Salvate il soldato Meloni (Arianna)

14 Settembre 2024

Ma quanto diavolo lavora Arianna Meloni, Atlante che regge sulle sue spalle il peso di tutto lo spoil system del primo partito italiano? Lo dico senza ironia, davvero, preoccupato per lei e per il senso del suo superlavoro per il Paese, che non è positivo.

Perché ci siamo trovati in questa bizzarra situazione? Provo a ricapitolare. I partiti politici sono, istituzionalmente, l’X Factor del potere, selezionano classe dirigente con innumerevoli audizioni e prove. Si parte dal distribuire i volantini (nel mio caso un militante più anziano, oggi politico di primo piano, mi appioppò lo striscione da tenere per tutta la manifestazione) e si sale fino a entrare nelle istituzioni, o dove serve e si può.

Dove le macchine sono rodate, i processi di selezione sono codificati e lunghi, dove, come accade nell’instant politics odierna, tutto capita veloce e casualmente come le scalate in Borsa, i processi sono personali, magari un po’ a capocchia, e soprattutto completamente rispondenti a quello che il/la leader vuole e pensa. Chi è tranquillo del suo, o molto integerrimo, selezionerà persone smart, chi sa che oggi ci siamo, domani chissà, selezionerà gente che non faccia ombra, la fedeltà prima di tutto.

La macchina meloniana di selezione della classe dirigente spinge questa casualità e personalizzazione ancora oltre: FDI ha una panchina cortissima, semplicemente non abbastanza persone per tutti i posti che arcignamente pretende, condizione necessaria (ma non sufficiente) a un radicamento nella stanza dei bottoni. A rendere le cose ancora più difficili c’è una classe dirigente “di sangue” ristretta e forgiata nell’opposizione tosta, che mangia con le mani perché non è mai stata invitata ufficialmente a tavola, e l’ambizione un po’ nevrotica della Premier a controllare tutto, a forgiare tutto a sua immagine. Una nevrosi che ora è evidente essere figlia della paura, di chi ha lanciato e vinto un’OPA sul Paese non avendo abbastanza divisioni per difenderla con nonchalance.

Non è la prima e non sarà l’ultima, almeno finché le cose della politica andranno così: già Matteo Renzi si circondò di sodali toscani, perché erano gli unici di cui si fidava per navigare nella casbah del potere. Che è un luogo, che non ha prescritto il dottore di frequentare, fatto di Marie Rosarie Boccia e anche di molto peggio. Faccendieri e perdigiorno che millantano una consuetudine con il potente di turno, lo blandiscono, scommettono sulla sua durata, sono i primi a omaggiarlo e i primi a sputargli. Sono utili alleati per la scalata, dove tutto fa brodo, ma scomodissimi compagni di viaggio. I vecchi partiti li gestivano, i nuovi rider no, hanno troppo da fare e confidano nella buona sorte e nell’aiuto dei fedelissimi, per questo hanno bisogno dei cerchi magici.

Nel caso di Giorgia Meloni, il cerchio è troppo stretto. L’attenzione mediatica rivolta alla sorella, che pare passare giornate intere a dipanare matasse dal comunello alla regione alle partecipate non è solo poco dignitoso per un Paese fondatore dell’Europa, che merita una classe dirigente competente, di valore e più ampia di un pranzo di Natale, ma è anche pericoloso.

Innanzitutto per lei, peraltro priva di qualunque incarico e guarentigia istituzionale, dacché è costantemente border line con quel traffico di influenze che piace a qualsiasi pubblico ministero: il maldestro complotto evocato dal Giornale altro non è che quello che potrebbe accadere da un giorno all’altro, con anche un probabile effetto domino. Non accuso nessuno e resto un garantista adamantino, ma sono abbastanza vecchio per sapere come queste cose rischiano di svilupparsi e di finire. Quel complotto probabilmente non esiste, ma il complotto è lo stato permanente della Politica, e bisogna avere le spalle per gestirlo-

Poi è pericoloso per il Governo: non si può controllare tutto, non parliamo di un borgo di 300 anime, ma dell’Italia, che non può essere una trattoria a conduzione famigliare. Se la classe dirigente attualmente al Governo non è abbastanza larga da esprimere le teste per lo spoil system, o si migliorano e allargano le teste, o si molla qualcosa.

La mia previsione è che non si mollerà, non si molla mai, non si può, e la panchina corta esigerà presto il suo tributo: il caso Sangiuliano e la sindrome da accerchiamento come profezia che si autoavvera rischiano seriamente di fare durare il governo molto meno di quanto avrebbe voluto, cosa che per il Paese non è mai un bene.

Dovesse accadere, almeno sia di monito per chi verrà dopo: non si conquista la Kamchatka con un solo carrarmatino, soprattutto se lo guida tua sorella.

TAG: Arianna meloni, complotto, giorgia meloni, governo, politica, Sangiuliano
CAT: Governo, Partiti e politici

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