Industria

Cresce l’industria manifatturiera in Italia ma crescono anche le diseguaglianze

20 Maggio 2024

Come sta l’industria italiana? L’indice Istat, che sintetizza il clima di fiducia delle imprese manifatturiere italiane, resta in territorio negativo ma è in costante ripresa dai minimi di novembre 2023. I giudizi su ordini e domanda sono in miglioramento, nonostante un saldo ancora negativo sia sul fronte interno che sui mercati esteri. Inoltre, si riscontra un minor pessimismo degli operatori relativamente alle attese sulla produzione, che potrebbe presto concretizzarsi in un’inversione ciclica, interrompendo la fase di caduta dei livelli di attività in atto dal secondo trimestre del 2023.

Il fatturato dell’industria italiana dovrebbe così stabilizzarsi sui 1160 miliardi di euro a fine anno, a prezzi correnti, crescendo di 250 miliardi rispetto al 2019, a chiusura di un ciclo post-Covid da record. A prezzi costanti, le attese sono invece di moderato rimbalzo (+0,6 per cento), che consentirà di recuperare solo in parte quanto perso nel corso del 2023 (-2,1 per cento).

A fotografare l’industria italiana e i suoi settori è il report annuale di Intesa Sanpaolo presentato oggi con Prometeia che secondo le previsioni annuncia un secondo semestre dell’anno di maggior dinamismo, grazie all’impatto positivo che il rientro dell’inflazione avrà sulla domanda interna e internazionale, e al conseguente ribasso dei tassi d’interesse.

Sarà soprattutto il canale estero a fornire il contributo più rilevante alla performance del 2024. Il commercio mondiale ritroverà progressivamente slancio dopo la battuta d’arresto del 2023, pur a fronte di rischi geopolitici che potrebbero esercitare pressioni al ribasso. Buone opportunità di export emergeranno sia sui mercati extra-europei, soprattutto gli Stati Uniti, che stanno registrando performance superiori alle attese, sia all’interno dell’area UE, che nel 2023 aveva rallentato maggiormente in termini di scambi commerciali. Le imprese italiane saranno in grado di cogliere le opportunità offerte dai mercati internazionali, registrando una crescita dell’export del 2,6 per cento a prezzi costanti che confermerebbe la buona competitività dimostrata negli ultimi anni. Il processo di rafforzamento avviato post-crisi 2009, infatti, ha consentito a un nucleo sempre più ampio di aziende di inserirsi come partner affidabili nelle catene globali del valore e/o di conquistare quote nei mercati mondiali.

Anche il mercato interno darà un contributo positivo alla crescita 2024, ma in ridimensionamento rispetto al periodo post-pandemia, in particolare per quanto riguarda gli investimenti, sia nelle costruzioni, in fisiologica normalizzazione, sia nei beni strumentali, penalizzati dal lento passaggio al nuovo pacchetto incentivante Transizione 5.0.

Nel 2024 i consumi interni si manterranno in crescita posizionandosi sopra i livelli di spesa pre-Covid anche a prezzi costanti, grazie al recupero del reddito disponibile eroso dall’inflazione. A trainare il recupero saranno i servizi (in particolare quelli legati alla socialità, come alberghi e ristoranti, cultura e spettacolo) e i beni durevoli per la mobilità, che si confermeranno in crescita vivace, dopo il punto di minimo toccato durante la pandemia. In sostanziale tenuta la spesa per beni alimentari, che a seguito dei recenti rincari continuerà a incidere in maniera rilevante sulla spesa complessiva per consumi nel 2024, e sui redditi delle famiglie, togliendo spazi di recupero ai consumi di abbigliamento e calzature, soprattutto per le famiglie meno abbienti. I beni durevoli per la casa (mobili, elettrodomestici), invece, risentiranno dell’effetto di sgonfiamento degli incentivi rivolti al comparto delle ristrutturazioni edilizie.

Nello scenario di medio termine, l’industria manifatturiera italiana potrà crescere a tassi più dinamici nel biennio 2025-26 (+1,2 per cento medio annuo) in cui verranno realizzati gli investimenti del PNRR. La dinamica della crescita sarà più contenuta (sotto l’1 per cento medio annuo) nell’orizzonte al 2028, dove il mercato interno potrebbe perdere slancio in assenza di nuovi provvedimenti e il ruolo di traino tornerà a essere affidato soprattutto alle esportazioni. Gli investimenti nella doppia transizione digitale e ambientale saranno fondamentali per sostenere la competitività delle imprese italiane e saranno favoriti dall’attesa riduzione dei tassi di interesse a partire dalla seconda metà del 2024. Un salto di produttività si prefigura come necessario, anche per garantire continuità operativa in un contesto di progressivo calo demografico, che influirà negativamente sulla forza lavoro oltre che sui consumi interni.

Il quadro consumi delle famiglie italiane però resta comunque depresso. A fine 2023, l’Italia mostrava ancora un livello di consumi interni inferiore al 2007 (-1,1 per cento, sempre a prezzi costanti), a fronte di un sorpasso realizzato nei paesi concorrenti di Spagna (+2,3 per cento), Francia (+12,6 per cento) e Germania (+13,4 per cento, nonostante la debolezza dei consumi nell’ultimo biennio). Restringendo il confronto al periodo 2019-2023, il quadro appare meno penalizzante per il nostro Paese, con una spesa per consumi privati che a fine dello scorso anno si era riportata in pareggio sul 2019 (+0.3 per cento). La spesa media mensile delle famiglie residenti in Italia risulta assai depressa anche e soprattutto allargando l’orizzonte temporale all’ultimo decennio, in calo del 10.5 per cento rispetto al 2014, al netto delle spinte inflattive. A valori correnti, invece, la spesa famigliare è cresciuta da 2.519 a 2.728 euro mensili nel periodo 2014-23, con un aumento dell’8.3 per cento. La spesa media mensile delle famiglie mostra una sostanziale stabilità (sia in valori correnti sia in termini reali) fino al 2017, anno in cui si registra un incremento ma al contempo, per la prima volta dal 2014, aumenta anche la disuguaglianza, in un contesto in cui l’inflazione è progressivamente tornata a salire dopo un triennio di stabilità. Le prospettive sono di modesta crescita, frenata dalla debole dinamica salariale, dai vincoli di reddito (che interessano un numero crescente di famiglie, in particolare con minori, e i giovani), e da riduzione e invecchiamento della popolazione.

In questo contesto, i settori che avranno le maggiori opportunità di crescita nel medio periodo sono quelli legati alla twin transition e ai mercati esteri, a iniziare da Elettrotecnica (+2,6 per cento medio annuo nel quadriennio 2025-28, in termini di fatturato deflazionato), Meccanica (+2 per cento) ed Elettronica (+1,4 per cento), davanti agli Autoveicoli e moto (+0,9 per cento). Positive anche le prospettive per Largo consumo (+2,3 per cento) e Farmaceutica (+1,9 per cento), che oltre a una migliore tenuta sui mercati internazionali beneficeranno di una dinamica dei consumi interni più vivace rispetto ad altri comparti di spesa.

Le esportazioni saranno il principale driver di crescita anche per i produttori di beni di consumo tipici del Made in Italy, quali Sistema moda e Alimentare e bevande, che manterranno un ritmo di sviluppo di poco inferiore all’1 per cento medio annuo nel quadriennio di previsione, nonostante consumi domestici poco dinamici. Poco distanti nel ranking i produttori di beni durevoli per la casa, Elettrodomestici (+0,9 per cento) e Mobili (+0,7 per cento), che ancora una volta troveranno spunti di crescita soprattutto sui mercati esteri, grazie alla specializzazione su prodotti di fascia medio-alta, a fronte di un mercato domestico in fase di normalizzazione dopo il ciclo eccezionale degli anni post-Covid.

Nella parte bassa della graduatoria 2025-28 si posizionano tutti i settori produttori di beni intermedi, con spunti di crescita leggermente migliori per gli Intermedi chimici (+0,8 per cento), in particolare per le imprese più attive sui mercati internazionali e per i fornitori di largo consumo e farmaceutica attivi sul mercato interno. Sostanzialmente stazionari, in termini di crescita del fatturato deflazionato, i settori Metallurgia (+0,5 per cento), Altri intermedi (+0,3 per cento) e Prodotti in metallo (+0,1 per cento), che risentiranno dell’aumento dell’import penetration (soprattutto dai paesi asiatici, che beneficiano di forti vantaggi competitivi in queste specializzazioni posizionate a monte delle filiere).

Chiudono la graduatoria i Prodotti e materiali da costruzione, con fatturato deflazionato in calo (-1,2 per cento medio annuo nel 2025-28). Il settore, soprattutto il segmento dei materiali di base, risentirà della debolezza dell’edilizia residenziale sul mercato interno, in tutto l’orizzonte di previsione, a fronte di uno scenario più favorevole per i comparti più diversificati, come il vetro.

L’attesa è di una complessiva tenuta di margini e redditività del manifatturiero nell’orizzonte di previsione (MOL medio al 9,2 per cento e ROI medio al 7,8 per cento nel 2025-28), che potranno stazionare su livelli elevati garantendo alle imprese una buona sostenibilità dei debiti connessi agli investimenti.

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