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Verybello è verymorto: ennesimo flop di Franceschini sul turismo
Verybello, il Verydisaster fortemente voluto dal Ministro della Cultura Dario Franceschini per promuovere nel mondo ed in particolare sui mercati del turismo gli eventi culturali organizzati durante Expo, ha definitivamente chiuso i battenti. Da poche settimane, infatti, il portale verybello.it non è più raggiungibile on line. E con la scomparsa del sito dal panorama web, si mette una pietra tombale sul sogno partorito da Franceschini e dai suoi consiglieri di fare di Verybello il contenitore per la promozione unica ed in chiave turistica a livello globale dell’immenso patrimonio di iniziative messe in campo nel nostro Paese.
A ben vedere, il destino di Verybello era già scritto al momento del suo travagliato battesimo, a gennaio del 2015. Allora venne preso di mira da decine di migliaia di navigatori della rete, sommerso di critiche, essenzialmente a causa del suo nome strampalato, che evocava l’inglese stentato con cui vengono generalmente ed in modo così poco generoso identificati gli italiani nel mondo.
In risposta alle furenti polemiche di quei giorni, il ministro della Cultura non trovò di meglio che rinforzare l’idea stereotipata dell’italiano medio privo di dimestichezza con la lingua di Shakespeare: «In 6 ore 500.000 accessi a verybello.it! Come speravamo grande pubblicità da ironie, critiche e cattiverie sul web… Verygrazie!», cinguettò Franceschini.
Ma i limiti dell’operazione andavano ben al di là delle criticità lessicali. Per affondare nella stessa strategia – probabilmente assente? – sottesa all’operazione Verybello.
Intanto perché Verybello è apparso come un inutile duplicato, per giunta avulso dal contesto di veicolazione turistica dell’Italia nel mondo. Un contenitore già ben avviato, dove si sarebbero potuti valorizzare in chiave turistica gli appuntamenti culturali, era infatti già nelle mani di Franceschini e sotto il suo diretto presidio. Parliamo di Italia.it, il portale dell’offerta turistica italiana e dunque anche di quella a valenza culturale, peraltro costato alle casse statali la bellezza di quasi 25 milioni di euro.
Poi perché il sito era nato con un carattere marcatamente verticistico ed autorefenziale, privo come era di una partecipazione dal basso della community della cultura sin dal momento della sua ideazione. Una community che avrebbe potuto alimentare l’oggetto digitale con contenuti, commenti, recensioni. Si è scelto, invece, di rinunciare all’apporto collaborativo della rete e, fiammata iniziale di visualizzazioni ma soprattutto di stroncature a parte, la presenza sui Social e più complessivamente nel mondo web di Verybello è stata irrisoria. Prova ne sono il numero esiguo di like e condivisioni dei post collezionati su Facebook, così come la scarsissima interazione generata con altri utenti su Twitter.
Infine Verybello non poteva che fermarsi a Pompei, e quindi ben prima di Eboli (!) – l’ultimo tweet riporta una notizia di una mostra organizzata nel sito archeologico campano – anche perché, finita la festa di Expo, nessuno, al Ministero della Cultura e del Turismo – a cominciare dai nuovi dirigenti catapultati alla Direzione Generale del Turismo – , ha voluto, almeno tentare, di tenere in vita la creatura di Dario Franceschini.
In tutto ciò, al di là della perdita di denaro pubblico – 35 mila euro per ideazione e progettazione di Verybello – si è trattato dell’ennesimo autogoal di Franceschini nell’esercizio della sua delega sulle materie del turismo. Un Verypeccato per l’Italia, che da anni non aggancia il trend di costante crescita del turismo internazionale, vero forziere, capace di aumentare arrivi e presenze, ma soprattutto redditività del comparto.
@albcrepaldi
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