Sulle vie dell’Inferno
di Chiara D’Ambros
Al via il festival La macchina dei sogni, della Compagnia Figli d’arte Cuticchio. Dal 26 al 31 ottobre, Palermo.
“I pupi fanno parte della mia vita, sono miei amici, compagni di viaggio. Quest’anno uno in particolare è come se mi avesse detto: sono qui”, spiega Mimmo Cuticchio, puparo e cuntista siciliano, parlando di un pupo che si chiama Ariodante. Aggiunge: “Siccome io con i pupi ci parlo, quest’anno Ariodante mi ha spiegato che forse Ariosto – i cui testi sono messi in scena nel teatro dei pupi – quando l’ha creato, voleva fare un omaggio a Dante”, allora ho chiesto al pupo: “Perché non me l’hai detto prima”!?
Il riconoscimento di questo pupo da parte di Cuticchio, è lo spunto per intraprendere un viaggio nell’inferno del sommo poeta in occasione dei 700 anni dalla sua morte, attraverso l’arte del cunto e del teatro dei pupi.
“Sulle vie dell’inferno” è diventato il titolo del suo nuovo spettacolo e della 38esima edizione della Macchina dei sogni, festival annuale della compagnia Figli d’Arte Cuticchio.
“Siamo ancora in pandemia – dice ancora Cuticchio – quando eravamo chiusi, li venivo a trovare i pupi, non capivano perché non si facevano più gli spettacoli. Sono passati 700 anni da quando Dante ha scritto l’inferno e io oggi, ho la sensazione che c’è un inferno qui, in tutto il mondo. L’inferno è la Sicilia che per noi, è il centro del mondo. Quindi ho pensato alle 9 provincie di questa regione, ai paesaggi, ai luoghi carichi di significati simbolici e storia. Facendolo, mi è venuto in mente il cinema che facevo con papà, quando con lui, come compagnia itinerante, negli anni ’50, lo portavamo nelle piazze dei paesini di tutta l’isola, montando un grande lenzuolo e il proiettore.”
Cuticchio spiega che da tutti questi pensieri ha preso forma l’idea di far vivere i pupi nei luoghi reali della sua terra. E di usare le riprese video della realtà, al posto dei tradizionali fondali dipinti del teatrino.
Il regista Daniele Ciprì ha realizzato i filamenti dei luoghi e successivamente quelli dei pupi in azione. Il tutto è stato poi montato grazie ad un innovativo lavoro sul chroma key.
Una delle riprese, per esempio, è stata fatta a Linosa dove vivono le berte, uccelli che emettono un verso particolare. Alcuni studiosi lo hanno associato alle sirene di Ulisse. Nel nuovo spettacolo di Cuticchio, che è uno degli eventi protagonisti del festival, il pupo Dante con il pupo Virgilio incontra Ulisse, davanti al mare di Linosa. Il film realizzato viene animato dal vivo dalla narrazione di Cuticchio, dalla lettura dei versi di Dante da parte dell’attore Alfonso Venoso e dall’esecuzione dei brani musicali scritti dal figlio, Giacomo Cuticchio.
La tradizione e l’innovazione, ancora una volta, si incontrano grazie a questo artista-artigiano che da tutta la vita ricerca e sperimenta. Forte del noto si spinge verso l’ingnoto, attraverso la sua arte, portando a bordo delle sue avventure tutti i componenti della compagnia, indispensabili per la navigazione, tra i quali il figlio Giacomo, Elisa Puleo, organizzatrice e una delle anime della compagnia e Tania Giordano, scenografa.
Oltre allo spettacolo dei pupi, la dimensione del teatro di figura vive all’interno del festival, attraverso gli spettacoli di Bruno Leone, della famiglia Colla e di Jack Tessaro.
La letteratura, ospite d’onore di questa edizione, anima tre promeriggi, fino al 28 ottobre, attraverso la lettura dei racconti di nove scrittori, creati appositamente per questo appuntamento. Come scottolinea Monica D’onofrio che ha collaborato al progetto: “Gli scrittori si sono fatti guidare da un tema, un sentimento, spesso una passione, tra quelli che hanno segnato la vita sulla terra di alcune “anime dannate”.
Ad aprire le danze Giosuè Calaciura, Marco Lodili e Maria Grazia Calandrone. Nei loro racconti i temi della politica, della pietà e della conoscenza. Amore, visionarietà e tradimento sono gli argomenti toccati dai racconti della seconda serata, scritti da Lorenzo Pavolini, Beatrice Monroy, Antonella Lattanzi. Il terzo appuntamento vede protagonisti i testi di Edoardo Albinati, Melania Mazzucco e Giorgio Vasta che si addentrano nel tema delle donne, dell’esilio e delle catacombe.
La macchina dei sogni ancora una volta concretizza la sua essenza: incontri e parole, corpi e immaginazione sono continuamente stimolati attraverso occasioni concrete. Ogni parte del festival è un ingranaggio che si muove con gli altri e tutto trasporta nella dimensione del sogno, verso quell’oltre in cui Dante si è addentrato attraverso la selva oscura e che grazie alla sua arte e a quella di coloro che la fanno rivivere, come quella di Mimmo Cuticchio, possiamo tutti sfiorare, forse a tratti incontrare.
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