Vacanze da Mille e una notte a Dubai: in carcere per aver denunciato lo stupro!
Se sei una donna occidentale che va a Dubai alla ricerca di una esperienza da Mille e una notte, e poi ti mettono in galera, in fondo c’è della coerenza: anche nella famosissima fiaba orientale, la sposa del sovrano misogeno era di fatto una prigioniera che doveva far rimandare la sua esecuzione raccontando delle storie affascinanti ogni notte.
Nell’ultima pubblicità dell’ente turistico di Dubai, intitolata Lo Spirito di Dubai, la voce di una giovane donna con l’accento britannico ci presenta un posto dove ancor prima di arrivarci si sentiva di “appartenerci”! Dove “il vento tira sempre in avanti”! Un luogo dove “la storia viene tanto vissuta quanto creata”! Peccato che questi sentimenti non sono gli stessi provati da una malcapitata turista, sempre britannica, che dopo aver denunciato uno stupro da parte di due connazionali, è finita agli arresti per aver commesso il reato di sesso extraconiugale!
Episodi del genere, per quanto li vogliano nascondere queste “economie emergenti” e i loro tour operator occidentali, non sono neanche isolati negli emirati del Golfo Persico. Proprio quest’anno una donna olandese è stata condannata, sanzionata, e poi espulsa dal Qatar per lo stesso “reato”.
Un duro richiamo alla verità che sotto il sottilissimo smalto del progresso, rappresentato principalmente da grattacieli, parchi giochi, centri commerciali e poco altro, bisogna vedere questi staterelli per quello che sono veramente: ditatture straricche che usano i loro petrodollari per, nella peggiore ipotesi, finanziare il terrorismo e la sottomissione dell’Occidente, e nella migliore ipotesi, opprimere le categorie indesiderate come le donne, le minoranze, e i lavoratori stranieri provenienti dall Terzo Mondo.
Eppure questi emirati da tempo sono partiti alla conquista morale e materiale dell’Occidente. Da un lato, essendo più pragmatici rispetto ai loro vicini più ideologicamente coerenti come l’Iran, si propongono come oasi fiabesche per svuotare le tasche dei turisti occidentali. Dall’altro canto, certi circoli nell’Occidente, alla ricerca sempre più disperata di esempi per l’Islam moderato e moderno, propongono realtà come Dubai come esemplari. Immagine rafforzata quando questi stati ospitano eventi sportivi di primo ordine che gli vengono concessi dalle organizzaioni mondiali come Fifa e Formula 1, già penetrate e plasmate dall’influneza dei petrodollari e del politically-correct. Insomma, se ci sono donne (occidentali) che fanno il bagno in bikini a Dubai, o che giocano a tennis in pantaloncini a Doha, allora esiste un ”Islam moderato”!
Ma in realtà, lungi da essere nazioni vivaci all’avanguardia del progresso, questi sono paesi senza storia e contributo alla nostra civiltà che solo grazie al petrolio, le fortune geopolitiche, e la ideologia egemonica islamista vogliono farsi valere sullo scenario internazionale.
Come prosperano queste “oasi del futuro”? Si tratta delle comunità tribali trasformate in stato-nazione dal colonialismo nel dopoguerra, dove le monarchie incostituzionali, con il benessere derivato dal petrolio, comprano il consenso di un numero ristretto di cittadini, perfino talvolta esonerandoli dal dovere di lavorare. Questo sistema può reggersi solo mantenedo ristrettissmo il numero dei cittadini beneficiari del generoso welfare petroliero (e quindi negando i diritti e assistenza sociale a tutti gli altri residenti). Ad esempio, sia negli Emirati Arabi Uniti che in Qatar, i cittadini compongono meno del 15 percento della popolazione!
Si importa la mano d’opera: expat occidentali per i lavori di rilievo, e operai di base dal subcontinente indiano per i lavori umili. A questi stranieri non viene mai concesso lo status di residente, tanto meno la naturalizzazione. Anzi, spesso mancano gli standard lavorativi di base. Basta vedere come gli operai, prevalentemete indiani e pakistani, che costruiscono gli stadi per i mondiali di Qatar 2022 vengono falciati dalle condizioni disumane sotto il silenzio della comunità internazionale.
E mentre l’Europa deve affrontare la crisi migratoria dal Medio Oriente (e dare la cittadinazna agli arrivati dopo una manciata di anni), gli emirati abbienti del Golfo Persico non si sono offerti per accogliere i “disperati”. Anzi, grava su alcuni di loro l’accusa di finanziamento dell’Isis pur di fare un dispetto all’Assad e il suo alleato iraniano.
Contemporaneamente, gli sceicchi sono partiti alla conquista dell’Occiente con i loro portafogli. Gli sceicchi del Golfo comprano i nostri beni e patrimoni di rilievo: dalle società sportive alle opere d’arte e le industrie strategiche.
Allora forse un potenziale turista occidentale che vuole partire per una vacanza affascinante a Dubai deve tener conto di questo quadro e cambiare meta. Se non per amore dell’Occidente e i suoi valori, merce rara al giorno d’oggi, magari per amor proprio. Perché contrariamente a quanto proclamato nello spot citato, il vento a Dubai non tira sempre in avanti!
2 Commenti
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Un viaggio per lavoro a Dubai di otto anni fa mi ha fatto scoprire la paura del tassista pakistano a cui è stato requisito il passaporto dal datore di lavoro, le miserie degli operai che, dietro le staccionate, costriscono le opere pubbliche e private a 50°C su impalcature provvisorie, gli invisibili delle 5 del mattino…
Continuiamo a vedere fiabe e non vivere nella realtà… ma quanto può durare questa ottusità??