La storia di Luca Paladini, attivista e vittima di un persecutore ossessivo
Questa è la storia di un delirio. Di un’ossessione persecutoria che da qualche mese toglie il sonno e la serenità a Luca Paladini, alle persone che gli vogliono bene. È una storia che raccontiamo perché, oltre alla doverosa solidarietà nei confronti di Luca, attivista per i diritti gay, fondatore dei Sentinelli, vale la pena di mettere a fuoco cosa può succedere a ciascuno di noi, senza avere colpe, sole perché esistiamo e difendiamo delle idee. È una questione importante, che va evidenziata perché riguarda la libertà di espressione di ciascuno, da un lato, e il diritto a non essere perseguitati, intimoriti e minacciati.
La vicenda inizia lo scorso 3 febbraio. Gira, in rete, una foto in formato jpg con la testa mozzata della Boldrini, con insistiti riferimenti all’episodio di cronaca nera di Macerata. I Sentinelli riprendono la foto stigmatizzandola sulla loro pagina Facebook, e nel giro di 24 ore chi ha diffuso la foto, Gianfranco Corsi, viene trovato dalla polizia postale. Si scusa pubblicamente, finisce ovviamente indagato, e quella vicenda sembra chiusa lì.
Invece la brutta vicenda che riguarda Luca inizia proprio il giorno dopo. Da quel giorno infatti Paladini viene individuato da ignoti come il delatore, o descritto come lo “spione di merda”. Inizia una sorta di “pedinamento digitale”, di continuo pestaggio che si concretizza, in tre mesi, nella creazione di 136 profili fake nati e morti nel giro di poche ore.
Ancora a Febbraio, si alza il livello delle minacce e arrivata una foto con il viso di Luca tumefatto. Si fanno continui riferimenti alla sua omosessualità con accuse di pedofilia. Il tutto accompagnato da messaggi privati, due o tre al giorno, con minacce e, ultimamente, la diffusione della falsa notizia sul fatto che Luca sarebbe affetto di Aids. Di quanto scritto finora, ovviamente, ci sono ampie testimonianze fotografiche che ho preferito non riprodurre qui.
Paladini ha ovviamente presentato più denunce in questura, e non è mancato il sostegno di politici come Fiano, Majorino, Boldrini, Fratoianni, Cirinnà oltre a centinaia di messaggi di sostegno. Gli articoli di giornali sono stati tanti, e non sono mancate le ospitate in radio. La situazione insomma, ormai, è nota, ma di fatto non è cambiato nulla. I persecutori di Luca continuano a perseguitarlo. Si dice sempre, a ragione, che non servono “leggi speciali” per la rete. Che le leggi ci sono e basta applicarle. Quanto tempo serve per consentire a Luca di recuperare serenità, e di tornare ad aprire Facebook per diffondere le sue idee e cazzeggiare coi suoi amici, come ha sempre fatto, senza paura?
Un commento
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Leopardi scriveva che gli italiani sono un popolo che vive di invidie e di rancori. Ci aveva preso!