Grandi imprese

Le macchine faranno tutti i lavori, tranne quelli che non sappiamo “descrivere”

2 Novembre 2014

Nel 1964 Isaac Asimov, scrisse questo testo incredibile:

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“The world of A.D. 2014 will have few routine jobs that cannot be done better by some machine than by any human being. […] The lucky few who can be involved in creative work of any sort will be the true elite of mankind, for they alone will do more than serve a machine.”

Un tempo il rapporto tra persona e macchina era di sostituzione.  A una tecnologia semplice (un martello, un aratro, un telaio, una pressa, etc.) si poteva dedicare una persona non particolarmente istruita e così l’attività manuale ripetitiva è stata progressivamente sostituita da macchine che hanno un rendimento superiore. Tutto questo ha comportato un abbassamento dei costi, e una grande quantità prodotta (come ad esempio nell’agricoltura, scesa al 2% della forza di lavoro totale). Se vogliamo esemplificare con una formula, il solo lavoro era:

 

[1]  Qt (w) = f ( N * Pu (w))

Dove: Qt (w) = quantità totale del lavoro w; w = tipo di attività; N = numero di persone; Pu = produttività umana nel lavoro w

 

Poi il rapporto è diventato complementare, ossia le macchine sono impiegate per fare qualcosa che non si poteva fare senza. Pensiamo alle gru, alle pale meccaniche per i trafori, etc. Qui si richiede una più alta istruzione che si complementa alla potenza meccanica delle tecnologie. Aggiungiamo alla formula precedente il lavoro delle macchine:

 

[2]  Qt (w) = f ( N * Pu (w)) + M * Pm

Dove: M = macchina semplice; Pm = produttività della macchina

 

La tecnologia non ha più solo impatti (in termini occupazionali, negativi) sulle attività manuali, ma sempre più conseguenze sulle attività cognitive; è l’era dell’informazione. Adesso si affaccia un modello esponenziale: al crescere della complessità dei computer, si deve affiancare una persona con una formazione tale da sfruttarli in tutte le loro funzioni, altrimenti tutte le operazioni ripetitive sono esse stesse computerizzabili e saranno le persone in toto ad essere sostituite. Cioè, se l’attività è complessa occorrono persone molto ben istruite, perché sono le più adatte a gestirle, anche negli imprevisti. In questo caso il lavoro delle macchine eleva il lavoro umano:

 

[3]  Qt (w) = f ( N * Pu (w)) ^Pc

Dove: Pc = produttività macchina complessa

 

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La tecnologia plasma da sempre la composizione della forza lavoro, con effetti benefici quando dà tempo alle persone di riorganizzarsi. E di cambiare. Il problema nasce quando irrompe sulla scena improvvisamente.

Molte imprese non ce la faranno e falliranno, perché:

–     il management non saprà affrontare il cambiamento

–     non troveranno le nuove competenze tra i lavoratori

–     saranno vincolate dalla lentezza e rigidità burocratiche.

 

Questi fattori aumenteranno le sfide per le persone che affronteranno una disoccupazione strutturale. L’introduzione inaspettata di tecnologie che rimpiazzano i lavoratori crea disastri che durano anni, perché per noi è difficile comprendere il trend esponenziale delle innovazioni che stiamo sperimentando. Ma ci sono anche molte tendenze che si possono prevedere anni prima ma per miopia o pigrizia non si intraprende il cambiamento. Un esempio sono i robot in fabbrica; esistono da tanto, ma ora la loro perfezione soppianta tantissimi lavoratori.

Non è solo un problema di macchine contro gli umani, ma di persone (poche) che reggono a stento la partita del lavoro, contro altri milioni che sono in panchina e non possono nemmeno giocarla. Sono i perdenti prima contro i loro pari, poi contro le macchine.

 

Ipotizziamo che possano esistere solo tre tipi di lavori:

–     quelli che danno ordini alle macchine (mentre esse imparano, modello Machine Learning)

–     quelli che prendono ordini dalle macchine (grazie all’Intelligenza Artificiale)

–     e tutto il resto dei lavori che la macchine (ancora) non sanno fare.

I primi due punti determinano ciò che ci resta da fare perché ogni attività è (o sta per essere) avvolta dalla tecnologia digitale. Quale lavoro resterà alla portata delle nostre capacità? Ci basterà essere relegati a fare quelle attività manuali (estetista, meccanico, fisioterapista, giardiniere, etc.) o una personalizzazione cognitiva (chi deve persuadere e convincere come il manager, venditore, etc.)?

 

E quanto durerà? Il tempo di trovare una regola per descriverli.

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“C’è soltanto una cosa che abbia valore: quella che non si può spiegare”, Georges Braque.

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