I bambini ci guardano: un nuovo percorso per Monica Faggiani
Lo sguardo dei bambini non né buono, né dolce, né mondato dalle bruttezze del mondo.
Lo sguardo dei bambini è diretto, acuto e “crudele”; atroce e struggente come la vita.
Atroce e struggente perché quella vita fotografa.
Debutterà venerdì 15 e sabato 16 novembre alle ore 20.30 ad Alta Luce Teatro (Alzaia Naviglio Grande, 190) la prima parte del progetto “I bambini ci guardano”, a cura di Monica Faggiani e Silvia Soncini, per la regia di Monica Faggiani. Protagonista di questo primo appuntamento di reading teatrale sarà “Il buio oltre la siepe”, il capolavoro della scrittrice Harper Lee. Protagoniste saranno la stessa Faggiani e Silvia Soncini, accompagnate dalla musica di Francesco Curatella. Un appuntamento che unisce un grande classico della letteratura al teatro, affrontando temi cardine per il contemporaneo.
“I bambini ci guardano” è il nome del progetto fortemente voluto da Faggiani, e consiste in una serie di appuntamenti con la letteratura. Protagonisti saranno i romanzi scritti da autrici che hanno al centro delle vicende riguardanti i bambini e la loro percezione del mondo. “Il buio oltre la siepe” è il primo di questi eventi.
La storia di Scout, di suo fratello maggiore Jem e del loro amico più caro Dill (ispirato al celebre scrittore Truman Capote, amico d’infanzia di Lee), viene raccontata la storia di una piccola città di provincia dell’Alabama, Maycomb, negli anni ‘30, ai tempi della segregazione razziale, presente in tutti gli Stati Uniti ma particolarmente feroce negli stati del sud. Accanto all’avvocato Atticus Finch, padre di Scout, sfilano una carrellata di personaggi singolari, magistralmente caratterizzati, sullo sfondo del processo per stupro di un ragazzo afroamericano, la cui innocenza non può cambiare la sua sorte in un paese così fortemente pervaso dal razzismo.
Attraverso l’esperienza dell’ingiustizia e della diversità, Scout modifica la sua percezione del mondo e Lee utilizza la parabola emotiva della sua protagonista per illustrare temi scottanti ancora oggi: il ruolo della donna nella società e le rivendicazioni dei diritti della popolazione afroamericana a pochi anni dal rifiuto di Rosa Parks di cedere il posto in autobus a un uomo bianco e a fronte delle lotte di Martin Luther King e di Malcom X.
Abbiamo intervistato la regista per approfondire con lei alcuni elementi del lavoro che ha portato alla realizzazione di questo progetto.
Lo sguardo dei bambini: molto spesso si tende a mitizzare l’infanzia come spazio dell’innocenza, della bontà, della spensieratezza. In realtà i bambini osservano, analizzano, decidono e, a volte, sanno essere spietati con il loro approccio alle relazioni diretto e non mediato da strette regole sociali. Che cosa via ha spinte verso questo ambizioso progetto di rilettura dei classici attraverso le lenti di bambini e ragazzi?
L’idea mi è venuta leggendo autrici contemporanee (ne cito due su tette: Ardone, Postorino) che hanno messo al centro della loro narrazione lo sguardo di bambini e bambine. Ho pensato che questa ‘combo’ (autrice quindi femmina e sguardo di bambini/e) potesse servirmi ad approfondire una valutazione complessa e articolata della realtà che mi circonda.
Nel mio lavoro di attrice e autrice ho sempre affrontato storie ‘al femminile’ (anche se non amo questa definizione) cercando di raccontare di donne spesso dimenticate (come nel caso di Alfonsina Strada o nel mio prossimo lavoro sempre ad Altaluce su Henriette d’Angeville). Questa volta ho voluto spostare l’asticella: la penna è femminile e lo sguardo e dell’infanzia e dell’adolescenza.
Perché è uno sguardo feroce, dritto, acuto che non lascia scampo e ci inchioda alle nostre responsabilità. Atticus Finch ne Il buio oltre la siepe, personaggio straordinario che Lee racconta con tenerezza e generosità, è l’adulto che si assume ogni responsabilità, individuale e sociale in un tempo che potremmo definire barbaro. Oggi davvero siamo tanto più avanti? Non credo. E quindi quelle parole risuonano ancora potenti in noi perché vengono raccontate da tre bambini che, volenti o nolenti, devono fare esperienza del male. Ma il vero mostro non è mai quello che crediamo che sia. Il tutto ovviamente filtrato dal nostro sguardo di artiste ma anche di attiviste (mio e di Silvia Soncini, amica e compagna), uno sguardo attonito che cerca di assumersi una responsabilità sociale e culturale di fronte ad una bambina poco più grande della protagonista Scout precipitata nel vuoto e forse uccisa da suo ex fidanzato di 15 anni.
Pregiudizi, diffidenze, paure, sono spesso fra i più piccoli il portato di un condizionamento culturale del mondo che li circonda. Nel testo di Lee da cui è tratta la pièce il razzismo è al centro di una riflessione che va oltre l’esperienza dei singoli protagonisti e riflette un’epoca, un sentimento della comunità del tempo che ha profondamente condizionato la storia, sia nei cambiamenti positivi e rivoluzionari, sia nei pericolosi passi indietro a cui talvolta assistiamo. In che cosa, in questo senso, lo sguardo dell’infanzia può essere rivoluzionario in scena e in cosa, invece, può aiutarci a vedere tutto ciò che di negativo è rimasto nel mondo di oggi rispetto a questo racconto?
Ne Il buio oltre la siepe dopo la condanna di Tom Robinson per uno stupro che non ha commesso Scout, Jem e Dill (i giovani protagonisti dell’opera) dicono con rabbia e semplicità prima di scoppiare a piangere: “Non è giusto!” Non riescono a dire altro e niente altro c’è da dire.Il parametro della giustizia dovrebbe essere l’unico a contare ma questo non accade. Ed è qui che l’opera ci apre ad una riflessione universale sull’etica e su quanto sia facile fare il male quando la società in cui viviamo ce lo permette. Così questo romanzo di formazione diventa il romanzo di formazione: il male esiste ma la vera rivoluzione non è solo riconoscerlo ma anche combatterlo. E questa lotta porta con sé la speranza di vedere la luce oltre la siepe.
Forse non lo vedremo noi ma lottiamo anche per le nostre figlie e i nostri figli.
Venendo al progetto più ampio, come avete lavorato nell’elaborazione scenica e nella resa di questo spettacolo? Attraverso quali canali tutto si tiene nel percorso “I bambini ci guardano”?
L’adattamento dal romanzo rispetta la soggettiva di Scout ma da voce a tutti i personaggi della storia in una mise en espace tra reading e spettacolo.
Elemento fondamentale la musica in scena (composta per noi ed eseguita dal vivo da Francesco Curatella) che sarà un nuovo personaggio o il vero protagonista: il buio. Quel buio che risuona dentro ciascuno di noi ma che è l’unico elemento che ci permetterà di percepire la luce.
Quali saranno i prossimi appuntamenti letterari del percorso?
Sono tantissimi i romanzi che vorrei adattare ma oltre alle autrici citate all’inizio dell’intervista ne posso ricordare un’altra: Elsa Morante con il suo meraviglioso romanzo, ormai anch’esso un classico, L’isola d Arturo. Ma è presto! Non assicuro niente ancora …Pensiamo a questo debutto imminente per ora!
I bambini ci guardano parte 1: IL BUIO OLTRE LA SIEPE
Adattamento e regia di Monica Faggiani
Reading a cura di Monica Faggiani e Silvia Soncini
Musica dal vivo
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