Dimissioni di Lupi: in democrazia nessuno è indispensabile
A parte le grida di scandalo lette e ascoltate negli ultimi due giorni tra social e tg, la vera ragione per cui il ministro Lupi doveva dimettersi l’ha […]
Ora che il quadro inizia a delinearsi, emerge un fatto evidente: il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, si è fatto interprete dell’Italia più profonda, quella del “tengo famiglia” e del “devo sistemare mio figlio”. Le telefonate e il giro di mail – con curriculum vitae allegato e frasi tipo «è un bravo ragazzo» – non sono nulla di eclatante. Queste sono le storie di tutti i giorni, che magari vediamo passare al nostro fianco con capetti arroganti nel ruolo di protagonisti. L’unica differenza è che, nel caso specifico, la questione è finita sui giornali perché i nomi riguardano politici di rango e dirigenti super potenti.
Le caselle mail sono piene di “bravi ragazzi” che cercano lavoro in un’azienda, ma poi come è noto il percorso di studi e le esperienze lavorative finiscono per essere marginali. Un cognome e una sponsorizzazione pesano di più rispetto al talento in un determinato settore e al tempo speso nella formazione. Ci sono ambiti professionali in cui il lavoro viene tramandato come se ci fossero delle vere e proprie dinastie. Davvero siamo convinti che è sempre frutto di una adeguata preparazione?
Ma negli articoli che descrivono il caso Lupi con dovizia di dettagli, non noto alcuna dirompente novità rispetto all’Italia quotidiana, a dimostrazione che la divisione tra Prima e Seconda Repubblica è un’operazione artificiosa, utile per storici e giornalisti. Ma il metodo non è così diverso: la raccomandazione sembra non conoscere passaggi di Repubbliche. Forse rispetto al passato della Prima Repubblica assume un’altra denominazione, si dice segnalazione o “sollecito a valutare un curriculum” (provo a inventare).
Perciò l’indignazione che monta sui social mi sembra ammantata di ipocrisia, perché in fondo siamo parte integrante di quell’Italietta. Di fatto la conosciamo in maniera diretta. Ammetto che mi è capitato – non di rado – di sentir dire “Io quello non lo voto più (riferito a un politico, ndr), perché non ha fatto niente per me e per la mia famiglia”. Una frase che è il perfetto condensato del ‘caso Lupi’, in quanto trasuda la frustrazione per non poter usufruire di benefici particolari dal politico e dal potente di turno.
Questo discorso, ovviamente, non vuole assolvere la condotta morale (dal punto di vista giuridico nemmeno si pone la questione, visto che non è indagato) di Maurizio Lupi. Un ministro della Repubblica dovrebbe cercare di essere di esempio (sì, è una posizione da illusi, ma diciamo che è un ideale verso cui tendere) ai cittadini, senza incarnare i difetti di un popolo. Invece Maurizio Lupi ha ceduto al suo essere “mediano“, perciò dovrebbe rassegnare le dimissioni. Eppure, tutta questa vicenda deve sollevare una domanda in tutti noi: siamo sicuri che non avremmo cercare di “dare un mano” al nostro “bravo figlio”, sicuramente preparato e meritevole di adeguate occasioni?
Devi fare per commentare, è semplice e veloce.
Premessa: Lungi da me la difesa di Lupi, sono d’accordo con la sostanza dell’articolo. Tuttavia, davvero credete che la dinamica descritta sia una cosa soltanto Italiana??? Pensate che negli Stati Uniti, in Germania, e in altri posti del mondo non si alzino cornette del telefono per raccomandare questo o quello? Perché la parola “raccomandazione” in Italia ha una connotazione negativa? In Inglese, ad esempio, recommendation non ce l’ha, in America è normale, e persino richiesto, che vengano scritte lettere di raccomandazione formali e informali per qualsiasi posto di lavoro. Sinceramente, la cosa che mi fa specie è che Lupi non avesse sufficientemente stima per suo figlio, apparentemente bravo e meritevole, da lasciare che si giocasse la partita da sé, tanto il legame di parentela con un Ministro sarebbe venuto fuori da solo e avrebbe potuto fare buon gioco, ma implicitamente. Quello che non capisco è: cosa c’è di male nell’attivare rapporti e reti di relazioni normali, umane, quando ne va di un posto di lavoro? Il problema non è nella telefonata di Lupi, secondo me, ma andrebbe ricercato nell’atteggiamento di chi offriva il lavoro. Cercava un bravo ingegnere o un figlio di ministro? Se il figlio di Lupi è un bravo ingegnere, e anche il figlio di un Ministro, buon per lui, che male c’è che faccia carriera?
Premessa: Lungi da me la difesa di Lupi, sono d’accordo con la sostanza dell’articolo. Tuttavia, davvero credete che la dinamica descritta sia una cosa soltanto Italiana??? Pensate che negli Stati Uniti, in Germania, e in altri posti del mondo non si alzino cornette del telefono per raccomandare questo o quello? Perché la parola “raccomandazione” in Italia ha una connotazione negativa? In Inglese, ad esempio, recommendation non ce l’ha, in America è normale, e persino richiesto, che vengano scritte lettere di raccomandazione formali e informali per qualsiasi posto di lavoro. Sinceramente, la cosa che mi fa specie è che Lupi non avesse sufficientemente stima per suo figlio, apparentemente bravo e meritevole, da lasciare che si giocasse la partita da sé, tanto il legame di parentela con un Ministro sarebbe venuto fuori da solo e avrebbe potuto fare buon gioco, ma implicitamente. Quello che non capisco è: cosa c’è di male nell’attivare rapporti e reti di relazioni normali, umane, quando ne va di un posto di lavoro? Il problema non è nella telefonata di Lupi, secondo me, ma andrebbe ricercato nell’atteggiamento di chi offriva il lavoro. Cercava un bravo ingegnere o un figlio di ministro? Se il figlio di Lupi è un bravo ingegnere, e anche il figlio di un Ministro, buon per lui, che male c’è che faccia carriera?
Premessa: Lungi da me la difesa di Lupi, sono d’accordo con la sostanza dell’articolo. Tuttavia, davvero credete che la dinamica descritta sia una cosa soltanto Italiana??? Pensate che negli Stati Uniti, in Germania, e in altri posti del mondo non si alzino cornette del telefono per raccomandare questo o quello? Perché la parola “raccomandazione” in Italia ha una connotazione negativa? In Inglese, ad esempio, recommendation non ce l’ha, in America è normale, e persino richiesto, che vengano scritte lettere di raccomandazione formali e informali per qualsiasi posto di lavoro. Sinceramente, la cosa che mi fa specie è che Lupi non avesse sufficientemente stima per suo figlio, apparentemente bravo e meritevole, da lasciare che si giocasse la partita da sé, tanto il legame di parentela con un Ministro sarebbe venuto fuori da solo e avrebbe potuto fare buon gioco, ma implicitamente. Quello che non capisco è: cosa c’è di male nell’attivare rapporti e reti di relazioni normali, umane, quando ne va di un posto di lavoro? Il problema non è nella telefonata di Lupi, secondo me, ma andrebbe ricercato nell’atteggiamento di chi offriva il lavoro. Cercava un bravo ingegnere o un figlio di ministro? Se il figlio di Lupi è un bravo ingegnere, e anche il figlio di un Ministro, buon per lui, che male c’è che faccia carriera?
Premessa: Lungi da me la difesa di Lupi, sono d’accordo con la sostanza dell’articolo. Tuttavia, davvero credete che la dinamica descritta sia una cosa soltanto Italiana??? Pensate che negli Stati Uniti, in Germania, e in altri posti del mondo non si alzino cornette del telefono per raccomandare questo o quello? Perché la parola “raccomandazione” in Italia ha una connotazione negativa? In Inglese, ad esempio, recommendation non ce l’ha, in America è normale, e persino richiesto, che vengano scritte lettere di raccomandazione formali e informali per qualsiasi posto di lavoro. Sinceramente, la cosa che mi fa specie è che Lupi non avesse sufficientemente stima per suo figlio, apparentemente bravo e meritevole, da lasciare che si giocasse la partita da sé, tanto il legame di parentela con un Ministro sarebbe venuto fuori da solo e avrebbe potuto fare buon gioco, ma implicitamente. Quello che non capisco è: cosa c’è di male nell’attivare rapporti e reti di relazioni normali, umane, quando ne va di un posto di lavoro? Il problema non è nella telefonata di Lupi, secondo me, ma andrebbe ricercato nell’atteggiamento di chi offriva il lavoro. Cercava un bravo ingegnere o un figlio di ministro? Se il figlio di Lupi è un bravo ingegnere, e anche il figlio di un Ministro, buon per lui, che male c’è che faccia carriera?
Premessa: Lungi da me la difesa di Lupi, sono d’accordo con la sostanza dell’articolo. Tuttavia, davvero credete che la dinamica descritta sia una cosa soltanto Italiana??? Pensate che negli Stati Uniti, in Germania, e in altri posti del mondo non si alzino cornette del telefono per raccomandare questo o quello? Perché la parola “raccomandazione” in Italia ha una connotazione negativa? In Inglese, ad esempio, recommendation non ce l’ha, in America è normale, e persino richiesto, che vengano scritte lettere di raccomandazione formali e informali per qualsiasi posto di lavoro. Sinceramente, la cosa che mi fa specie è che Lupi non avesse sufficientemente stima per suo figlio, apparentemente bravo e meritevole, da lasciare che si giocasse la partita da sé, tanto il legame di parentela con un Ministro sarebbe venuto fuori da solo e avrebbe potuto fare buon gioco, ma implicitamente. Quello che non capisco è: cosa c’è di male nell’attivare rapporti e reti di relazioni normali, umane, quando ne va di un posto di lavoro? Il problema non è nella telefonata di Lupi, secondo me, ma andrebbe ricercato nell’atteggiamento di chi offriva il lavoro. Cercava un bravo ingegnere o un figlio di ministro? Se il figlio di Lupi è un bravo ingegnere, e anche il figlio di un Ministro, buon per lui, che male c’è che faccia carriera?
P.S. scusa, non so perché il mio Internet mi ha postato il commento cinque volte. Ovviamente non era intenzionale, rimuovine pure quattro, se sai come si fa!