Abstract
Il rito sociale delle elezioni è il momento «annuale» in cui i cittadini indicano la loro percezione del presente. Votando (o non votando), indicano la loro rappresentazione del mondo, e come stanno attraversando la grande metamorfosi.
Alle spiegazioni classiche demografiche e politiche aggiungiamo come:
· un contesto di crescente difficoltà economica e di cambiamento tecno-sociale stia facendo crescere la quota di italiani che non si riconoscono nel sistema sociale
· che questa ampia porzione di vittime e odiatori non è stata inclusa e coinvolta da leadership visionarie ed innovative.
· la gran parte dei votanti, per ora ancora integrati nel sistema sociale, ha prediletto leadership del saper fare, con diverse sfumature.
Uno schema analitico strutturato da 10 archetipi di italiani e 10 archetipi di leadership, fa comprendere i motivi di successo dei diversi leader sui loro elettori.
Questo modo di guardare il rapporto tra cambiamento sociale -atteggiamenti – offerta politica traccia delle linee guida per anticipare gli effetti dei prossimi cicli socioeconomici, elettorali e non solo, ed aiuta a progettare il tono di voce per brand e personalità.
Applichiamo al mercato politico gli strumenti strategici con cui lavorano marche ed imprese. Uno sguardo lungo, strategico, permette di prevedere (in senso non algoritmico) l’esito di opzioni e scenari diverse.
Il confronto più ravvicinato è con le elezioni Politiche del 2022, anche per somiglianza nella offerta politica, pubblicata in precedenza.
Nel 2022 il periodo elettorale era attraversato dai forti timori ed incertezza della incalzante inflazione (post pandemia, post inizio guerra in Ucraina) e dalla spinta forte di una nuova Salvatrice che era stata all’opposizione con forza e coerenza per anni e che riusciva a dialogare con diversi segmenti sociali non solo con vittime e odiatori come, prima di lei, avevano fatto anche altri leader emergenti nel loro momento di picco della performance elettorale.
Europee 2024, si è scritto che…
“Il dato definitivo dell’affluenza, mai così basso; un’affluenza del 49,68% per la prima volta più di un avente diritto su due non ha votato. Alle Europee del 2019 aveva votato il 56,09%.” (Correrie della Sera, 10 giugno 2024).
Il valore avrebbe potuto essere ancora più basso se ha ragione il Cise “Un ruolo decisivo lo ha ricoperto, anche stavolta, la compresenza di circa 3.700 elezioni comunali: lì dove, oltre alle europee, si votava anche per le tornate locali, l’affluenza è stata superiore di 20 punti (62,4% contro 42,3%)”. Sito web Cise.
“Le elezioni Europee dell’8 e 9 giugno hanno confermato Fratelli d’Italia come primo partito: ma i risultati interessanti sono stati molti, dal Pd a Forza Italia, dalla Lega ad Avs” (Corriere della Sera, 10 giugno 2024).
“Al Sud i movimenti maggiori. È qui che il M5S ha perso (soprattutto verso l’astensione). È al Sud che Fi e Lega hanno registrato buona parte dei loro (piccoli) progressi e che l’ex Terzo Polo ha attenuato la sconfitta. Avs, Pd e FdI hanno invece migliorato le loro posizioni ovunque, attraendo elettori di varie provenienze” (Istituto Cattaneo, giugno 2024).
Commenta Nando Pagnoncelli sul Correrie della sera il 17 giugno. “Abbiamo assistito alla rinascita del bipolarismo. Fratelli d’Italia e Partito democratico ottengono insieme circa il 53% dei voti validi. Se lo riportiamo alla partecipazione, insieme ottengono solo poco più del 25% degli elettori. Questo bipolarismo è un portato delle scelte degli elettori più che della politica, per quanto aiutate dalla polarizzazione prodotta dalle scelte delle leader dei due principali partiti che hanno voluto appunto individuare la competitor l’una nell’altra”.
“Elezioni Europee, i segreti del successo di Fratelli d’Italia. Meloni conquista gli operai” titola il Tempo su dati SWG il giorno 11 giugno.
Nel 2024, la riduzione del potere di acquisto dà i brividi al popolo risparmiatore. La metà dei cittadini guadagna meno del periodo pre-pandemico. Gli Italiani circa il 10% in media in meno (Oecd Employment Outlook 2024), e l’inflazione ha cumulato un aumento oltre il 17% in pochi anni (Istat).
Crescono enormemente le disuguaglianze tra pesi e dentro i paesi. E i social media non solo i mainstream media rendono visibili ogni giorno i diversi stili di vita, soprattutto tra i più giovani.
Il Censis certifica (maggio 2024) che gli italiani si considerano per il 60,5% ceto medio, per il 33,8% ceto popolare e, soprattutto, che è forte la paura e realtà del declassamento sociale[1].
Cresce la rabbia sociale, oltre al senso di ingiustizia. Una volta lo si chiamava richiesta di progresso e giustizia sociale, poi è diventato il substrato del conflitto sociale “populista”.
Il welfare (sanità, pensioni, assistenza), l’esperimento sociale che stiamo compiendo in Europa (40% della spesa di welfare al mondo per il 7% della popolazione), è sempre più in difficoltà.
Le risorse sono sempre meno, la questione più complicata, la demografia non aiuta.
L’Italia chiede sempre più spesso flessibilità fiscale, nei parametri, nei giudizi, nei finanziamenti all’Europa.
Le imprese chiedono aiuti, sgravi, sostegni al governo…Si tende ad aumentare le richieste verso l’intervento pubblico, che però risulta più fragile, cosa che aumenta lo stress e la delegittimazione. Negli anni recenti per superare le crisi le banche centrali hanno stampato denaro e creato inflazione, gli stati hanno speso ed aumentato debito e pressione fiscale.
Ma nonostante tutto, rispetto alle precedenti elezioni i media hanno generato minore stato di allerta degli anni precedenti, un atteggiamento cauto che ha tenuto più bassa la tensione nell’opinione pubblica.
Ad ascoltare i leader, ed i 1.000+ candidati c’erano soprattutto “avversari del sistema” e “realizzatori”.
Rispetto al 2022 ci sono più Odiatori, già tra gli atteggiamenti mentali più diffusi. Significa un aumento del potenziale critico sistemico.
Dall’altro lato sono di più colo che affrontano con impegno e proattività le sfide della vita e cercano di raggiungere i propri obiettivi, migliorare il contesto personale/famigliare/locale/lavorativo.
Visto il contesto descritto non sorprende la leggera crescita dei depressi[1]. Se di polarizzazione si tratta c’è, è psicologico-mentale prima che politica.
Il 19% degli italiani ha poco spirito ed attenzione sociale, focalizzato sulle sfide che ha di fronte, valuta, accetta, rifiuta, con intuizione e semplicità rispetto alla efficacia e funzionalità (buonsenso) di proposte e soluzioni, quello che gli pare ragionevole senza molte lenti valoriali. Il breve periodo è il loro tempo.
Il 17% non partecipa fisicamente alla vita sociale, sebbene possa essere presente in via digitale, come spettatore e come commentatore, anche intelligente e qualificato ma di certo silenzioso.
Il gruppo più piccolo sono gli attivisti per convinzione o per posizione, spinti da valori importanti, valutano gli impatti di lungo termine, o almeno, dicono di farlo.
Circa il 50% non è andato a votare, un valore non omogeneo tra i gruppi; dal confronto con lo studio precedente risulta che gli elettori 2024 hanno atteggiamenti diversi rispetto al 2022.
Il contesto, gli stili di leadership e le narrazioni politiche hanno attivato gruppi diversi, gli elettori sono composti soprattutto da Guerrieri, Pragmatici, illuminati e divanisti: questi hanno scelto tra leader, candidati e partiti.
Il ruolo, la figura, i tipi di leadership sono un argomento tornato in grande attualità nella saggistica, nella letteratura[1]. Ogni tipo leadership si connette coi cittadini con legami specifici. Non è solo un tema di persone e di proposte, ma di connessione emotiva e cognitiva[2].
L’approccio Tyleadership va oltre le caratteristiche personali leader (credibile, onesto, competente…) e identifica 10 archetipi con cui guardare e progettare la leadership.
Valutazione dei leader in campo
Il campione ha scelto e valutato il proprio leader preferito tra quelli candidati (ca 50% ha risposto “nessuno”[3]) rispetto ad una serie di caratteristiche specifiche. I risultati mostrano una valutazione dei leader in campo non una valutazione ideale.
I leader in campo sono apprezzati per tanti elementi in modo simile dai propri apprezzatori (sia negli aspetti più positivi che in quelli più negativi – che non mostriamo nel grafico), nonostante il tentativo di differenziarsi con le proposte e le posizioni: Manager (competenza, gestione, efficacia) o Maestro (conoscenza, visione) sono i due archetipi; sono mancati nell’offerta di questa elezione un vero e proprio Principe ed anche un Salvatore.
Del resto, non ci sono leader candidati (magari opinionisti, ma non candidati) che provengano da fuori dal sistema politico, né nuovi movimenti di massa, e neppure partiti all’opposizione da tempo che possono porsi come netta discontinuità. Insomma, non c’è la figura del “puro” Salvatore né quella del Sobillatore come nel 2022 e in diverse elezioni precedenti.
Attenzione i risultati non indicano lo stile più desiderato ma quello più incarnato dai leader reali; si riferiscono al totale elettori non hai votanti.
Nello specifico, Elly Schlein, la nuova leader del PD, all’opposizione, è quella che, più di tutti ha i tratti del Salvatore, per i suoi elettori anche se non, come abbiamo scritto, con quella forza di alternativa che hanno avuto i Salvatori precedenti.
Giuseppe Conte, che ha ereditato la forza politica più anti-sistema degli ultimi anni, dopo aver governato negli anni della prima pandemia, pur stando all’opposizione, è visto dai suoi elettori con una certa distanza, come un Maestro, in parte minore come un Principe che, distante dalle condizioni dei suoi seguaci, guida per diritto ereditario.
Nell’area della maggioranza Matteo Salvini, nel ruolo di Ministro delle Infrastrutture che gestisce fondi, parla con numeri e statistiche, inaugura opere, interviene in consessi più tecnici e manageriali viene sempre più percepito vicino all’archetipo del Manager.
Antonio Tajani, sia per il posizionamento temperante scelto in campagna elettorale sia per stile personale, vive l’archetipo dell’allenatore, quello che fa crescere la squadra, e lavora per il successo dei suoi seguaci.
La Premier, Giorgia Meloni, si colloca quasi al centro dello spettro degli archetipi (principali) di leadership. Riesce ad essere, come nel 2022, in parte Salvatore in parte Manager, con alcuni elementi “nuovi” che la potrebbero avvicinare ad un Principe. È una posizione che dimostra una grande capacità di gestire la complessità, ma anche molto difficile e faticosa da tenere nel lungo periodo.
Questo sguardo al marketing politico va unito ad una visione politica del contesto descritto nella introduzione. Elettoralmente parlando potrà essere efficace una nuova figura di Salvatore che proponga una visione innovativa, un cambiamento importante e lo validi con argomenti ed organizzazione che gli diano credibilità.
Al cambiare del contesto, cambieranno gli archetipi degli elettori e cambierà l’efficacia elettorale degli stili di leadership.
C’è molto da fare per i marketer della politica, oltre che per i leader e le organizzazioni. C’è lo spazio importante per chi voglia (e possa) costruire un progetto duraturo, componendo una nuova marca in tutte le sue componenti di valori, proposte, organizzazione e processi coerente ai tempi nuovi in cui stiamo entrando.
…e se il mondo va nella direzione che abbiamo evidenziato nel contesto. La situazione sarà critica davvero per governare.
Opportunità e rischi per marche politiche (partiti)
Abbiamo fatto anche un assesment delle marche politiche e della forza delle loro storie, ed in particolare della loro attrattività presso i diversi segmenti sociali.
Sintetizziamo:
in alcuni casi c’è buona coerenza e sovrapposizione tra i seguaci del leader e quello della marca-partito. In altri le distanze e le differenze sono accentuate. Lasciamo al lettore intuire chi si trova nelle diverse situazioni, alcune possono risultare evidenti, altre sorprendenti.
Il premio della coerenza è un presidio del campo elettorale, ma comporta una difficoltà ad allargarsi;
l’opportunità per un leader che si è sganciato dal territorio della marca è di raggiungere un bacino elettorale potenzialmente maggiore, al rischio di incongruenza e confusione che solo i grandi sanno gestire, per gli altri implosione, scissione ed altri esiti sono più probabili.
Abbiamo mostrato come integrare le spiegazioni classiche demografiche e politiche guardando agli stili di leadership ed alla domanda politica secondo uno schema socio-psicologico che fa molto riferimento ad emozioni e narrazioni più che ad una lista di singole proposte razionali.
un contesto di crescente difficoltà economica e di cambiamento tecno-sociale stia facendo crescere la quota di italiani che non si riconoscono nel sistema sociale
questa ampia porzione di vittime e odiatori non è stata inclusa e coinvolta da leadership visionarie ed innovative. la gran parte dei votanti, per ora ancora integrati nel sistema sociale, ha prediletto leadership del saper fare, con diverse sfumature. Una struttura paese di questo tipo può portare a crescenti difficoltà nel rapporto con la cittadinanza in genere e nei territori. Uno schema analitico strutturato da 10 archetipi di italiani e 10 archetipi di leadership, fa comprendere i motivi di successo dei diversi leader sui loro elettori e lo stile di comunicazione con cui meglio rapportarsi ai segmenti sociali.
Nota metodologica
Rilevazione effettuata dal 20 al 24 giugno 2024, 3.000 interviste rappresentative degli elettori al 9 giugno 2024; rilevazione con sistema misto web e telefonico, errore campionaio +/- 1,8%, intervallo di confidenza con 95% di probabilità.
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