Tyler Cowen è un professore di economia della George Mason University di scuola austriaca. Autore insieme al collega Alex Tabarrok del blog Marginal Revolution, Cowen è diventato una celebrità grazie al suo libro “La Grande Stagnazione”. Critico dell’impatto effettivo dell’economia di internet sul tasso di crescita mondiale, Cowen si è spesso concentrato sulle trasformazioni economiche generate dal fluire delle informazioni e dalle trasformazioni culturali. In questa intervista spiega come siamo ancora piuttosto distanti da una nuova rivoluzione industriale in grado di cambiare il paradigma attuale.
A suo parere perché l’economia globale sembra essere incapace di tornare ai tassi di crescita comuni solo pochi anni fa?
Ci sono diversi elementi in ballo che spiegano il fenomeno. Per quanto riguarda gli Usa la rivoluzione tecnologica dell’IT semplicemente non ha aumentato la produttività quanto diverse persone si aspettavano avvenisse. Gli incrementi annuali di produttività in America oggi sono solo la metà rispetto al loro livello qualche decennio fa, e per tale problema non pare esserci in vista alcuna soluzione. In qualche maniera si potrebbe dire che abbiamo ormai preso e mangiato tutti i frutti facili da raccogliere, viviamo in un’era in cui appare difficile compiere dei progressi paragonabili a quelli dell’era delle rivoluzioni industriali.
Se invece ci spostiamo nell’Europa occidentale vediamo invece come da voi vi siano diversi problemi strutturali. I mercati del lavoro sono eccessivamente regolamentati, le tasse sono troppo elevate, e ormai appare evidente che l’Eurozona è semplicemente una pessima idea, anche qua senza soluzioni all’orizzonte. Infatti è ormai un bel po’ che i tassi di crescita nel Vecchio Continente sono decisamente bassi.
Le economie emergenti rappresentano invece un caso differente. Infatti la Cina si sta avvicinando all’esplosione di una bolla debitoria, quando si riprenderà da essa il paese tornerà a mostrare aumenti del pil elevati, anche se comunque non riuscirà più ad avvicinarsi agli incrementi del passato, nell’ordine del 10%. Gli altri emergenti invece sono in una fase di rallentamento in quanto subiscono il ciclo mondiale, che vede tutte le altre economie rallentare.
Perché tutte le attuali innovazioni tecnologiche non stanno spingendo il pil verso andamenti più robusti?
La verità è che queste tecnologie non sono poi così importanti come molta gente pensa. Infatti molte di esse riguardano semplicemente il modo in cui le informazioni vengono immagazzinate e manipolate. Senz’altro si tratta di novità gradevoli, e in effetti per moltissime persone passare il tempo su Facebook è meglio che guardare la televisione. Tutto ciò però non rappresenta certo un aiuto per migliorare i gravi problemi del mondo attuale, siano essi il traffico mattutino per andare al lavoro, il cancro o i prezzi elevati degli immobili. I progressi in queste aree critiche appaiono lenti e in alcuni casi addirittura negativi. Con il passare del tempo arriveranno molti altri progressi che faranno una grande differenza, questo processo sarà però più lungo di quello che pensiamo. Ad esempio mi vengono in mente aree quali le nano tecnologie, la medicina basata sul genoma e la stampa in 3-D. Tuttora però queste aree tecnologiche non costituiscono ancora una realtà rilevante della nostra vita quotidiana.
In una situazione come quella attuale di bassa crescita economica pensa che le Autorità monetarie riusciranno prima o poi a normalizzare la politica monetaria o ritiene che ormai ci dobbiamo rassegnare alla nostra dipendenza dal denaro facile?
I tassi di interesse bassi rappresentano la nuova normalità. Si tratta di uno sviluppo preoccupante in quanto vengono così continuamente create nuove bolle, grazie al fatto che investimenti rischiosi e altamente speculativi vengono incoraggiati. Infatti moltissimi investitori non possono certo accontentarsi di rendimenti pari a zero. Va inoltre ricordato come i tassi di interesse reali siano in calo dagli anni 80, pertanto non vi è ragione di pensare che questo trend andrà nel futuro prossimo a invertirsi. Si tratta di una prospettiva in verità preoccupante.
Qual è la sua visione di lungo periodo per i tre blocchi economici principali, Usa, EU e Cina ?
Gli Stati Uniti dovrebbero andare relativamente bene, anche se a ritmi inferiori rispetto al passato. Per quanto riguarda l’Unione Europea essa sempre di più mostrerà una divisione fra i vincitori economici e gli stati svantaggiati. Alla fine questo processo causerà una rottura dell’Unione lungo tale linea di demarcazione. La Cina attualmente è in mezzo a quello che viene definito un hard landing, ci impiegherà probabilmente 3-5 anni ad uscirne e a riprendere a crescere.
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