Governo
L’ “heri dicebamus” di Mario Draghi
Se Mario Draghi è “un politico”, la sua stoffa non è affatto quella dei colleghi, quanto meno per un aspetto non secondario: la coerenza.
Mentre, nei giorni scorsi, molti “politici” sono riusciti a battere il record della smentita arrivando a negare in giornata quanto avevano solennemente dichiarato su tutti i media appena poche ore prima, il premier Draghi, nel suo discorso programmatico al Senato del 17 febbraio 2021, ha ripreso molti temi e soprattutto molte soluzioni che già in passato aveva illustrato.
Se copiarsi non è un reato, soprattutto quando i problemi restano a marcire per anni, e li si ritrova irrisolti, sempre uguali e peggiorati nel tempo, avere rilanciato alcune fondamentali riforme fa ben sperare nella volontà (di tutti) di portarle, finalmente, a soluzione.
La concorrenza
“La concorrenza costituisce il miglior agente di giustizia sociale in un’economia, in una società, come quella italiana, nella cui storia è ricorrente il privilegio di pochi fondato sulla protezione dello Stato.” (31 maggio 2006)
La giustizia civile
“Il sistema giuridico e amministrativo influenza significativamente i costi e la competitività delle imprese. In Italia esso è stato a lungo indifferente alle ragioni del mercato. In una graduatoria della Banca Mondiale relativa alle procedure burocratiche e amministrative connesse con l’attività di impresa, l’Italia occupa la settantesima posizione, penultima fra i paesi dell’OCSE.” (31 maggio 2006)
“Va affrontato alla radice il problema di efficienza della giustizia civile: la durata stimata dei processi ordinari in primo grado supera i 1.000 giorni e colloca l’Italia al 157esimo posto su 183 paesi nelle graduatorie stilate dalla Banca Mondiale; l’incertezza che ne deriva è un fattore potente di attrito nel funzionamento dell’economia, oltre che di ingiustizia. Nostre stime indicano che la perdita annua di prodotto attribuibile ai difetti della nostra giustizia civile potrebbe giungere a un punto percentuale.” (31 maggio 2011)
La scuola
“L’istruzione si conferma al primo posto fra i campi dove un cambiamento forte è necessario. La bassa collocazione del nostro sistema scolastico nelle graduatorie internazionali ha una caratterizzazione territoriale che merita attenzione. Al Sud i divari nei livelli di apprendimento sono significativi già a partire dalla scuola primaria, tendono ad ampliarsi nei gradi successivi” (31 maggio 2007)
“Secondo valutazioni dell’OCSE, il distacco del sistema educativo italiano dalle migliori pratiche mondiali potrebbe implicare a lungo andare un minor tasso di crescita del PIL fino a un punto percentuale.” (31 maggio 2011)
La semplificazione amministrativa
“Dalla metà degli anni novanta sono stati realizzati interventi di semplificazione amministrativa e di miglioramento della regolamentazione. I risultati conseguiti sono stati parziali. Lo scostamento tra definizione formale delle misure e loro concreta applicazione resta un problema generale dell’ordinamento italiano.” (31 maggio 2006)
Gli ammortizzatori sociali
“Una mortalità eccessiva che colpisca per asfissia finanziaria anche aziende che avrebbero il potenziale per tornare a prosperare dopo la crisi è un secondo, grave rischio per la nostra economia. Un buon sistema di ammortizzatori sociali per chi cerca un nuovo lavoro, finanziariamente in equilibrio nell’arco del ciclo economico, attenua la preoccupazione dei lavoratori, sostiene i consumi, accresce la mobilità tra imprese e settori, favorisce la riallocazione delle competenze individuali verso gli impieghi più produttivi.” (29 maggio 2009)
Le infrastrutture
Le infrastrutture materiali sono un fattore cruciale per la competitività. Il divario tra la dotazione infrastrutturale dell’Italia e quella media degli altri principali paesi dell’Unione europea è più che triplicato negli ultimi vent’anni. (29 maggio 2009)
La pubblica amministrazione
“Le regole di bilancio non bastano a garantire l’uso efficiente delle risorse. Occorrono informazioni chiare e confrontabili sulla qualità dei servizi erogati dai diversi enti, che consentano alle singole amministrazioni di individuare i punti di debolezza del proprio sistema, ai cittadini di valutare l’azione degli amministratori, allo Stato di applicare meccanismi sanzionatori, incluso il potere di sostituirsi nella gestione agli enti che non garantiscano i livelli essenziali delle prestazioni. Numerose iniziative vanno in questa direzione. Il Ministero della Salute ha elaborato un gruppo sperimentale di indicatori di qualità, efficienza e appropriatezza del servizio definiti a livello regionale e di singolo ospedale o azienda sanitaria. Il Ministero dell’Istruzione ha inserito nelle valutazioni degli studenti prove standardizzate che accrescono la comparabilità degli scrutini e il loro valore per la verifica dell’efficacia dell’insegnamento. Il Consiglio superiore della magistratura ha individuato una metodologia per la definizione di classi omogenee di carico di lavoro dei magistrati, volta a valutarne la produttività.” (31 maggio 2010)
Corruzione e criminalità
“Studi empirici mostrano che la corruzione frena lo sviluppo economico. Stretta è la connessione tra la densità della criminalità organizzata e il livello di sviluppo: nelle tre regioni del Mezzogiorno in cui si concentra il 75 per cento del crimine organizzato il valore aggiunto pro capite del settore privato è pari al 45 per cento di quello del Centro Nord” (31 maggio 2010)
La parità di genere
“La scarsa partecipazione femminile al mercato del lavoro è un fattore cruciale di debolezza del sistema. Oggi il 60 per cento dei laureati è formato da giovani donne: conseguono il titolo in minor tempo dei loro colleghi maschi, con risultati in media migliori, sempre meno nelle tradizionali discipline umanistiche. Eppure in Italia l’occupazione femminile è ferma al 46 per cento della popolazione in età da lavoro, venti punti meno di quella maschile, è più bassa che in quasi tutti i paesi europei soprattutto nelle posizioni più elevate e per le donne con figli; le retribuzioni sono, a parità di istruzione ed esperienza, inferiori del 10 per cento a quelle maschili. Il tempo di cura della casa e della famiglia a carico delle donne resta in Italia molto maggiore che negli altri paesi: aiuterebbero maggiori servizi e una organizzazione del lavoro volti a consentire una migliore conciliazione tra vita e lavoro, una riduzione dei disincentivi impliciti nel regime fiscale.” (31 maggio 2011)
L’euro
“L’euro è irreversibile” (26 luglio 2012)
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