Quelli che più tascio non si può
Nella mentalità corrente degli psicofascisti al potere è primario il concetto di supplizio come punizione, sia essa fisica o no. Ma poi, anche se non fisica lo diventa perché se ci si deve concentrare a punire la psiche, le conseguenze sul corpo sono inevitabili.
Una delle punizioni-supplizio più in voga per gli psicofascisti nostrani è verso i migranti.
Non immaginando il calvario che queste persone, pronte ad affrontare anche la morte in mare, nella maggior parte dei casi, passano durante la fuga dal paese di provenienza (il quale, comunque, se colui o colei fuggono significa che non è “sicuro”) viene loro preparato dagli psicofascisti un altro calvario nella terra di “accoglienza”.
Se chiedeste a uno psicofascista il perché, nella quasi totalità dei casi vi risponderebbe che hanno infranto la legge perché sono “clandestini”. Senza sapere nemmeno il profondo significato che questa parola si porta dietro.
Essere un clandestino, tra le tante cose, significa viaggiare a bordo di un mezzo senza biglietto, quindi in una situazione irregolare. Così come era attività politica clandestina quella della Carboneria, durante il Risorgimento, o della Resistenza durante il regime fascista.
Sono considerati “clandestini”, dagli psicofascisti, quei poveracci che viaggiano su barconi fatiscenti, avendo pagato un ricco biglietto ai trafficanti, nella speranza di superare quel braccio di mare che separa l’Africa dall’Europa. Ma clandestini non lo sono, proprio perché hanno pagato, e hanno pagato anche prima di salire sul barcone, nei lager libici che non sono hotel de luxe. E prima ancora attraversando deserti e in parte anche morendovi.
Una volta soccorsi, siano navi ONG o dello Stato, lo status non è più quello di “clandestino”, sempre nella classificazione erronea dello psicofascista, ma di “naufrago”. Il “naufrago” può essere tutto e il suo contrario: può essere una persona in fuga per i motivi più disparati, ma resta, comunque, una persona in pericolo di vita e quindi, a prescindere da tutto, va salvata.
Nella mentalità psicofascista chiunque arrivi su quei barconi è un migrante economico, un terrorista potenziale, e di sicuro uno stupratore. Uno che vuole approfittare del nostro “benessere”.
Così gli psicofascisti hanno fatto costruire in Albania dei contenitori per costoro che, nella loro ottica semplificatrice, sono clandestini senza diritto di asilo perché i paesi da dove provengono sono “sicuri”.
Forse bisognerebbe interrogarsi se l’Italia sia un paese “sicuro”, a questo punto, perché i canoni di sicurezza dovrebbero rispondere a quelli di un paese dove non ci sono discriminazioni, lavoro nero, sfruttamento sessuale, omicidi domestici, rapine, razzismo, omofobia, truffe tra privati e truffe allo Stato perfino da parte dei suoi funzionari, contro sé stessi, alla fine, e così via.
Mi parrebbe che l’Italia, da questo punto di vista, non assicuri i suoi cittadini sull’intero suo territorio e che ci siano quartieri delle città dove nemmeno la polizia o i carabinieri penetrino.
Ovviamente gli psicofascisti non lo ammetterebbero mai e darebbero la colpa agli immigrati di qualsiasi cosa, qualsiasi rapina, qualsiasi stupro, come ha fatto il Capitano più volte, solleticando la pancia degli psicopulcini elettori, e, in conclusione, mettendo in evidenza che il problema di molte periferie esiste pur negandolo.
La cosa divertente è che gli psicofascisti vorrebbero togliere il passaporto o non darlo affatto agli stranieri che non parlano la lingua e non condividono la cultura italiana. Bisognerebbe chiedere ai medesimi quanti italiani da generazioni conoscono la lingua, senza fare errori madornali, e la cultura italiana e, in questo caso, togliere la cittadinanza anche a loro, senza sapere però dove rispedirli, perché nati in Italia. Forse nei lager albanesi, in attesa di una richiesta d’asilo?
Forse sarebbe da fare l’esame a tutti coloro, in Parlamento e in Senato, di lingua, Storia, Geografia, Matematica, Scienze, perché le minchiate che si sentono sparare da deputati e ministri, pagati da noi con fior di stipendio, sono intollerabili.
Il substrato dello psicofascismo, che investe una piccola parte del Paese che crede di essere una maggioranza solo perché è stata eletta da una percentuale di elettori, è formato da persone assai ignoranti e, proprio per questo, superbe e arroganti, incapaci di contestare coll’intelligenza, perché non ne hanno. Appena presi in castagna iniziano a insultare, ad aggredire, perché è la loro chiave interpretativa della realtà. In questo sono come i veri fascisti, a cui si ispirano lontanamente; la prepotenza e l’illusione di essere onnipotenti è il loro biglietto da visita.
Naturalmente lo psicofascismo attuale ha una predisposizione al vittimismo, perché vede nemici ovunque, tutti in cospirazione contro i veri innovatori che vorrebbero riportare il Paese su dei binari percorribili. D’altro canto, come lo psicofascismo, il complesso persecutorio è una patologia grave. E quindi, se non riescono ad attuare i loro programmini di riforma, la colpa è sempre di qualcun altro.
Ovviamente la biondina, incapace perfino di usare la calcolatrice del suo telefono intelligente, forse anche più di lei, dopo aver voluto la bicicletta non riesce a pedalare, perché le manca tutto. Lei crede di conoscere il Paese ma non ha la più pallida idea di come l’Italia abbia funzionato e funzioni, e si affida a famigli che ne sanno meno di lei ma che le danno sicurezza per la loro “fedeltà”. Tutti, inevitabilmente, si dimostrano oltre che psicofascisti anche tascisti. Il tascio è sempre in agguato.
Una visione provinciale, forse più condominiale, del Paese, ferma a una società arcaica che esiste solamente nella sua testa e un concetto di famiglia onirico, forse perché lei sognerebbe che tutte le famiglie fossero come quella che lei non ha mai avuto.
Il considerare reato universale la maternità surrogata e stabilirlo perfino per legge, come se la legge italiana valesse in tutto l’Universo, per esempio, è una di quelle cose che mette in evidenza come l’intelligenza naturale proprio sia una lontana chimera. Nemmeno aiutata da quella artificiale, complementare, potrebbe raggiungere una parvenza di credibilità.
In questi due anni di malgoverno ne abbiamo sentite di tutti i colori dal fratellame d’Italia e alleati. Ora, dopo la finanziaria, quando gli italiani si renderanno conto che le tasse anziché diminuire sono aumentate, che la sanità è sempre più uno sfacelo, che, come dice il ministro Musumeci, gli italiani dovranno assicurarsi contro le alluvioni anziché lo Stato debba preoccuparsi di risanare il territorio, e tutta una serie di sovranismi campati in aria, forse gli italiani manifesteranno una certa stanchezza.
In Liguria la vittoria degli psicofascisti è stata sul filo di lana, anche perché parte dell’opposizione ha preferito astenersi boicottando la coalizione (ma che coalizione sarebbe, allora?), ma nelle prossime elezioni forse qualche dubbio in più verso chi si proponeva come l’azzeratore dei soprusi, delle ingiustizie, della pacchia che era finita, e compagnia cantante, come sempre piace dire alla biondina, potrebbe ossidare codesta sicumera psicofascista.
Non si dovrebbe dimenticare mai che gli italiani, a cui piace una figura forte, se si scocciano a quella figura forte (perfino le caricature come questa) fan fare una pessima fine.
Lo psicofascismo ci ha veramente rotto gli zibidei.
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