L’imperatrice, il nuovo romanzo di Liliana Nechita
Un mondo senza tempo, fatto di riti antichi, di tradizioni, tanto lontano dai demoni del progresso forzato quanto da un romanticismo bucolico idilliaco e rassicurante è quello de L’imperatrice, nuovo romanzo edito da FVE di Liliana Nechita, premio Donna dell’anno 2013 in Romania per il suo impegno in sostegno delle donne. Protagonista di un romanzo a metà fra saga familiare e racconto corale di una comunità è Olga, matriarca incrollabile di una famiglia che sembra tracciare, con le sue vicende personali, i contorni sfumati di un universo che sta scomparendo, quello della civiltà contadina. Il lavoro nei campi, il passaggio generazionale dalla povertà che non riesce a “mettere insieme il pranzo con la cena” a una vita di relativo agio, ma a costo di grandi sacrifici. Olga racconta e osserva ciò che la circonda: le diseguaglianze di genere che si declinano in uomini intenti a bere mentre le mogli, le figlie, faticano nei campi, i riti di passaggio, a metà fra magia e religione, le storie semplici di chi sembra distante dai grandi eventi della storia con la s maiuscola, ma che ogni giorno contribuisce a costruirla. Un mondo che può sembrarci lontano e alieno solo se dimentichiamo le nostre radici, un passato prossimo che ancora alcuni dei nostri “nonni” amano raccontare.
Pagina dopo pagina il racconto di Liliana Nechita ci riporta nelle nostre campagne, fra ricette tramandate a voce e filastrocche che curano il malocchio. Un mondo magistralmente descritto da Il mondo dei vinti di Nuto Revelli, che sembra quasi dialogare idealmente con L’Imperatrice, madre e allo stesso tempo figlia di donne forti, capaci di comprendere il cambiamento, senza cieca fiducia nel progresso, consapevoli del valore di un patrimonio di competenze familiari e, allo stesso tempo, in grado di superarne i limiti culturali. Avrebbe potuto essere imperatrice Olga, se solo avesse potuto studiare, ma la vita le ha imposto i ritmi dei campi e delle stagioni. Non per questo non riesce ad accogliere la nuora, che viene dalla città: diversa, ma allo stesso tempo attenta a entrare con rispetto in un contesto i cui codici non sono così chiari a chi non li conosce dall’infanzia. Un mondo che si sta sgretolando sotto la spinta dell’emigrazione e che, forse proprio per questo, viene custodito quasi con sacra devozione da chi rimane.
Liliana Nechita racconta tutto questo con una prosa essenziale, priva di fronzoli. Le sue descrizioni tratteggiano, in poche righe, un quadro vivissimo delle campagne rumene, delle case, dei personaggi. Non c’è compiacimento nostalgico, né un’esplicita morale del racconto: L’imperatrice è un romanzo militante perché offre al lettore uno spaccato di realtà dalla quale poter ricavare una sua personale lettura della storia recente, delle diversità e delle profonde somiglianze fra diverse culture unite dal rapporto diretto e stretto con la terra. Le pagine scorrono lasciando nel lettore una sensazione di crescente familiarità, di vicinanza di affetti e la curiosità di scoprire qualcosa in più sulle vite dei protagonisti. Un racconto che fa compagnia, forse proprio per quel senso di familiarità che trasmette e che lascia addosso una nostalgia sottile, per qualcosa che in fondo non abbiamo forse mai conosciuto.
Liliana Nechita è nata nel 1968 in Romania, vive in Italia da più di 15 anni dove assiste persone anziane. Esordisce nel 2013 con un libro sul drammatico fenomeno migratorio delle donne e delle madri romene, Cireşe amare, pubblicato in Italia nel 2017 dall’editore Laterza con il titolo “Ciliegie amare”. Nel 2013 in Romania le viene conferito il Premio Donna dell’anno per la promozione e la difesa dei diritti delle donne. I suoi libri sono tutti caratterizzati da forti tematiche sociali e impegno civile: “Bambole di fango” (2019) e “Piccola mamma” (2020), suo primo lavoro scritto in lingua italiana. Împărăteasa è stato pubblicato nel 2017 in Romania e ora approda in Italia con il titolo “L’imperatrice”.
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