Letteratura
Delitto e Castigo di Fedor Dostoevskij
In questi giorni di isolamento, con la direttiva ministeriale di non uscire di casa, non è affatto una cattiva idea riuscire a trovare il tempo per sedersi e rileggere un classico. Questa settimana ho scelto per voi Delitto e Castigo di Fedor Dostoevskij, romanzo pubblicato nel 1866 ed uno dei primi a rendere famoso il celebre narratore russo, forse ancora oggi uno tra i più noti e popolari grazie al suo modo di riuscire a sostenere, in questo caso, una vicenda a sfondo poliziesco che regala grandi momenti di tensione ed effetto.
L’ambientazione è quella di una Pietroburgo in una calda stagione estiva, dove si incrociano le vicende e il grande tormento interiore del ventitreenne Raskol’nikov che rimane invischiato nell’omicidio, in parte premeditato e messo in atto dallo stesso protagonista ai danni di una anziana ebrea usuraia e della sua sorella. Il primo discrimine del romanzo avviene proprio qui, ovvero nella causa di tale premeditato “delitto”, dettato da ragioni etiche e di grande ingiustizia sociale in cui si trova Rodka (diminutivo del nome del protagonista) un giovane squattrinato bohémien che vaga per una Pietroburgo magnifica, solcata dall’incrocio di due fiumi. Rodka sarà tormentato fisicamente e moralmente dal senso di colpa, il “castigo” per il delitto commesso, sarà angosciato e obnubilato, destinato a fare i conti con un costante senso di colpa grazie a cui, però, inizierà a capire più della sua stessa esistenza e dinanzi a cui capirà che il peso della sua colpa è di gran lunga maggiore di quello del delitto commesso, una colpa che lo vedrà combattere in una scena teatrale a più voci in cui lui, il protagonista, sarà sempre in costante bilico tra il bene e il male.
Rodka troverà la sua redenzione nella vicinanza di Sonja, figlia dell’ubriacone Marmeladov che il giovane incontra nelle prime pagine del romanzo. Grazie a lei capirà che la sua redenzione e l’espiazione del delitto commesso non è nella prigione siberiana, ma nell’accettare di rinascere prima di tutto in modo spirituale, capendo prima di tutto di accettare e amare Sonja.
Attenzione però, non bisogna credere che il protagonista del romanzo sia solamente Raskol’nikov, Delitto e Castigo è una narrazione corale in cui ognuno dei personaggi ha una propria idea dell’andamento della storia, un’ossessione o comunque un punto di vista esclusivo sulla vicenda. Tale costruzione permette la nascita di almeno tre diverse linee narrative, oltre a quella dell’omicidio e della sua espiazione. Nel romanzo si trova infatti la storia delle miserie dei Marmeladov, il cui capofamiglia è un disoccupato alcolista che Rodka conosce nei bassifondi di Pietroburgo (uno dei primi titoli del romanzo di Doevstoevskij doveva proprio essere “Gli ubriachi”), ma la cui protagonista è Sonja, figlia del vecchio burbero, costretta a prostituirsi, animata da una profonda fede cristiana, che finirà per riuscire a salvare Raskol’nikov. C’è poi la storia di Dunja, sorella del protagonista, e della sua “educazione sentimentale” di cui sono innamorati Lužin, piccolo borghese maschilista e Svidrigajlov, “doppio” pervertito e amorale di Raskol’nikov che, incapace di redimersi, finirà suicida.
La tecnica di scrittura, bellissima, di Doestoevskij farà in modo che tutti i diversi rami narrativi finiscano per intrecciarsi e sovrapporsi, grazie all’azione di personaggi che ormai sono diventati storici per la letteratura mondiale così come Pietroburgo, città odiata, uno sfondo cupo, asfissiante, unico possibile per le miserie di tutti i personaggi. Una città sporca e piena di avvinazzati che fanno da contraltare ad una aristocrazia borghese del tutto insopportabile. Pietroburgo diventa così, in Delitto e Castigo, un’immagine desolante in una storia di salvifica redenzione.
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