La misteriosa scomparsa del dottor Jekyll
Che cosa significa oggi destra in Italia? Forse razzismo, xenofobia, clericalismo radicale, antisemitismo? Può, invece, esistere una Destra nuova? Una buona Destra: liberale, laica, popolare, moderna, caratterizzata da valori quali il senso dello Stato, la meritocrazia, il rigore morale, la sobrietà, il libero mercato contro i monopoli, la fermezza, la legalità e la giustizia?
Filippo Rossi, con il suo nuovo libro, “Dalla parte di Jekyll, manifesto per una buona Destra”, ha provato a rispondere a queste domande, dando una speranza a tutti coloro che non si sentono rappresentati nell’attuale panorama politico; da chi si sente di Destra ma non della stessa destra di Gasparri, della Santanchè o di Salvini. “Oggi la parola destra non gode dello stesso favore universale, sembra piuttosto trasformarsi in un essere immondo, fa la faccia cattiva, divide invece che unire. È il regno dei peggiori. Attacca le intelligenze, non sopporta le élite. Patriottica a parole, nella realtà quotidiana violenta i legami del vivere civile, uccide ogni barlume di bontà. Soprattutto in Italia, la destra sembra accogliere tutto il male del mondo in una tragica metamorfosi in cui l’uomo diventa bestia. E in cui la cattiveria diventa valore e il politicamente scorretto si trasforma in inciviltà.”
Un punto di partenza. Questo l’intento di Rossi. Un’idea per ricostruire una Destra sana, moderna e laica, per mettere in un angolo i traditori che hanno usato la destra per i propri scopi, che l’hanno piegata a diventare contenitore di inciviltà, che l’hanno distorta a proprio piacimento andando contro i suoi stessi principi. Che ne è stato degli ideali liberali, della lotta ai monopoli, del rispetto della separazione dei poteri come mantra assoluto, della libertà intesa come espressione di sé stessi e della propria individualità, del culto della diversità come massima espressione dell’unicità dell’individuo?
“Lo spartiacque tra destra e sinistra è proprio l’egualitarismo, a sinistra l’elogio dell’eguaglianza a tutti i costi, a destra la difesa delle naturali diseguaglianze. Non ci si può dire di destra senza esaltare la diseguaglianza”. Ebbene, oggi a destra non c’è spazio per i diritti civili delle minoranze, gli immigrati disperati che cercano aiuto in Europa, persino quelli che credono in religioni diverse da quella di Roma vengono tenuti alla larga. Ma la vera destra “esalta le diversità, individuali, culturali. (…) Combatte affinché le diversità abbiano la forza di resistere all’omologazione”.
Allora bisognerebbe concentrarsi, per ripartire, sulla natura aristocratica della destra e sull’importanza dell’élite: perché a volte “un dirigente deve uscire dal gregge e prendere una strada diversa, (…) per guidare il suo popolo nella giusta direzione”. “Una destra nobile, aristocratica per scelta: l’aristocrazia del merito e non del sangue, della cultura e non della forza, della decisione e non della propaganda”. L’élite deve ritrovare la propria strada dopo aver delegato alla tecnica e all’economia il futuro, inebriate del liberismo sfrenato che ha portato alla rottura del “patto d’amore” con il popolo e alla “fine della storia”. Una Destra che deve ritrovare il significato di bellezza, persa nelle periferie disastrate, nei muri imbrattati delle nostre città, nei rifiuti ammassati ai lati delle strade, nei conseguenti comportamenti sociali dovuti all’incuria. Perché ”La città è un soggetto vivente e pensante, una casa comune da pulire, curare (e arredare) come fosse la nostra. (…) Voi vivreste in una casa sporca, trascurata, sciatta, senza quadri, senza tappeti, senza soprammobili, senza quella credenza che vi è sempre piaciuta tanto, senza tende alle finestre? Vivreste in una casa senza forma, senz’anima, senza identità? In una casa brutta?” “Se destra significa patriottismo, tradizione, identità nazionale, la destra italiana dovrebbe avere come obiettivo principe quello di proteggere la grande bellezza italiana”. “Quel che serve alla polis è la grande bellezza nella quale una comunità si possa specchiare, possa riconoscersi e confrontarsi. Per migliorarsi. Per vivere.”
Dovrebbe opporsi con spropositata forza a “un altro mattone nel muro dell’appartenenza, del noi contro loro, fino a cacciare il mondo e rimanere inesorabilmente soli. (…) Un muro che è stupidità ideologica(…) Ideologia è pensiero uniformato, è dittatura, è, seppur inconscio, totalitarismo”. La buona destra deve quindi opporsi al dogmatismo, sposare la moderazione, dare linfa a “quell’area magmatica e inquieta” che è infine dentro tutti noi, che significa vita. Deve ricacciare il rigurgito razzista e antisemita, che ha portato, tra le altre cose, alla degenerazione, gravissima, inaccettabile, dei violenti attacchi a Liliana Segre, sopravvissuta alla Shoah la quale, per un abominevole scherzo del destino, oggi è costretta ad essere accompagnata da una scorta.
La buona Destra di Rossi è gentile, dalle buone maniere, “garbatamente signorile, rigorosa, severa”, come una tradizione rinnegata dalla destra prima berlusconiana e poi salviniana, artefici di un linguaggio scarno, volgare, vagamente omofobo e razzista. Ripudia i politici che raccontano barzellette sporche ai comizi, che fanno politica con il mojito intenti a osservare i seni delle spogliarelliste. Prediligendo la sobrietà, il decoro e l’integrità come stile di vita, accompagnato da un linguaggio deciso, senza peli sulla lingua, certamente schietto ma al contempo forbito, elegante e composto. Mai come oggi all’Italia serve una rivoluzione che parta da destra, che cambi il linguaggio della politica, che si industri per dare voce ai cambiamenti liberali che il nostro Paese per troppo tempo ha rimandato. Mai come oggi all’Italia serve una destra forte e moderata, colta e tollerante, decisa e benevola, conservatrice e moderna. Una Destra che riporti il Paese alla crescita, non soltanto economica.
Una Destra matura e consapevole.
Una buona Destra.
Un commento
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La “buona destra” descritta ed invocata dall’autore nell’Italia di oggi non prenderebbe un voto. Purtroppo per tutti noi.