Milano
Quel bisogno di socialità e di spazi nella metropoli che corre
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A chi passa per il mezzanino che a Porta Venezia collega la stazione della metropolitana con il passante ferroviario, e a chi a Porta Garibaldi si trasferisce dalla stazione sotterranea a quella di superficie (ma forse ci sono anche altri luoghi che ignoro), da un po’ di tempo può capitare di incontrare molti ragazzi milanesi di origine latinoamericana che si incontrano per ballare insieme, inventando o riproducendo coreografie al suono della musica. Nel primo caso c’è una maggiore varietà quanto a età e a spettacoli, nel secondo è un fenomeno circoscritto ad alcuni orari serali e coinvolge ragazzi più grandi. Si organizzano da sé, con musica e, nel caso di un’attività prolungata, vettovaglie. In genere non occupano tutto lo spazio, lasciando ampie corsie per i pendolari che corrono per non perdere un treno. Il volume della musica è piuttosto alto, ma non quanto quello delle pubblicità che ormai infestano ogni fermata della linea della metropolitana, rendendo ogni viaggio un supplizio per chi voglia leggere o conversare in pace.
A volte si crea anche un pubblico, tra coloro che hanno meno fretta, e non mi sembra che ci siano state proteste da parte dei passanti. A Porta Garibaldi, visto l’orario in cui si esibiscono, producono addirittura l’effetto di rassicurare i pendolari, che percepiscono un presidio umano che dopo l’ora di punta nei giorni settimanali comincia a rarefarsi.
In realtà, al di là dell’interesse che si può provare per la musica sudamericana, mi sembra che questo fenomeno da un lato rappresenti un bell’esempio di aggregazione giovanile spontanea tutt’altro che scontato nell’èra dei rapporti virtuali, dall’altro denunci il bisogno in città di maggiori luoghi di socializzazione disponibili a chi non è strutturato in gruppi e associazioni o non ha risorse per affittare un locale. Sarebbe bello se il Comune, insieme con ATM e FN, venisse incontro a queste forme di socialità che arricchiscono il panorama urbano di Milano, magari sistemando quegli spazi immensi che a Porta Venezia cercavano uno scopo (la pavimentazione è terribile) e dotando entrambe le stazioni di qualche piccolo accorgimento (servizi igienici gratuiti e tenuti puliti, posti a sedere per gli spettatori occasionali o per le mamme che accompagnano i ragazzi, qualche distributore di bevande…) che facciano sentire questi giovani oggetto di interesse da parte della comunità e che favoriscano l’incontro con chi li vuole conoscere meglio.
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