2 Dicembre 2015
Niente più accesso ai fondi europei ai liberi professionisti italiani. Con un emendamento il Partito democratico fa retromarcia rispetto alla Legge di Stabilità approvata in prima lettura al Senato e ora al vaglio della Camera. La proposta di modifica è stata presentata da Alessia Rotta, componente della segreteria nazionale del Pd come responsabile Comunicazione. E lo scopo è chiaro: la soppressione di uno degli articoli che prevedeva l’accesso agli stanziamenti dell’Unione europea anche ai lavoratori autonomi. Un beneficio che avrebbe avuto tra i destinati i precari che si sono dovuti “inventare” il lavoro, oltre ovviamente ai professionisti di lungo corso.
La mossa ha fatto sobbalzare dalla sedia le associazioni di categoria. Confprofessioni, Confassociazioni, Acta e Alta Partecipazione hanno infatti unito le forze, manifestando in maniera unanime il dissenso e giudicando «incomprensibile» il comportamento del Pd. Anche perché quello di Alessia Rotta non è l’unico emendamento che va nella direzione di vietare l’accesso ai fondi Ue. Il testo approvato al Senato contemplava un articolo molto semplice: «I Piani operativi POR e PON del Fondo sociale europeo (FSE) e del Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), rientranti nella programmazione dei fondi strutturali europei 2014/2020, si intendono estesi anche ai liberi professionisti, in quanto equiparati alle piccole e medie imprese come esercenti attività economica, a prescindere dalla forma giuridica rivestita». Un riconoscimento importante per i tanti operatori del settore, che da tempo si erano impegnati nella battaglia per l’equiparazione alle piccole e medie imprese in termini di opportunità. Al Senato il risultato sembrava centrato, ma a Montecitorio è stato preparato il colpo di mano. A firma di un nome di primo piano del Pd.
Peraltro il Partito democratico rischia una figuraccia made in Europe, denotando un approccio non proprio incline alla promozione della concorrenza. Confprofessioni, Confassociazioni, Acta e Alta Partecipazione hanno sottolineato che la norma è prevista in un regolamento direttamente applicabile ai Paesi membri dell’Ue. «L’accesso alle risorse comunitarie viene consentito a tutti i professionisti esercenti attività economiche, indipendentemente dall’iscrizione in albi, elenchi, liste. Dunque, qualsiasi intervento teso ad escludere i liberi professionisti dai fondi strutturali Ue è contrario al diritto europeo, oltre che discriminatorio», incalzano le associazioni in una nota congiunta.
Anche l’associazione degli Enti previdenziali privati (AdePP) ha protestato. E in particolare ha evidenziato le difficoltà per molti liberi professionisti. «In un momento storico in cui i cambiamenti tecnologici e normativi modificano il quadro economico per i liberi professionisti che hanno subito notevolissimi cali di reddito e continueranno a scontrarsi con forti difficoltà, non si può dunque precludere l’opportunità per i lavoratori autonomi appartenenti alle diverse categorie professionali, di accedere ai fondi strutturali», ha spiegato l’associazione. In questo contesto – secondo l’AdePP – «le politiche comunitarie della “Strategia Europa 2020” e la loro attuazione ed implementazione a livello nazionale e regionale non possono dunque escludere il lavoro autonomo».
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Lavoro autonomo, Liberi professionisti