Letteratura

Uno spazio intimo di passato prossimo: Volo di paglia di Laura Fusconi

30 Agosto 2018

Un esordio compiuto quello di Laura Fusconi e del suo Volo di paglia. Difficile infatti non stupirsi della complessità di un racconto che, seguendo molteplici direttrici – di spazio e di tempo – accompagna il lettore attraverso l’esperienza di tre generazioni che, come per un sortilegio, si danno appuntamento in un antico borgo delle colline piacentine. La memoria di un passato recente, quello dell’Italia fascista, fatta di ricordi tramandati oralmente, di fotografie e case in rovina, quella di un passato sospeso, gli anni del boom, la Cinquecento, una gioventù spensierata e piena di aspettative nei confronti della vita, quella di ieri, il piccolo passato domestico di un gruppo di bambini che, ogni estate, si ritrovano in collina e, ogni volta, ricostruiscono un loro mondo “altro” rispetto alla città, un mondo lirico, fatto di nascondigli segreti, luoghi misteriosi e giochi inventati.

Tutto il romanzo è immerso in un’atmosfera ovattata, nella quale il punto di vista del narratore si sposta dall’una all’altra generazione senza grandi soluzioni di continuità. A fare da collante, da campo di battaglia per le vicende esistenziali irrisolte che, come se si trattasse di un romanzo giallo, si vanno via via chiarendo, la campagna piacentina, le sue colline, i campi, i granai, antiche case ormai abitate soltanto in estate e dimore di ombre abbandonate da tempo. Un piccolo cimitero, la chiesa del paese, una cascina. Sicuro punto di forza della Fusconi è la potenza evocativa nelle descrizioni. Non osserviamo uno scenario, un fondale costruito ad arte davanti al quale far muovere i protagonisti: sono luoghi veri che parlano, visti con gli occhi di chi – a distanza di anni – conserva ancora fresca nella memoria l’eco delle sensazioni che la campagna può trasmettere a chi la sa ascoltare: i più piccoli.

Il paesaggio vive attraverso lo sguardo vivo di Lidia e Luca – due amici separati dall’inverno e dalla vita di città – ma anche grazie allo sguardo recente di Mara – ex ragazza divisa fra città e campagna, in cerca di uno spazio in grado di accogliere i suoi pensieri e di fare da incubatore per le sue decisioni di donna. Vive anche dello sguardo annebbiato di Camillo, ormai confinato dalla malattia in un passato che, quotidianamente, si ripropone in un eterno e doloroso ritorno, e nello spirito di Lia, morta già da molti anni, motore però delle vicende narrate.

Perché Volo di paglia è un libro che scivola lungo due binari, quello della riflessione interiore- centrifugo, che allontana ogni protagonista e lo confina nel suo io, nei suoi problemi, nella lotta con i propri fantasmi – e quello del mondo – centripeto, che riporta tutti fra le mura del borgo ad affrontare, in modo molto concreto, la realtà, il quotidiano.

Non esiste l’uno senza l’altro, proprio come nella vita di tutti i giorni. Così l’elaborazione del passato diventa funzionale al presente e al futuro, permette di andare avanti, di non restare congelati – bellissima la descrizione della solitudine invernale di chi, fra i pochi, rimane sulle colline quando la stagione “di villeggiatura” si chiude – in un mondo sospeso. Si sente, fra le pagine del romanzo, una presenza forte (volontaria o involontaria che sia) della tradizione narrativa del realismo magico, delle grandi storie famigliari, fatte di case che trattengono pezzi di vita e di vite che s’intrecciano con la storia con la s maiuscola. Si sente anche un’influenza della tradizione, in larga parte italiana, del racconto per “ragazzi cresciuti”. La capacità di essere adulti, nello stile, nella struttura e nella forma, ma sapere trattenere quella semplicità – complessissima in realtà da riprodurre sulla carta – propria della tarda infanzia. Il senso del morboso, dell’attrazione per il proibito, il segreto, per le storie oscure, quelle che ti spingono a correre per la paura, dopo che ti hanno però portato a varcarne la soglia. Volo di paglia è un testo delicato, molto poco da “esordiente”, ancor meno generazionale. Difficile oggi. Una voce diversa, a tratti fané (ma nella sua poetica accezione), che – credo – avrà modo ancora di stupirci.

L. Fusconi, Volo di paglia, Fazi editore, 2018.

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