Musica

La musica bisestile. Giorno 189. Bob Seger & the Silver Bullet Band

8 Dicembre 2018

C’è tutta un’America segreta, lontana dalla costa e lontana persino dal Tennessee, centro del folk, o da New Orleans. Un’America con milioni di abitanti, che ascoltano ed amano un rock basilare, arcaico, mai emancipato, quello dei camion e degli agricoltori

LIVE BULLET

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Ci sono centinaia e centinaia di chilometri di chissà cosa, tra la costa Est con New York, Washington e Filadelfia, il Nord di Cleveland, Detroit e Chicago, e l’Ovest di San Diego, San Francisco e Los Angeles. Ci vivono oltre 100 milioni di persone, per la maggior parte in paesini o piccole città, posti che non hanno mai ospitato rivoluzioni culturali o industriali, posti presi in giro perché lì non accade nulla, posti di un’arretratezza economica e sociale terrificanti – e che non sono i Sudisti, che hanno una cultura ed un orgoglio tutto loro. Lo chiamano Midwest, e la sua porta d’uscita è Nashville, nel Tennessee, che è la capitale della musica tradizionale americana.

“Live bullet”, 1976

Da lì, andando verso Ovest, inizia il regno di Bob Seger, il più sconosciuto tra i divi mondiali del rock americano. Uno che ha venduto milioni di dischi, ha emozionato milioni di persone con i suoi concerti, ed in realtà non ha fatto nulla di vistoso, sconcio, estremo, autodistruttivo, offensivo, divisivo, anche se viene da una tradizione legata agli hippie che, alla fine degli anni 50, lasciarono la California a causa dei costi proibitivi della terra e della cattiva qualità dell’aria, dell’acqua e del terreno – finendo in Ohio, Idaho e via dicendo.

Bob Seger ha preso il rock in tutte le sue manifestazioni, lo ha scarnificato, ci ha aggiunto una forte presa di sempliciottismo contadino, rinunciando a fingere di dire chissà cosa e cantando, come dice il suo più grande successo, “soltanto il buon vecchio rock’n’roll”. Con tanta grinta (per questo è stato uno degli idoli di Bruce Springsteen), l’espressione seria e compunta che avevano i Blues Brothers nel localino di Bob, protetti dalla rete da pollaio, ed i brani, assoli compresi, ordinati e suonati didascalicamente, così come dovrebbe essere, senza troppi svolazzi, e soprattutto senza messaggi politici più o meno discutibili, ma piuttosto lo sdegno del proletariato di provincia, che non ha mai avuto diritti, che ha amato, inizialmente, solo Woody Guthrie, Glen Campbell e Johnny Cash, ed oggi fa fatica a seguire la musica moderna.

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Bob Seger ha venduto milioni di dischi, ma non è mai riuscito ad uscire dal suo territorio, per cui è raro che sia stato preso sulo serio dai grandi movimenti della musica americana. Ma lui ha sempre preso sul serio gli altri, e si è sempre sentito parte della tradizione libertaria del proprio Paese, si è sempre sentito “una brava persona con dei buoni sentimenti”. Solo adesso che ha 70 anni ha deciso di appoggiare apertamente la campagna ecologista di Al Gore e quindi sostenere Hillary Clinton, ed è un aperto avversario della politica industriale dell’amministrazione Trump, perché “il pianeta è uno, ed è nostro solo in quanto noi siamo suoi”.

https://www.youtube.com/watch?v=attPbjuxli0

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