Caro Sala, lasci perdere esercito e mood trumpista per la sicurezza di Milano
Quando fai il sindaco di una grande città e chiami l’esercito – che non può usare armi e ingaggiare alcunché con chicchessia perché non soggetto di pubblica sicurezza – fai solo la parte di chi vuol dare false risposte, rischiando pure di cadere nel cliché delle buffonate. Robe che manco Rudy Giuliani. Almeno Alemanno a Roma chiamò l’esercito per la neve, con ilarità generale e formidabili spunti per la satira televisiva, certo: ma lì si fermò.
E’ bastata l’uccisione di un latinos a Loreto, un giro per la città insieme al presidente della Camera e un mood trumpista per vedere spuntare on line una notizia che dovrebbe fare riflettere, oltre che discutere. Il sindaco di Milano Beppe Sala ha intenzione di chiamare l’Esercito nel “quartiere multietnico” per sanare problemi di sicurezza. Occorre fare molta attenzione ogni volta che vengono evocati i soldati a piè sospinto (già presenti nel centro storico della Capitale) con un rituale output politico che fa a cazzotti ormai con tutto: Testo Unico di Pubblica Sicurezza, Costituzione, rispetto delle forze dell’ordine democratiche e buon senso democratico (a maggior ragione quando a spararla così è un sindaco del PD). Non che i problemi sulla sicurezza vadano sottovalutati, chiariamoci su una cosa però.
I soldati non hanno una preparazione alcuna in scenari di pubblica sicurezza. Hanno armamenti pesanti che, se solo-solo dovessero sparare, farebbero più danni tra i civili che altro. E non abbiamo ancora fatto la tara dei casini che passerebbe un soldato: dal momento che, dovesse ammazzare qualcuno, risponderebbe come un cittadino qualsiasi davanti ad una Corte d’Asssise.
Quando questa tastiera si trovava a Palermo, nel periodo delle stragi del 1992, si pensò di mandare i Vespri Siciliani in Sicilia. Ogni volta che qualcuno la mattina si alza e chiama i militari, penso sempre al Generale Piero La Porta, allora comandante del battaglione dei Vespri a Palermo, che in una intervista mi disse: “i militari usati in questo modo sono solo una dispendiosa prova muscolare il cui risultato consegna un gruppo di soldati, sparsi qua e là negli obiettivi c.d. sensibili, con funzioni da spaventapasseri”.
“Non lasciamo la questione in appalto alla destra” ha detto Sala ai cronisti. Ora, non ne voglia il sindaco. Che adesso si avverta l’esigenza di spararle – prima che possa spararle il Salvini di turno – o che ci si faccia pervadere dal mood trumpista giusto per restare “nel pezzo”, fa solo porre interrogativi sulla visione di un sindaco eletto sotto l’egida del Partito Democratico. Forse anche di un sindaco e basta. Le questioni vanno semmai lasciate “in appalto” al buon senso, all’essere attrezzati a dare risposte normali, magari del tipo milanese che t’aspetti, moderne e non medievali da pallacorda leghista e nemmeno da Giochi (Con) Frontiere.
Verrebbe perfino facile fare (leggasi perfino, non persino) pubblicità comparative con la Tolleranza Zero di Rudy Giuliani, ma non ci si riuscirebbe nemmeno: in USA l’esercito fa l’esercito e la polizia fa la polizia. Punto. Sono fondamenti elementari di un qualsiasi paese democratico che possa definirsi tale, con o senza PD. Peraltro. Il soldato che viene impiegato per compiti di pubblica sicurezza, secondo voi, a chi risponde? A chi ha giurato fedeltà? Al Questore o al Generale?
twitter: @scandura
2 Commenti
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Non evochiamo la polizia USA. Per carità. Gente obesa che, stante la impossibilità di agguantare qualcuno, fosse pure un ladro di chips,…spara.
E ammazza.
Ok, ma quello sarebbe un altro pezzo. Insisto: la polizia risponde a Questore e giustizia ordinaria, i soldati a Generali e tribunali militari. In tutti i paesi democratici i soldati fanno i soldati, la polizia fa polizia. Ari_punto.