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Pensieri sparsi di un giornalaio pagato dalla Ka$ta

4 Gennaio 2017

Approfitto volentieri di una simpatica vignetta che mi ha dedicato il bravo “Marione”, un disegnatore grillino che si è un po’ scandalizzato per un colorito scambio di battute che ho avuto su Twitter con uno dei tanti profili “fake” che ogni tanto vengono a farmi visita. Il ritornello dei commentatori, che spesso si spostano come vere e proprie mandrie, è sempre lo stesso: “tu sei un giornalista, devi essere imparziale!!!11!!”.

Trovo che ci sia un grosso equivoco nella vulgata di chi vorrebbe il giornalista come “corpo inanimato”. Chi scrive riporta e ciò che osserva filtrandolo con ciò che è, anche se scrive di teatro, musica, cucina, lingerie erotica. Certo dipende da dove scrive, dalla linea editoriale della testata dove pubblica (che può giustamente imporgli dei “paletti”) e ovviamente dall’argomento trattato. C’è poi un altro ritornello, quello dei finanziamenti pubblici che pagherebbero tutti i giornali. È un altro falso. In realtà, i più grandi gruppi editoriali italiani – quelli più spesso accusati di faziosità – non prendono un euro dallo Stato. La lista delle società editrici che ricevono soldi è periodicamente pubblicata sul sito del Governo e – a parte casi un po’ eclatanti come Avvenire – si tratta per lo più di edizioni locali o di settore e storiche testate con chiaro indirizzo politico. Quindi rilassatevi, chi scrive qui non è pagato con soldi vostri.

Ci sono poi dei giornalisti che commentano le notizie, proponendo un punto di vista al lettore. E più punti di vista ci sono e più l’informazione può dirsi plurale, specialmente quando l’argomento trattato è ovviamente la politica e i suoi protagonisti. Io cerco – nel mio piccolo – di fare questo e c’è chi lo fa meglio di me e da molto più tempo. L’importante è che la notizia sia verificata e che il commento non nasca da una bufala, ma questo mi pare ovvio. Insomma, cari grillini così indignati dai miei scritti, andate a dire a Travaglio (per citare uno a voi vicino) che non può esprimere le sue idee nei suoi pezzi e vedrete cosa vi risponderà.

Bisogna poi capire il contesto. Abbiamo tutti – volenti o nolenti – una vita social, chi più e chi meno. Ciò comporta che si possa anche avere degli scambi con il disturbatore di turno, magari la sera dal divano di casa. Normalmente, con chi si cela dietro un profilo falso tendo a giocare e mi diverto ad osservare le sue reazioni provocandolo. Con chi mette la sua faccia no perché credo che in fondo, chi rinuncia alla sua identità nascondendosi con il solo scopo di insultare uno sconosciuto, rinuncia anche a gran parte della sua dignità. Ma quando lo faccio, anche su un profilo pubblico, non sto lavorando e non è lì che faccio informazione.

C’è poi un tema enorme. Chi fa oggi informazione? Se ne sta parlando proprio in queste settimane, passando dalla “post verità” ai “tribunali del popolo” per giudicare i giornalisti. La notizia è che oggi l’informazione la fanno in tanti. La fa chi scrive su un giornale, chi posta su un blog, chi gestisce un sito di bufale, chi registra video su YouTube e così via. Ovviamente non sempre si riportano fatti e questo rende uno scritto o un video più o meno valido come “notizia”.

La grande sfida del nostro tempo sarà lasciare tutti liberi di esprimersi, garantendo al contempo una chiara riconoscibilità tra cosa è “notizia” o la contiene e ciò che è altro. Perché non è detto che ciò che è altro non sia qualcosa che può piacere o far riflettere. Ovvio che il fenomeno delle bufale vada arginato, ma non saranno certo i divieti la soluzione al problema.

Molti dunque fanno informazione, persino i vignettisti che possono essere sfacciatamente di parte come il simpatico Marione. Più saremo a farlo e meglio sarà per tutti. La censura per legge, i tribunali del popolo che bruciavano pennelli e matite, i militari che spezzavano le mani ai chitarristi, lasciamoli al passato e non evochiamone gli spettri. Nemmeno per gioco.

 

(la vignetta è ovviamente di Marione, qui il link al suo sito)

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