I GRANDI NUMERI DELLA BIRRA IN ITALIA
Negli ultimi due-tre anni, si è assestata attorno al 45% la proporzione della popolazione di età superiore agli 11 anni che, in Italia, ha bevuto birra almeno una volta nell’arco dell’anno (a fronte del 52% per il vino) [1]. La birra – con un consumo medio pro capite di circa 30 litri l’anno – resta quindi saldamente al secondo posto della classifica degli alcolici preferiti dagli italiani. Guardando, tuttavia, all’evoluzione dei costumi alimentari e gastronomici nel lungo termine, la propensione al consumo di birra in Italia appare un fenomeno, tutto sommato, assai recente, emerso e consolidatosi soprattutto negli ultimi decenni [2]. Dopo duemila anni in cui il vino l’ha fatta da padrone assuluto nel paese, l’Italia degli ultimi 50 anni si è progressivamente aperta alla birra e ai suoi aromi e sapori. Di pari passo con la crescita quantitativa della domanda di birra in Italia è anche esplosa la varietà dell’offerta, di ogni provenienza, disponibile sugli scaffali dei supermercati: dalle poche birre prevalentemente italiane che si trovavano negli anni ’70, alle centinaia di birre da ogni parte del mondo che oggi ci rendono la scelta addirittura problematica. E forse non è un caso il successo di app come BeerBuddy che fornisce in tempo reale all’utente le caratteristiche e descrizioni di migliaia di birre, basta scannerizzarne il codice a barre sulla bottiglia nel supermercato!
I dati di cui dispongo elencano oltre 750 birrifici in Italia con una produzione che supera le 5.000 birre diverse. In verità il numero di birrifici e birre italiani è sicuramente maggiore ma i siti Internet per appassionati di birra sono spesso alimentati in contenuti dagli stessi lettori che puntano più a condividere esperienze, passioni e opinioni personali che ad essere esaustivi nel riportare l’offerta di mercato.
Inoltre, gli stessi dati forniscono oltre quattro milioni e mezzo di recensioni (scritte da circa 61mila utenti) che coprono 150-160 mila birre diverse da tutto il mondo. Ogni birra viene valutata dal lettore in base a 4 criteri specifici (apparenza, aroma, palato, gusto) più una valutazione complessiva. Per ognuno, i voti espressi vanno da 0.5 (pessima) a 5 (eccellente). Per semplificare (e dopo aver notato una correlazione positiva tra le variabili di apprezzamento), abbiamo riassunto queste 5 valutazioni in un unico voto (calcolato quale media delle valutazioni per ogni singola recensione).
Benché le valutazioni rispecchino il gusto soggettivo di ogni individuo, il numero totale di valutazioni/recensioni è così alto da regalare una miniera di informazioni. E di tutta questa massa di contenuti è possibile estrarre circa 16.600 recensioni dedicate a 1.200 birre italiane di cui 317 sono state recensite almeno 10 volte.
Complessivamente, la prima cosa da notare è la tendenza degli utenti a considerare come medio un apprezzamento che si aggira tra il 3 e 4/5 (e non 2.5), con una media di poco inferioe a 3.5/5 (Grafico 1). Tradotto in parole comuni, si potrebbe dire che i recensori sono tendenzialmente generosi nell’attribuire i voti[3]. Ogni utente attivo ha in media contribuito con 74 recensioni, ma tale numero può dare luogo a una fallace interpretazione poiché nel dettaglio, si vede che il 50% dei 61 mila utenti ha fornito al massimo 3 recensioni a fronte di un migliaio di “campioni” che hanno scritto oltre 1.000 recensioni ognuno (con 5 utenti stratosferici che hanno recensito oltre 10 mila birre ognuno!).
Paragonando le birre per origine geografica, tocca constatare che il voto medio raccolto dalle birre italiane è inferiore alla media delle birre degli altri paesi (Grafico 2):
Voto medio [4]:
Birre italiane 3.09 /5
Altri paesi 3.46 /5
Se ci si limita alle sole birre che hanno incamerato non meno di 10 recensioni, non ci si può esimere dal constatare che si riduce ad un magro 10 il numero delle birre italiane con voto di almeno 4/5 e ancora altre 65 con voto compreso tra 3.5 e 3.99 su 5. Sono appena una decina, quindi, le birre italiane che recensori di tutto il mondo apprezzano, illustrando la scarsa competitività delle nostre bollicine sul mercato internazionale della birra. Il podio si compone di:
Birra Voto medio
1 Xyauyù Etichetta Oro (Gold) 4.35
2 Baladin Birra Lurisia Dodici 4.21
3 Xfume 4.19
I vari procedimenti di birrificazione consentono anche di classificare le birre per tiplogia, o stile. E non tutte le tipologie di birra piaciono allo stesso modo. Le birre italiane prensenti nei dati spaziano su ben 125 tipologie diverse (di cui solo una settantina sono presenti con birre che hanno ricevuto almeno 10 recensioni). Le tipologie preferite delle birre italiane sono chiaramente le seguenti:
Stile Voto medio
1 English Barleywine 4.07
2 Irish Dry Stout 4.00
3 Flanders Red Ale 3.99
4 Dunkelweizen 3.97
5 American Barleywine 3.96
6 Foreign / Export Stout 3.94
7 Herbed / Spiced Beer 3.86
8 Belgian Strong Pale Ale 3.85
9 Hefeweizen 3.84
10 American Pale Ale (APA) 3.83
11 Belgian Dark Ale 3.83
12 Saison / Farmhouse Ale 3.82
13 Czech Pilsener 3.80
14 Belgian Strong Dark Ale 3.77
15 Imperial Stout 3.73
Si riscontra però una forte variabilità nell’attrattività delle singole tipologie, e i tipi preferiti di birra non per forza equivalgono ai tipi piu recensiti. Questo può dipendere da una varietà di circostanze e fattori: per esempio, la reperibilità sui mercati del mondo di birre delle varie tipologie, oppure la pubblicità che rende più note birre di tipologie con maggior traino commerciale.
Maggior numero di recensioni:
Stile Recensioni
1 Pale Lager 2237
2 Belgian Strong Ale 1400
3 Spice/Herb/Vegetable 1221
4 Barley Wine 940
5 Premium Lager 913
6 Saison 497
7 Pilsener 406
8 Heller Bock 362
9 Traditional Ale 343
10 India Pale Ale (IPA) 333
In un’ulteriore analisi di questi stessi dati vedremo con maggior dettaglio se è plausibile ipotizzare un rapporto (e di quale tipo) tra l’apprezamento per una birra e caratteristiche come la gradazione alcolica, lo stile o altro.
Note:
[1] Vedi dati ISTAT qui (http://www.istat.it/it/archivio/117897) e qui (http://www.istat.it/it/archivio/88167)
[2] Andrebbe notato che negli ultimi anni, la percentuale della popolazione che ha bevuto vino o birra almeno una volta nell’anno e’ diminuita a beneficio di un maggior consumo di aperitivi e cocktails.
[3] In termini statistici: Con un numero cosi alto di osservazioni, ci si aspetterebbe ad una curva Gaussiana (approssimativa) su distribuzione binomiale, ma si osserva un assimetria negativa, ovvero coda a sinistra.
[4] p-value del t-test e Pr(>F) di ANOVA, entrambi di gran lunga inferiori a 0.01
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