Medicina
VIGILI URBANI E DUNQUE LAVORATORI A RISCHIO, ALTO RISCHIO ANZI ALTISSIMO
La recente polemica sul presunto assenteismo nulla toglie al problema della salute del lavoratore a rischio come quello rappresentato da questa categoria. Se i cittadini in generale identificano nel Vigile Urbano il personaggio che impone le multe ed i romani invece gli attribuiscono i connotati più gentili e simpatici di Alberto Sordi, chi scrive, e non solo per pura deformazione professionale, vede nel Vigile il candidato a numerose patologie che lo rendono più fragile di quanto non si possa pensare. Più volte, dopo aver collezionato i nostri dati scientifici, abbiamo detto e scritto che un giovane di 30 anni, addetto alla viabilità, ha il polmone di un sessantenne non fumatore. Come mai? Bene, i lettori più fedeli di Liberazione ricorderanno che il 25 aprile del 2000 il paginone centrale fu interamente dedicato al Libro Bianco che assieme a tanti collaboratori, compagni ed amici pubblicammo sui danni biologici da inquinamento atmosferico, con i dati shock dell’incremento iperbolico del cancro polmonare in Italia da 7 casi /100mila abitanti nel 1951 ai 108/100 mila nel 1999. Molti di questi dati sono ormai dati-simbolo: respirare a Milano significa aver fumato 12 sigarette, a Napoli 11, a Torino 12 etc, sull’equivalenza del benzene da traffico con il benzo-antracene da sigaretta. Dimostrammo che l’incremento delle allergie era dovuto agli inquinanti, così da portarci oltre la soglia del 20%. Ponemmo l’accento sulle tipologie dei carburanti, battaglia condotta con Dario Fo e Franca Rame, gli autori della Prefazione del Libro Bianco. Dimostrammo che i vigili urbani hanno una funzione respiratoria decurtata, in percentuale variabile in funzione della sede di lavoro, che quasi tutti denunciavano a fine giornata sintomi come bruciore agli occhi, mal di testa, tosse e catarro. Sintomi cioè di interesse polmonare e del sistema nervoso. Dunque sulle popolazioni a rischio, lo smog si comporta come killer che aumenta le morti per cancro ( 550 vigili morti per cancro polmonare in 20 anni nel territorio nazionale) per bronchite cronica ed enfisema polmonare.
Alcune istituzioni, poche per fortuna, si ribellarono, altre ci cancellarono, altre ancora ci dettero ragione, come l’OMS in rapporto dell’anno seguente.
Su di un punto insistemmo: la necessità di indagini sui lavoratori a rischio e questi furono identificati nei Vigili Urbani, negli operatori ecologici, nei giornalai e nei bambini, che non sono ancora lavoratori ma respirano le stesse concentrazioni di inquinanti avendo una superficie respiratoria assai minore di quella degli adulti. .
Dunque non è ammissibile che un povero vigile stia tutta la settimana a respirare benzene nella stessa sede. Proponemmo dunque la rotazione periodica in modo da “diluire” l’inquinante. Lettera morta! Oppure di dotare il vigile di una bomboletta-spray, di quelle che usano gli asmatici per alleviare il bronco dai vari inquinanti ( ossidi di azoto, di zolfo, monossido di carbonio etc.).
Ma se negli USA vi sono risarcimenti miliardari erogati dalla Industria del tabacco, perché in Italia non si riproduce la cultura del risarcimento pecuniario per danno biologico ovvero non lo si traduce in giornate di pausa o vacanza in più?
Un altro problema deriva dall’analisi delle tabelle dei lavori usuranti che prevede categorie ormai desuete come minatori o lavoratori dell’industria pesante o delle cave che non esistono più.
Oggi, lo abbiamo proposto insieme all’Osservatorio Milano, tali categorie o classi devono essere rivisitate, introducendo lavori a rischio stress ed inquinamento come gli autoferrotranvieri, i vigili, gli addetti alla distribuzione dei carburanti, operatori ecologici e giornalai.
Quanto sopra indica la necessità di pianificare lo sforzo,sviluppandolo in compiuto. Ossia si rende necessario adottare i seguenti criteri:
1) operare una metodologia di ricerca esportabile in ogni Comune;
2) utilizzare i Centri di Fisiopatologia Respiratoria,operanti in ogni Ospedale Regionale,per indagini mirate sul territorio e sulle categorie a rischio prima identificate;
3) pianificare il lavoro dei Vigili in funzione del loro stato respiratorio,operando rotazioni frequenti,dopo aver identificato le aree urbane piu’ pericolose;
4) sottoporre tali categorie a controlli longitudinali nel tempo,affinche’ l’opera di prevenzione possa essere fatta in tempo utile.
5) dotare il Vigile di strumenti di prevenzione,quali apparecchi per la misura dei parametri respiratori (sono in commercio piccoli strumenti a perdere,di basso costo),bombolette spray di antiinfiamatori da utilizzare nei periodi invernali,i piu’ pericolosi dell’anno,quando epidemie virali e maggiore inquinamento ledono anche il piu’ sano degli apparati respiratori.
6) modificare la vecchia tabella dei lavori usuranti che risale all’epoca in cui Cesare Salvi era Ministro del Lavoro, del tutto intenzionato a modificarla alla luce delle nuove diversificazioni nel mondo del lavoro.
In particolare vanno anche qualificati gli interventi: un conto è la prevenzione nelle realtà rurali o semi-urbane,ossia in centri con popolazione inferiore ai 2000-3000 abitanti; un conto nelle realtà urbane in senso lato perché, a questo fine, è venuta meno la distinzione tra città medie e metropoli. Occorre anche distinguere tra campioni del Nord,Centro e Sud del territorio italiano,laddove una diversa condizione climatico-meteorologica puo’ condizionare la concentrazione dei polluttanti,la maggiore esposizione ad essi e dunque un aumento di rischio lavorativo;
Insomma la nostra proposta è quella di considerare queste categorie a serio rischio e di mettere in moto da parte delle Amministrazioni un meccanismo di prevenzione che è mancata per anni, che è un diritto del cittadino, attraverso un percorso scientifico, territoriale e soprattutto politico. Da qui nasce la nostra ultima iniziativa condotta con i sindacati dei Vigili, far decollare il Comitato Nazionale di Salute del lavoratore a rischio ( che include vigili, autoferrotranviari, operatori ecologici) per la protezione della salute di questi lavoratori di cui così poco ci si occupa.
Prof. Aldo Ferrara,professore di ruolo di Malattie Respiratorie, Università degli Studi di Siena
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