Letteratura
Le lettere d’amore
“Lo sai quanti messaggi le ho scritto dopo che mi ha lasciato?”.
Dario alza un po’ la voce, mentre mi risponde così, tanto che nella saletta del caffè in cui ci troviamo, un paio di persone si girano verso di noi.
Lo so non dovevo provocarlo su quel tema.
Era meglio se parlavamo del tempo o delle vittorie di Sinner (è pure un appassionato di tennis…).
Ma quando mi ha chiesto di Alberto e di come funzionano le cose tra noi, che potevo dirgli?
Gli ho detto la verità: che io e Alberto siamo molto diversi, che abbiamo gusti, abitudini e persino bioritmi diversi, ma che non potremmo fare a meno l’uno dell’altra e per questo motivo stiamo insieme da così tanti anni.
E poi ho detto la frase fatale: “Come te e Ginevra, del resto!”
L’ho visto subito rabbuiato e sorpreso.
“Allora, Giulia, non sai niente?”
“Cosa dovrei sapere?”
“Sei l’unica a non sapere nel circondario che Ginevra mi ha lasciato.”
“Non ci posso credere! E quando? ”
“Tre mesi fa!”
“Ha una storia con un altro?”
“Che io sappia no. Ha solo detto che vuole vivere per conto suo. Dice che siamo troppo diversi l’uno dall’altra per poter convivere serenamente.”
“E tu che hai fatto? Non hai provato a convincerla a tornare?”
E qui lui a cominciato a parlare della tempesta di email e messaggi che le ha spedito, per dirle che l’ama e non può vivere senza di lei.
Non sapevo cosa dire, non sono brava nel dare consigli in occasioni come questa.
Per meglio dire: i consigli non amo darli, né riceverli.
Così ho cercato di buttarla in caciara:
“Sai che diceva Longanesi? Diceva che le lettere d’amore si scrivono a chi non si ama e raccontava di un amico che, quando era davvero innamorato, ricopiava quelle vecchie, scritte in passato a donne di cui non gli importava granché.”
“Scusa, Giulia, ma non capisco..”
“Non è difficile. Certo, è un paradosso, ma come tutti i paradossi, nasconde un fondo di verità. Perché scriviamo una lettera d’amore in genere? Lo facciamo perché vogliamo conquistare o riconquistare qualcuno. Nel momento in cui lo facciamo, però, è impossibile non tradire la nostra dipendenza dall’essere amato. Ogni vera lettera d’amore è quindi, quasi sempre, una dichiarazione di resa. Spesso incondizionata.”
Dario scuote la testa, poi mi dice :
“Non sono d’accordo né con Longanesi né con la teoria della resa. Quando si ama per davvero, consegnarsi disarmato nelle mani della persona amata è un piacere oltre che una necessità. Non so a te, ma a me , quando sono innamorato, mi prende un attacco di grafomania incontenibile. Se come poeta non fossi un cane, in quei momenti arriverei anche a scrivere delle poesie, come facevo da adolescente quando ero molto preso da una storia. Tutto questo, come puoi capire, non può manifestarsi col copia/incolla!”
“Capisco l’urgenza, capisco pure la necessità, ma perché non ragioni in termini di strategia?”
“Che vuol dire?”
“Pensa alla faccia che quasi sicuramente lei fa ogni volta che vede una tua e-mail oppure un tuo messaggio sul cellulare.”
“Che faccia fa, scusa?”
“La faccia di una che pensa: Accidenti, ancora questo!”
“E allora?”
“Allora cerca di farti desiderare. Poi dovrei sentire lei per capire meglio. Magari l’ultimo dei suoi pensieri è rimettersi con te, e allora ti consiglierei di cercartene un’altra. Oppure cerca solo la cosiddetta pausa di riflessione e allora ti conviene lasciarla riflettere in pace…”
“Dici?”
“Dico. E adesso scusami, devo proprio andare. Il caffè lo paghi tu?”
Dario sorride: “Certo, poi però mandami la fattura…”
“Per cosa?”
“Per la consulenza.”
“Non ti preoccupare, è stato un piacere!”
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