È atroce la luce, il secondo romanzo di Stefano Gelardini
È uscito, per 8tto Edizioni, il secondo romanzo di Stefano Gelardini. Si intitola È atroce la luce, un libro che gioca a raccontare l’evoluzione, forse sarebbe meglio dire l’involuzione, a cui sono sottoposti certi territori ai margini della storia e e della contemporaneità. Tutta la trama del libro si svolge a Morre, un piccolo paese dell’entroterra ligure. Un posto in cui i giorni si susseguono tra loro senza particolari novità. Questo luogo, sostanzialmente fermo e sempre uguale a sé stesso, viene travolto da un evento decisamente inaspettato, l’arrivo dell’autostrada che rappresenta una promessa di benessere per alcuni, ma anche una minaccia per gli agricoltori che vedranno i loro terreni confiscati per fare spazio al futuro. A cascata l’arrivo dell’autostrada imporrà alla storia un’evoluzione ancora più importante.
Il punto di vista di tutta la storia è quella di una coppia di coniugi che ha passato i sessanta: Giuà e Rea. Entrambi sono profondamente legati alla loro terra. Rea ha la forza e l’aspetto della natura, mentre Giuà non riesce a distinguere l’amore con cui si è dedicato negli anni ai propri campi dall’amore per sua moglie. Mentre la comunità deve fare i conti con le trasformazioni a cui andrà incontro, una frana, provocata dagli scavi per l’autostrada, distrugge il paese e porta alla luce delle ossa umane. Giuà sospetta da subito che appartengano al fratello Delio, un contrabbandiere scomparso venti anni prima in circostanze misteriose insieme al trittico della chiesa di Morre, il tesoro più prezioso della cittadina. Da allora, molti hanno sospettato che Delio fosse il responsabile del furto, perché Delio, a differenza del fratello Giuà, ha rinnegato le proprie radici per dedicarsi ad attività illecite. Con il ritrovamento delle ossa, il passato riemerge con forza e Giuà si trova a dover affrontare una verità terribile sepolta dal tempo.
L’autore del libro riesce a gestire bene l’arrivo nel mondo di Giuà e Rea dell’inaspettato, lasciando al lettore la curiosità di sapere pagina dopo pagina come andrà a finire. Emerge benissimo il conflitto che in certi posti del mondo rurale si vive tra progresso e tradizione. L’unico consiglio che verrebbe da dare all’autore, in tema di ambientazione, è quello di introdurre l’uso del dialetto in alcuni passaggi della trama. elemento che consentirebbe di contestualizzare meglio i luoghi all’interno dei quali si svolgono gli eventi, aggiungendo un suono importante a tutta la storia. La 8otto Edizioni è una casa editrice giovane che si è data come missione quella di portare all’attenzione dei lettori italiani autori di area anglofona. Recentemente ha introdotto anche una collana di narrativa italiana, B8ottoni – Storie cucite addosso, all’interno della quale si inserisce il libro di Stefano Gelardini.
Le fondatrici della casa editrice raccontano così a Satisfaction la genesi di questa nuova collana di narrativa: abbiamo sentito l’esigenza di offrire storie più vicine a noi, dicono al sito, più connesse al territorio, romanzi che parlano una lingua più familiare, più intima, ma che conservano ancora il brivido dell’inaspettato. È così che nasce B8ttoni, sottotitolo ‘storie cucite addosso’. E’ in questa collana che ha trovato posto il romanzo di Gelardini. Gli altri romanzi di autori italiani pubblicati in collana sono ‘La giraffa non c’entra’ di Irene Bonino, ‘Il corpo inverso’ di Barbara Guazzini e ‘Erba verde è il nostro letto’ di Marina Milani.
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