Prevedibile boom dei vecchi minimi. Ma le misure ad hoc? Ci stiamo lavorando
Abbiamo raccontato la follia del nuovo regime dei minimi introdotto dalla Legge di Stabilità 2015.
Ecco perché non ci stupiamo affatto dei dati pubblicati ieri dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Nel mese di novembre 2014, 11.917 soggetti hanno aperto una partita IVA con il vecchio regime dei minimi in vigore fino al 31.12.2014, l’84% in più rispetto allo stesso mese del 2013. Dati in linea o addirittura maggiori li avremo probabilmente anche a dicembre 2014.
Il Ministero dice che tale aumento è possibilmente dovuto al fatto “che alcuni soggetti abbiano anticipato l’apertura della partita IVA entro la fine del 2014, ritenendo il regime allora in vigore più vantaggioso per la propria attività”.
Ovviamente non è una possibilità ma una certezza.
Non ci stancheremo di ripetere che tale rischio era scongiurabile con un provvedimento serio tale da coinvolgere anche i vecchi minimi ma tant’è. Pur rischiando (almeno nell’ipotesi in cui non vi sia esercizio effettivo di attività), chi ha potuto correre ai ripari l’ha fatto.
E chi invece tra i professionisti (giovani e meno giovani) sta programmando di aprire adesso una partita IVA?
Incertezza più assoluta. Anche noi consulenti non sappiamo cosa consigliare, se dire di aspettare o dire di aprire la partita iva con il regime ordinario, paradossalmente più conveniente, come abbiamo visto, rispetto al nuovo regime forfettario.
Dal governo sono stati promessi, all’indomani dell’approvazione della legge di stabilità, degli interventi correttivi ma sulle tempistiche tutto tace e, a domanda precisa, la risposta degli esponenti del PD è “ci stiamo lavorando” (in questo senso, sia l’Onorevole Matteo Orfini su twitter, sia l’Onorevole Alessia Rotta ieri durante la trasmissione Funamboli su 7gold).
Rimediare bene e subito avevo scritto nel mio precedente contributo ma pare che la questione non rientri tra le urgenze del Governo. Tanto è vero che tra i “10 punti per l’anno appena iniziato” il tema non compare nemmeno (del resto la questione non è stata neppure sfiorata nel corso della conferenza di fine anno).
Volendo, l’intervento correttivo potrebbe essere inserito in uno dei decreti attuativi della delega fiscale che approderanno in Consiglio dei Ministri il prossimo 20 febbraio ma, non essendo trapelate indiscrezioni in tal senso, dubito che ciò possa avvenire. Staremo a vedere.
Per il momento, non resta che accontentarci di un “ci stiamo lavorando”.
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