I rider, “simbolo di una generazione abbandonata” pedalano contro il Governo
Non più tardi del 4 giugno 2018 il neoinsediato ministro del lavoro e delle politiche sociali Luigi Di Maio li aveva definiti il “simbolo di una generazione abbandonata che non ha né tutele e a volte nemmeno un contratto”. Ma i rider sono scesi in corteo proprio con la foto del ministro attaccata a un carretto (spinto, ovviamente, da una bicicletta) e il cartello: “Di Maio parla, parla, però non muove un dito”.
Da Bologna a Torino si punta il dito contro la lentezza della trattativa ministeriale e sotto la Mole si incrociano vicende locali e nazionali che rendono diffusa la protesta dei ciclofattorini.
“Alla partecipazione all’ennesimo tavolo di contrattazione abbiamo preferito mobilitarci” hanno scritto sulla loro pagina Facebook domenica 28 ottobre. E i rider torinesi con ottobre hanno chiuso un mese di forte mobilitazione.
“Siamo un gruppo di rider che si organizza in modo autonomo e orizzontale, non abbiamo interesse nel raccontare le nostre singole esperienze, ha più importanza ciò che ci unisce, cioè la lotta” rispondono quando si cerca di intervistarli. Una mobilitazione che nella città amministrata dal Movimento 5 Stelle incrocia vicende locali e nazionali. Perché a Torino si è svolto il primo processo contro Foodora dove i fattorini non sono stati riconosciuti come lavoratori dipendenti dai giudici, nella prima causa nei confronti di un simbolo della Gig economy.
Qualche settimana prima, il 16 ottobre i rider avevano fatto irruzione negli uffici dell’assessore comunale Alberto Sacco, proprio per ricordare il collegamento tra l’amministrazione torinese pentastellata e i nuovi vertici del ministero del lavoro. Prima un corteo e poi l’ingresso negli uffici degli amministratori.
“L’assessore davanti alle responsabilità del suo partito e del governo rispetto ai continui infortuni e alle garanzie inesistenti non ha saputo far altro che annaspare inventando scuse. In brevissimo tempo però, grazie alla scossa data dall’iniziativa il passaparola istituzionale si è attivato e ha fatto sì che venissimo contattati dalla portavoce del governo che ha millantato soluzioni entro fine mese” hanno aggiunto, commentando l’iniziativa.
In vista della scadenza, per il 26 ottobre scorso, giorno dello sciopero generale, i rider torinesi hanno indetto una Critical Mass, manifestazione in bibicletta, che si è trasformata in una protesta di fronte alla sede dell’Ispettorato del Lavoro e poi alla sede torinese di Glovo, nota azienda spagnola del settore. E le proteste sono proseguite anche nei giorni successivi. Finora, tuttavia, le soluzioni annunciate non sono arrivate.
Anche a Milano cresce la protesta. Durante i giorni di maltempo di inizio novembre, i rider milanesi hanno deciso di fermare le ruote. “Molti corrieri si sono sloggati prima della fine del turno e altri hanno deciso di cancellarsi dagli slot, poco prima dell’inizio, togliendosi le ore serali. E del tanto famigerato bonus pioggia, nemmeno l’ombra!” scrivono sui loro canali social.
Stessa mobilitazione a Bologna, dove si ribadisce in ogni messaggio pubblico la pericolosità di percorrere le strade durante le forti piogge.
Il prossimo evento in agenda per tutti i gruppi è il 7 novembre quando si terrà una nuova riunione al tavolo ministeriale, anche se i rider contestano l’incontro già avvenuto tra Governo e gestori delle piattaforme. “Che cosa si siano detti, non ci è dato di saperlo”, commentano da Milano.
Insomma, la protesta non pare destinata a calare a breve, salvo fantastiche soprese dal tavolo presso il MInistero. Intanto, sul fronte delle aziende, il mese di novembre si è aperto con la cessione del ramo italiano di Foodora da parte dei proprietari tedeschi agli spagnoli di Glovo.
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