Innovazione
Le intelligenze artificiali sanno sognare come noi?
Negli ultimi anni l’intelligenza artificiale e le sue applicazioni si sono guadagnate uno spazio predominante nella nostra vita e alcuni si chiedono, con timore, se un giorno l’essere umano potrà essere sostituito dalle macchine.
Ma cosa si intende quando si parla di intelligenza umana e artificiale? Analizzando il concetto dal punto di vista semantico, secondo la definizione proposta dall’Enciclopedia Treccani, l’intelligenza, in particolare quella umana, rappresenta quel complesso di facoltà psichiche e mentali che consentono all’uomo di pensare, comprendere, spiegare fatti o azioni elaborando modelli astratti della realtà, adattandosi a volte a situazioni nuove, modificando la situazione stessa quando questa presenta ostacoli all’adattamento. Partendo da questa definizione é possibile così creare una relazione tra l’intelligenza umana e quella artificiale, affermando che l’intelligenza artificiale è la capacità di una macchina di pensare e comportarsi come un essere umano. Studiare l’intelligenza artificiale significa dunque analizzare l’intelligenza umana allo scopo di comprenderne il funzionamento, per replicarne così i meccanismi. Una macchina apparirà così intelligente se riuscirà a convincere chi la sta utilizzando che avrà di fronte una persona reale: se alla domanda “Che tempo farà domani?” lo smartphone risponderà sensatamente seguendo una logica umana, inconsciamente noi lo umanizzeremo. L’intelligenza artificiale è dunque la capacità di ingannare l’essere umano.
Alla base della logica artificiale c’è l’algoritmo. L’algoritmo è il cuore e l’anima di ogni processo artificiale. Composto da una specifica sequenza di operazioni elementari necessita di informazioni univoche e razionali: se ad esempio, avendo l’algoritmo della ricetta per cucinare gli spaghetti, alla voce quantità di sale, si immettesse il valore “quanto basta” il processo si interromperebbe in quanto il valore risulterebbe essere incomprensibile. La stessa cosa succederebbe se chiedessimo al computer di cercare nella propria memoria la foto di quel bellissimo tramonto, al posto di indicare il nome univoco del file. La macchina non la troverebbe in quanto l’algoritmo non sarebbe in grado di percepire informazioni irrazionali come le emozioni.
La risoluzione di ogni problema nasce dall’astrazione e dal dubbio, peculiarità esclusive dell’essere umano.
L’aspetto che rende meravigliosa la mente umana è proprio la capacità di porsi dei dubbi. Dubbi morali o sulla pertinenza di un comando ricevuto. Proiettandosi in un prossimo futuro, nel caso di un potenziale investimento stradale, il pilota automatico di un’autovettura quali azioni potrebbe decidere di intraprendere? Potrebbe decidere di sacrificare il mezzo e il conducente, rischiando un incidente contro un’altra autovettura pur di salvare i pedoni che stanno attraversando la strada o di investire i pedoni pur di salvaguardare il conducente ed il mezzo? ipotizzando che decida di investire i pedoni se si trovasse nella condizione di dover scegliere tra un fanciullo o un anziano chi deciderebbe di salvare? Questioni legali e morali a cui la macchina non sarebbe in grado di offrire soluzioni autonome, se non quelle impostate in precedenza nel proprio software di guida.
Oltre al dubbio ritengo improbabile la possibilità di poter replicare un’altra particolarità dell’intelligenza umana: quello dell’irrazionalità. Quella fantasia irrazionale che porta un bambino a giocare con un amico immaginario e quell’irrazionalità che nella storia dell’umanità ha ispirato studiosi e scienziati a porsi delle domande oltre la logica e la conoscenza del tempo; e i filosofi, gli scrittori, i poeti e gli artisti ad immaginare e trascrivere in parole e opere i propri pensieri e le proprie emozioni.
Sono innumerevoli gli esperimenti condotti sulle potenzialità artistiche dell’intelligenza artificiale, ma ad opera terminata, ad esempio un quadro “dipinto” da una stampante, è stato sempre solo grazie all’astrattezza e all’immaginazione umana che si è potuto associare alle “pennellate” un particolare significato artistico.
È questo il limite invalicabile tra le macchine “intelligenti” e noi esseri umani: le prime sanno essere solo razionali, gli esseri umani invece nella loro razionalità sanno essere anche irrazionali. Quell’irrazionalità essenza dei nostri sogni che ci plasma e ci rende unici, umani ed irripetibili.
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