Letteratura

Una sestina per Luciano Berio

6 Marzo 2019

LA LINGUA NASCOSTA

A Luciano Berio

 

Nascesse a noi nascosta la natura

dell’atto in cui s’imbratta la ragione

con le cose, sentirne attraversata

screpolarsi la sillaba che intona

dal grembo scardinata la parola

senza schermo potremmo di figura.

 

Ma disgregata forse la figura

nel nudo nodo della sua natura

non si disegna in noi d’altra parola

il segno, che una fuga di ragione,

in cui soltanto per paura intona

qualche suono la mente attraversata

 

dalle cose, se pure attraversata

ma non trafitta, segna una figura

di sé la mente, che il silenzio intona:

da quell’abisso invoca una natura,

là dentro cerca e chiede la ragione

il senso che conforma la parola.

 

Ma non apre alla mente la parola

che parvenza di sensi attraversata

dai suoni, né disgombra la ragione

d’altro segno che della sua figura:

nessuna voce dice la natura,

solo sé stessa la parola intona.

 

Uscisse da sé stesso chi l’intona,

da sé non uscirebbe la parola,

né squarcia, risuonando, altra natura

che il segno in cui si specchia, attraversata

dall’ombra di sé stessa, la figura

per cui s’accende e spegne la ragione.

 

Toccasse ultimo inferno la ragione

il deserto di sillabe che intona,

smarrendo di sé stessa la figura,

almeno una parvenza di parola,

non questa lastra d’orme attraversata

dai fossili scampati alla natura.

 

Fossile di natura la ragione

attraversata d’ombre se c’intona

non è parola che la sua figura.

Roma, 5 marzo – 15 giugno 1995.

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