La Germania ha una visione e difende i suoi interessi. Gli altri no
21 ore di riunione per un accordo. Se le guardiamo in prospettiva, le conclusione del Consiglio sono le uniche possibili. Di cosa parlino i “sovranisti”, i tifosi di Atene e della “dignità del popolo greco” non si è ancora capito. Qualche verità, dura e forse cattiva ma necessaria da capire:
1. La sovranità la abbiamo perduta, collettivamente, quando abbiamo adottato la Moneta unica e ancora più intensamente a seguito di quanto fatto per salvarla. Del resto rimango convinto che se la Grecia si trovasse oggi a fare default su debiti in dracme difficilmente riceverebbe condizioni migliori dai creditori privati.
2. Essa è ora esercitata, informe spesso oscure e contradditorie, da una serie di Istituzioni in cui tutti gli Stati membri sono presenti. Se la sovranità è persa, non necessariamente lo è quindi l’influenza. La Germania ha una visione, gli altri no.
3. Per sopravvivere all’interno dell’Unione, i Paesi membri devono diventare Stati moderni, possibilmente efficienti e dotati di rule of law. Le regole non si riscrivono per adattare questo o quel caso. Se nel secondo decennio del XXI secolo devi ancora mettere all’ordine del giorno la riforma (o la costituzione) del catasto, smettila di blaterale di solidarietà e fai ciò che la Storia e la decenza ti stanno chiedendo da qualche secolo.
4. Nessuno può e deve andarsene, e i Paesi piccoli sono “gestiti” avendo sempre in mente quelli grandi. Parlare a nuora perché’ suocera intenda. Creare un precedente per la Grecia significa poterlo invocare tra qualche anno per Roma o per Parigi. Inconcepibile
5. Tutto tranne l’Italia. I Nordici non hanno intenzione di trasformare l’Unione europea in un’Unione “italiana” in cui un pagatore di ultima istanza, la Lombardia con il contributo veneto ed emiliano mantiene tutti gli altri in una costante sospensione di responsabilità’ fiscale.
E’ quindi il migliore degli accordi e la leadership tedesca la più efficace? Assolutamente no, anche se è l’unica possibile, oggi e domani. Ho già scritto dei problemi politici, istituzionali e strutturali dell’UEM. Qui vorrei rimarcare la causa vera e ultimativa dei rischi connessi alla tenuta dell’UEM, i quali mi sembrano di natura macroeconomica.
Nel 2010 la leadership mercantile tedesca ha deciso che, una volta cominciato il valzer dei possibili fallimenti sovrani e/o bancari, la convergenza ai fondamentali tra i 19 Stati membri dell’UEM , doveva essere attuato attraverso una contrazione dei prezzi e dei salari reali nella “periferia”. Si poteva far crescere il core tenendo la periferia ferma. Tale opzione avrebbe imposto una manovra espansiva della domanda e un differenziale inflazionistico stabilmente a favore del core. Il che avrebbe messo a repentaglio il modello mercantile ed esportatore tedesco. Quindi si e’ fatto il contrario: o tenere fermo il core e far decrescere la periferia. Da qui la bomba politica e l’esplosione della questione sociale.
Nel mentre, Italia, Francia e Grecia, non si sono mosse di un metro. Nessuna riforma, nessun santuario interno fatto saltare. Nulla. Ed eccoci alle 21 ore di discussioni di domenica. Il principio di realta’, in assenza di politica, schiaccia tutti. Il prossimo che propone l’uscita dalla NATO e dalla leadership americana va processato per alto tradimento.
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