Letteratura
Il postino suona più volte
“Sa se la signora Vianello si è trasferita?” domanda il postino, fermandomi sul portone di casa, in Calle del Magazen, mentre sto rientrando, con il carrello della spesa carico di provviste.
Sto per dirgli che non conosco la signora di cui mi parla, quando dal terrazzo di fronte si affaccia una signora.
“In effetti sì, si è trasferita”, dice.
“Sa dirmi dove?”, chiede il postino.
“In cielo”, risponde la signora, mimando velocemente un crocefisso con un gesto della mano.
“Per le consegne da quelle parti non siamo ancora attrezzati”, dice l’uomo, “sa se c’è qualcuno che può ritirare la posta per lei?”
“Ogni tanto vengono i figli, ma anche loro è un pezzo che non li vedo”.
La signora saluta e rientra in casa.
Il postino mi guarda con espressione sconsolata, poi si sfoga con me: “Ma lo sa che è frustrante fare questo lavoro in questa città? Mai una volta che qualcuno ti apra! Non mi aprivano nemmeno nel periodo del lockdown, eppure erano tutti in casa!”
“Beh, nel caso della signora Vianello mi sembra che ci sia una giustificazione valida…”
“Morti veri e morti finti, questa è Venezia!”, ribatte l’uomo con fermezza.
Vorrei ribattere, ma poi penso che non ne ho voglia.
“Buona giornata”, dico mentre chiudo il portone.
Mentre sistemo la spesa nel frigo penso a quella definizione – citta di morti veri e morti finti- e la trovo ingiusta e lontanissima dal mio sentire.
Anche se, come molte bugie, con un piccolo fondo di verità
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