Milano

Si ricandida o no? Lettera a Sala da un cittadino milanese un po’ spaesato

2 Settembre 2020

Caro Sindaco Sala,
dopo la fase più acuta e dolorosa dell’epidemia, ci avevi salutato – come giornalisti e cittadini – ribadendo che alla fine delle ferie avresti sciolto la riserva sulla tua eventuale ricandidatura. A chi scrive, alla domanda su quale ruolo avresti avuto sulla “successione” in caso di mancata ricandidatura, avevi risposto con decisione: “Nessun ruolo! Se non mi ricandiderò sosterrò lealmente le decisioni della maggioranza che mi sostiene e sosterrò il candidato o la candidata che vincerà le primarie senza sostenerne però alcuno”. Di tutto si sarebbe comunque riparlato dopo le ferie di agosto. La scadenza è poi diventata quelle delle regionali del 21 settembre, qualche settimana in più, che volete che sia, per non turbare una partita già incerta, e va bene. La pandemia ha cambiato il mondo, e quindi non ha senso tornare alle tante volte, in quel “prima” dorato che viveva Milano, in cui avevi detto che era molto probabile una tua ricandidatura. Quel che preme è l’ora, il qui e adesso.

Perché adesso, da qualche giorno, sui giornali è tutto un fiorire di editoriali e retroscena, interviste e articoli di cronaca che, a chi legge i giornali quotidianamente da qualche anno, dicono, in totale assenza di smentite, una cosa sola: non sei intenzionato a sciogliere la riserva a breve. Non subito dopo le regionali, e nemmeno nelle settimane successive. Qualcuno, tra questi attenti lettori di giornali, ipotizza addirittura che la dead line che immagini combacia con la fine di questo nefasto 2020. Davvero? Ci sono un po’ di ragioni per cui, onestamente, non mi sembra un’ottima idea. A dire il vero, neanche una buona idea.

Partiamo dalle cose importanti, il destino della nostra città. Sei uomo di azienda e di organizzazioni complesse, prima che un amministratore, e sai meglio di tutti che la chiarezza della guida è fondamentale nei momenti difficili. Che per Milano questo sia un momento difficile non ha bisogno di essere argomentato tanto a lungo. Un momento difficile condiviso con l’Italia e il mondo intero, naturalmente, ma che per Milano l’impatto pandemico possa essere particolarmente grave non è in dubbio. Perché ad essere toccati alle fondamenta sono tutti i pilastri – socialità, mobilità intraterritoriale, crescita dei valori immobiliari, capacità di attrarre talenti – di quel modello di sviluppo al quale la “tua” Expo ha contribuito in maniera evidente. Non tutto il male vien pier nuocere, diceva la nonna, e noi con lei, e sicuramente questi e altri elementi hano portato con sè negli anni storture che possono proprio adesso essere corrette. Ma per farlo serve avere le idee chiare. Sapere chi è in campo. Ci sarai? In questo contesto, prima lo si sa e meglio è. Perché se ci sei hai il tempo di spiegare meglio quale Milano “post” hai testa (e anche di capirlo, che nessuno nasce imparato di fronte alla più grave recessione del dopoguerra). E se invece non ci sei, la tua maggioranza e la tua opposizione hanno il dovere di – ma anche il tempo per – pensare a strategie e candidature all’altezza di una sfida che – consenticelo – è decisamente più ardua di un grande evento riuscito.

E così, scendiamo un po’ verso le questione di cucina politica, che molto impegnano il dibattito ufficiale e quello ufficioso in questi giorni. A me, e non solo a me, sembra abbastanza chiaro che prima un amministratore uscente decide di ricandidarsi e meglio gestisce l’avvicinamento alla campagna elettorale. Anche, banalmente, nella gestione delle leve del consenso che – per quanto dispiaccia ai puristi della rappresentanza degli ideali – sono alla base del successo nelle competizioni democratiche. E se questo è vero anche in caso di una ricandidatura, diventa verissimo in caso di mancata ricandidatura. Immaginiamo che alla festa di Natale, tutti ben distanziati e con le mascherine, senza neanche due bollicine con cui brindare, ci dici che dopo lunghe meditazioni hai deciso che no. Che tempo avrà la tua coalizione per pensare alla successione, e per attivare quel processo – limitato finchè si vuole, ma ormai parte del dna del centro sinistra milanese – che sono le primarie? E poi, primarie o no, davvero si riuscirà ad attivare un processo ordinato e virtuoso, in così poco tempo, dopo la seconda rinuncia consecutiva da parte del sindaco uscente, da parte delle forze politiche?

Infine, e per concludere, qualche considerazione di ordine generale, che non riguarda solo questa vicenda. Nello spiegare l’incertezza sul futuro hai sempre detto, in ogni sede, che la tua indecisione non dipendeva dalla probabilità o meno di alcun piano b all’altezza. Non erano l’attesa di un ministero o il ritorno in pompa magna alla vita del manager a farti tentennare, ma questioni eminentemente personali. Ti abbiamo sempre creduto, e non smetteremo certo ora. Tuttavia, proprio perché è una questione privata che ha però profonde ricadute pubbliche, sociali e politiche, pare il caso di sciogliere la riserva nei tempi che avevi annunciato. Se lo merita l’idea di politica che ci piace di più, quella per la quale le esigenze personali di chi fa politica trovano un equilibrio virtuoso con le esigenze della collettività, ma sono queste seconde a dover pesare un centesimo in più, alla fine dei conti. E se lo merita Milano: tutti noi sentiamo di averle date tanto, e tu anche di più. Ma anche qui, se facciamo bene i conti, possiamo dire che non sia un po’ di più quello che tutti dalla nostra città abbiamo ricevuto?

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