allende e la speranza per un governo socialista e libertario in Cile ed in tutto il Sudamerica, il dito che accusa per sempre gli Stati Uniti dei massacri più schifosi ed aberranti. Sono lì che gridano: “Il popolo unito non verrà mai sconfitto, el pueblo unido jamas serà vencido”.

“Viva Chile!”, 1973

Un oceano di folla grida con loro. Giorgio Gaber dirà, in “Qualcuno era comunista”: “sì lo ammetto, sono stato anch’io a sentire gli Inti-Illimani. Però non ho pianto”. Invece io piango ancora adesso, a gocce grandi ed amare, ed alzo il pugno mentre, con la voce rotta dall’emozione, mi unisco al coro e mischio il mio ruggito alla disperazione di milioni di cileni, di sudamericani, di uomini liberi.La band che si salvò dall’olocausto dell’11 settembre 1973, quando gli scherani di Pinochet, armati e finanziati dagli Stati Uniti, distrussero la grande speranza di un Cile ed un Sudamerica libero, indipendente e progressista.

Oggi, 45 anni dopo, quei ragazzi hanno litigato, cantano le canzoni di allora, ma divisi in gruppetti concorrenti, non sono riusciti a crescere insieme sull’onda che avevano creato. Quando rimasero incastrati a Roma, a causa del golpe, non oi conosceva nessuno. La mia carissima amica Oretta Orengo fu tra coloro che li nascose, e loro rimasero per tantissimi anni in Italia, al sicuro, e pubblicarono i due dischi (questo che propongo io e quello immediatamente successivo) che, in tutto il mondo, “diedero fuerza a su vox”, dettero forza alla voce del popolo (anche se nella canzone citata si parla di Simon Bolivar).

“La nueva cancion chilena”, 1974

Per questo, e non per il bellissimo film con Jack Lemmon e Sissy Spacek (“Missing”, del registra greco Kostantinos Costa Gavras) noi sappiamo ancora oggi, con assoluta certezza, cosa è stato spezzato quell’11 settembre, e cosa accadde poi. Dopo accadde che il regime uccise barbaramente decine di migliaia di persone, esattamente come in Argentina e nelle altre oscene dittature sostenute dagli Americani. La differenza con le tirannie africane, è che in questo caso noi italiani ci siamo immediatamente sentiti fratelli e sorelle di quei caduti, abbiamo immediatamente riconosciuto come nostra la lotta del partito socialista operaio di Salvador Allende, ci siamo sentiti vittime con loro.

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Quello che, in tutto il mondo, era nato come una grande speranza collettiva e giovanile cinque anni prima, venne affogata in poche ore nel sangue. Il Cile ci disse che in tutto il mondo non esiste una speranza, che i cattivi vincono sempre, e che se siamo più forti, la differenza è che colpiranno più duramente, faranno un macello di noi, di coloro che amiamo, di ciò che sogniamo, della nostra umanità. Ma si andava a piangere ai concerti degli Inti-Illimani perché loro, incuranti di tutto, erano lì, impettiti, con le loro vesti rosse, e gridavano parole semplici e profonde, senza tanti ghirigori. Ma non solo. Si tratta pur sempre di grandi musicisti, e quindi brani, come “Alturas”, che sono puramente strumentali, sono divenuti essi stessi parte dello stesso sogno estetico, della stessa proiezione, della stessa battaglia: “Ed improvvisamente il popolo, che si alza nella lotta, con voce da gigante, gridando Andiamo Avanti!”

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