Un prima e un dopo Giulia
UN prima e un dopo. L’onda emotiva che il femminicidio di Giulia Cecchettin ha provocato ad ogni latitudine del Paese, del resto, quasi lo impone. E non perché – o non solo perché – questa storia sia più o meno drammatica rispetto ad altre, non per l’età anagrafica della vittima e del suo carnefice, non perché – o non solo perché – da inizio anno il fenomeno ha raggiunto la tripla cifra. Ma perché è giunto il momento di una presa di coscienza collettiva, di azioni e interventi troppo spesso rimandati e non più procrastinabili. Accogliamo con piacere il fatto che anche le istituzioni se ne siano finalmente accorte: tuttavia, però, il pacchetto di misure finalizzato al rafforzamento del Codice rosso nei casi di violenza di genere e l’introduzione dell’educazione affettiva nelle scuole – progetto il cui coordinamento è affidato ad Alessandro Amadori, negazionista della violenza sulle donne, sigh! – rischia di perdere d’efficacia se, poi, come spesso accade, i tempi che intercorrono tra l’applicazione delle misure (di alcune, tra cui ammonimento, divieto di avvicinamento, braccialetto elettronico, andrebbe valutato, a mio avviso, il reale potere deterrente) e l’avvio dei processi restano biblici; se non si comprende l’importanza – che già il Covid avrebbe dovuto insegnarci – della salute e del benessere psicologico fin dalla prima infanzia; se non si investono risorse per la rieducazione e il reinserimento sociale dei maltrattanti (sarò impopolare, ma è dovere di una società civile fare in modo che questi uomini comprendano i propri errori e riprendano in mano la propria vita, e tra questi c’è anche Filippo!); se non si supportano le donne nella loro piena e completa affermazione professionale, attraverso il rafforzamento di strumenti che le sgravino dai compiti di cura e accudimento dei figli che vengono loro tuttora assegnati in via esclusiva (salari adeguati, asili nido, congedi parentali per entrambi i genitori). Voi direte, il fatto che se ne parli così tanto è già qualcosa, è un piccolo passo. I cambiamenti dopotutto, in particolare quelli più radicali, richiedono tempo. Quello che è importante è non tornare indietro, non vanificare il sacrificio di Giulia che ha lasciato un messaggio a tutte e tutti noi. I cortei di giovani nelle piazze in questi ultimi giorni ne sono la testimonianza. Ci sarà un prima e un dopo Giulia. Indietro non si torna. Stavolta no.
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