Multa record a Google, ma si tratta davvero di monopolio?
La Commissione europea ha imposto una sanzione di 2,42 miliardi di euro a Google per aver impedito lo sviluppo di una sana concorrenza all’interno del mercato dei motori di ricerca.
Nello specifico, la scelta di visualizzare in alto gli oggetti sponsorizzati provenienti dal comparatore commerciale proprietario, Google Shopping, secondo la Commissione impedirebbe ai competitor (gli altri servizi di comparazione prezzi) di raggiungere i consumatori.
La sanzione arriva dopo oltre 7 anni di indagini: miliardi di queries di ricerca sono state esaminate dalla Commissione al fine di verificare se vi sia stata o meno un abuso di posizione dominante.
In 7 anni, il settore della ricerca online, così come quello dell’e-commerce è cambiato tantissimo: nuovi player si sono aggiunti, altri sono spariti, altri ancora hanno esteso il loro business a settori diversi. Pensiamo ad esempio ad Amazon, che ha cominciato con i libri e che adesso permette ai suoi iscritti Prime di guardare film o ascoltare musica in streaming o di ordinare prodotti freschi e alimentari direttamente da casa.
La sentenza della Commissione, che impone a Google di modificare il layout di ricerca incriminato entro 90 giorni, sembra non tenere conto di questi enormi cambiamenti: l’arrivo di nuovi servizi e nuovi metodi per cercare ed acquistare prodotti fa sì che la rilevanza di Google in questo tipo di mercato non sia la stessa di 7 anni fa.
Pensiamo ancora ad Amazon, cui ci rivolgiamo direttamente utilizzando l’app installata sullo smartphone – e quindi senza passare dal motore di ricerca – quando vogliamo acquistare praticamente qualsiasi cosa. O a tutte le app per la compravendita di oggetti usati (Shpok!, Subito, Letgo) e ai motori di ricerca specializzati (Depop) che siamo abituati ad utilizzare bypassando Google.
Non solo, gli stessi social network sono di fatto competitor di Google nel mercato della ricerca online e della comparazione dei prezzi: su Facebook sono sempre di più i gruppi aperti dedicati alla compravendita dell’usato, così come la maggior parte delle pagine di negozi e di siti e-commerce utilizza il social network per raggiungere il pubblico (anche attraverso le sponsorizzazioni) e indirizzarlo all’acquisto senza uscire dalla piattaforma.
Infine, non dimentichiamoci degli assistenti personali (Siri, Alexa\Cortana, Facebook M, Bixby) che in futuro molto probabilmente saranno l’unico strumento per effettuare ricerche e per cercare prodotti da acquistare: il dominio di Google nel settore (con il suo Assistant) è tutt’altro che garantito.
Per definizione, il monopolio dovrebbe, in teoria, frenare l’innovazione nel settore, ma come vediamo dalla proliferazione di strumenti e di attori in gioco, non è certamente questo il caso.
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