Musica
Fausto Mesolella, che suonava la chitarra negli Avion Travel
Le mail di Fausto erano piene di puntini di sospensione. Le prime volte che le ricevevi pensavi “ma perché?” Poi capivi che in mezzo a quei puntini c’era un mondo. C’era quello che lui non riusciva a esprimere con le parole. Perché poi per lui la chitarra era una estensione del suo corpo. Anzi ne era proprio una parte. E preferiva parlare attraverso di lei. Fausto era quello che era sul palco anche quando incontrava le persone prima e dopo i concerti. E viceversa. Mentre stavo preparando la tesi di laurea, era il 2000, una notte mi arrivò una mail che aveva un titolo che suonava tipo “la notizia della vita”. Solo un allegato, una foto: era sua figlia Gaia, appena nata. La sua gioia l’annunciava così. Gaia era nata dall’Aria di te. Nel senso che la mamma di Gaia, Elisabetta, era la donna che folgorò Fausto al punto da fargli sentire quel giro di chitarra dentro di sé la prima volta che la vide. Corse in macchina, tirò fuori la chitarra, chiamò casa e registrò quella musica sulla segreteria telefonica. Peppe, Servillo, scrisse il testo. Fausto lo guardavi sul palco ed era primo attore e manovale. Sembrava gli piacesse, quelli erano gli Avion Travel: un collettivo, un gruppo di matti che si erano incontrati a Corso Trieste, a Caserta e avevano preso il nome dall’agenzia di viaggi di fronte alla casa di Mario Tronco. Poi un casale, Bellosguardo, dove avevano vissuto tutti assieme e dove sono nati i primi tre album, Bellosguardo, appunto, Opplà e Finalmente fiori. Dischi che hanno quasi 30 anni e una freschezza nella musica e nei testi unica. Musica che era vita perché quelli di Caserta sono così: conservano la loro regalità un po’ retrò, ma sempre col sorriso sul volto. Sempre con la battuta pronta.
Una volta Fausto venne a Rimini con Peppe per uno spettacolo su Modugno. Alcuni degli Avion avevano già intrapreso altre esperienze fortunatissime, come Ferruccio con Musica Nuda e Mario e Beppe con l’Orchestra di Piazza Vittorio. Credo soffrisse tantissimo per quei tempi di Bellosguardo che non c’erano più. Il progetto delle canzoni di Paolo Conte fu un tentativo per crederci ancora. Ma quegli Avion che si erano fermati in studio sulla soglia di Sanremo, andando a registrare nel 1999 con Arto Lindsay l’altro loro capolavoro, Cyrano. Avrebbero fatto solo un ultimo disco in studio di inediti, nel 2003, Poco mossi gli altri bacini.
Fausto, insomma, mi vede, mi abbraccia mi chiede come sto e mi dice “aspettami”. Torna dal camerino e mi mette in mano “I piaceri dell’orso” il suo libro-cd. Era fatto così, diceva che voleva regalare la musica.
Nel 2014 mi sono precipitata a Longiano per la data zero del reunion tour: una decina di concerti in cui gli Avion Travel erano tornati a suonare assieme. Avevano scelto quella piccola perla di teatro della Romagna, dove negli anni 90 i migliori artisti facevano la fila per venire a provare, e loro erano tra questi, per ritornare sul palco. L’emozione era palpabile: Peppe non disse una parola prima. Mimì ebbe i soliti modi calorosi. Fausto fece la solita faccia contenta. Mario cercò comprensione per l’emozione, quasi a scusarsene. Ferruccio era ko per il mal di schiena. Beppe preannunciò una sorpresa. E puntuale arrivò.
Leggendo la scaletta sul mixer di palco l’occhio cadde su La leggera. Una canzone che gli Avion inserirono nell’album Opplà, disco manifesto della loro visione musicale e che eseguirono una volta sola dal vivo a Pescara (esecuzione che incisero in un disco di colonne sonore, Hotel Paura e altre storie). Poi basta. A chi scrive vennero le lacrime agli occhi: quella scelta suggellava l’eccezionale momento e l’esaudirsi di un desiderio di anni.
Oggi suona come un testamento, perché senza Fausto gli Avion non potranno suonare mai più, perché nessuno potrà suonare come Fausto quella chitarra, manovale e solista di un gruppo di musicisti visionari.
“Se la gravità sorprende i passi così,
tu non piangere più
c’é sempre la luna che
ci farà saltare
vittime del peso indisponente
pratichiamo ostacoli
sospettosi della nostra capacità
vittime del peso indisponente
è possibile
la Leggera vita che forse ci riporterà un po’ più su”
A me Fausto mancherà moltissimo. Ma al resto degli Avion Travel mancherà ancora di più. E più che a tutti.
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