Governo
Dove abita il radicalismo?
C’è un passaggio del Contratto di governo Lega-Cinque stelle che perentoriamente ordina “la chiusura immediata di tutte le associazioni islamiche radicali nonché di moschee e di luoghi di culto, comunque denominati, che risultano irregolari”.
Non è chi non veda che il termine “radicali” è assai generico applicato ad una religione.
Ci sono infiniti modi di declinarlo. Radicale è sicuramente chi predica il ritorno all’Islam delle “radici” o interpreta il Corano come “radice” della propria fede, ma questi sono modi che non costituiscono nessun reato.
Chi invece, dicendo di ispirarsi all’Islam, mette in essere atti violenti o terroristici non compie un reato perché “radicale”, ma perché attenta all’ordine pubblico.
Sarebbe stato più preciso l’uso del termine “associazioni islamiche fondamentaliste”?
Anche qui il termine non identifica immediatamente una religione che si fa minaccia concreta alla vita e alla libertà degli altri cittadini.
Però radicalismo e fondamentalismo sono sinonimi che si prestano a qualche considerazione.
Quando una religione diviene fondamentalista? Possiamo rispondere così: quando espunge la possibilità di un’interpretazione alla lettura dei propri testi sacri, ne compie una lettura letteralista priva di analisi e di argomentazione. E di conseguenza impone una sua verità cui ci si può solo adeguare. L’espressione più importante di una religione fondamentalista è il dogma.
Il fondamentalismo è nemico della cultura. Oliver Roy, grande conoscitore e interprete dei fenomeni religiosi del nostro tempo, parla di “santa ignoranza”[1] per classificare quelle religioni che avanzano “senza cultura”, senza intelligenza, prive di lettura simbolica del reale. Rifiutando ogni dialogo o contaminazione con l’arte, la letteratura, la poesia…viste come prodotti decadenti di un ateismo pericoloso.
Chiuso il convegno sulla famiglia di Verona e spenti i riflettori della polemica, qualche considerazione più pacata si può fare.
L’idea centrale è stata sicuramente questa: la famiglia è evento naturale.
Ecco questa è proprio un’idea fondamentalista. Priva di qualsiasi percorso culturale per leggere ad esempio i cambiamenti che nel corso della storia umana ha conosciuto la famiglia, la diversità del concetto di famiglia presso le infinite culture umane e religiose del mondo.
Massimo Recalcati, psicanalista e intellettuale, ha descritto così la riduzione di questa idea naturale della famiglia: “il mistero della generazione della vita e della sua accoglienza non può mai essere ridotto materialisticamente alle leggi della natura perché porta con sé quel miracolo della parola senza il quale l’umanizzazione della vita sarebbe semplicemente impossibile. Quale parola? Quella che davvero feconda la vita rendendola degna di vita, istituendola come vita di un figlio. Quella parola che nomina e riconosce in una vita particolare non la manifestazione anonima della natura, ma una vita umana, vita portata da un nome proprio. L’amore non è mai, infatti, amore generico per la vita, ma è sempre amore di un nome. Senza il miracolo della parola che adotta la vita del figlio non esiste né padre, né madre, non esiste quella responsabilità illimitata che istituisce la genitorialità ben al di là delle leggi della natura”.
Che cos’è la parola se non cultura? Che cos’è la parola se non interpretazione, immaginazione, creatività?
Vien da dire ai leghisti nostrani: proprio sicuri che il fondamentalismo/radicalismo abiti solo nell’orto del vicino (musulmano)?
[1] Olivier Roy, La santa ignoranza. Religioni senza cultura, Feltrinelli
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