Giustizia

Mancata cattura di Provenzano a Mezzojuso, l’informativa “Grande Oriente”

30 Ottobre 2021

L’informativa “Grande Oriente” fu consegnata dal colonnello Riccio, dopo diverse sollecitazioni, solo il 30 luglio 1996, quasi due mesi dopo la morte di Luigi Ilardo. Redatta dallo stesso Colonnello Riccio è, in via ufficiale, un’informativa del Raggruppamento Operativo Speciale Carabinieri, I° Reparto Investigativo, il cui protocollo è al n. 231 del 30 luglio 1996 e ha per oggetto «Indagine “Grande Oriente”». L’informativa è indirizzata alle Procure di Caltanissetta, Catania, Palermo e, per conoscenza, alle Procure di Genova e Messina. Nell’informativa si fa il punto sulle diverse confidenze e informazioni che l’Ilardo avrebbe fornito e si fa riferimento a una serie di registrazioni spontanee rese dall’Ilardo stesso.

Lo stesso colonnello Riccio così descrive i contenuti dell’informativa «Non potendo più usufruire della collaborazione
dell’ILARDO, tempestivamente estromesso nel momento in cui si apprestava a fornire detta collaborazione, questo referto vuole essere il compendio di tutte le informazioni, le attività investigative, le operazioni di P.G., le registrazioni ed i documenti forniti dall’ILARDO Luigi». È evidente il distacco del Riccio dall’Ilardo e, probabilmente, il puro fine utilitaristico del rapporto intercorrente tra i due finalizzato, da parte del Riccio, più al prestigio personale che non a un’operazione di polizia realizzata per conto dello Stato di cui era rappresentante pro tempore in quel momento, proprio in virtù di quel «tempestivamente estromesso» utilizzato per indicare l’omicidio di Ilardo «che venne “ordinato” da Madonia Giuseppe (all’epoca del fatto detenuto) con mandato trasmesso agli esecutori da Santapaola Vincenzo (anch’egli detenuto). La fase esecutiva sarebbe stata curata da Zuccaro Maurizio, La Causa Santo, Cocimano Orazio, Signorino Maurizio e Giuffrida Piero», come risulta dalla sentenza, definitiva, del procedimento sulla morte dell’Ilardo.

Nell’informativa si tratta anche l’argomento riguardante la cattura del boss Bernardo Provenzano che sarebbe dovuto avvenire grazie alle informazioni fornite dall’Ilardo che fu convocato, in quanto ancora organico all’organizzazione mafiosa e con compiti di responsabilità, dal Provenzano per discutere di problematiche relative la “famiglia” di Caltanissetta, cui l’Ilardo era parte.

Da più voci, come il solito male informate se non addirittura consapevoli di mentire, si continua a parlare dell’incontro avvenuto il 31 ottobre 1995 colorandolo con pittoresche affermazioni. A proposito dell’incontro avvenuto, pare, tra l’Ilardo e il Provenzano in data 31 ottobre 1995, nell’informativa redatta dal Riccio si legge che «dati i tempi ristretti di preavviso e non essendo pronto il materiale tecnico idoneo a garantire la cattura del latitante, in considerazione anche che l’incontro sarebbe avvenuto in territorio sconosciuto, in quanto in quel periodo il Provenzano si era allontanato da Bagheria, si decideva solo di pedinare il confidente. Servizio che veniva sospeso, allorquando, ci si accorgeva che i mafiosi, che proteggevano il latitante, stavano attuando manovre tese a verificare la presenza di eventuali servizi di pedinamento».

Furono quindi il Riccio e lo stesso Ilardo a decidere che durante l’incontro non dovesse avere addosso sistemi di registrazione, senza nessuna operazione di pedinamento e che non fosse prevista nessuna operazione repressiva nei confronti del Provenzano che potesse portare alla sua cattura.

L’organizzazione dell’incontro ci è svelata dal Riccio il quale, sempre nell’informativa sopra citata, dichiara che «la sera del 29 Ottobre 1995, lo scrivente veniva contattato
 telefonicamente dalla fonte che gli faceva comprendere di avere incontrato il FERRO Salvatore, il quale gli aveva dato appuntamento
 per le prime ore del Martedì 31.10.1995 al bivio di Mezzojuso, unitamente ed al VACCARO Lorenzo. 
Consigliava, pertanto, di raggiungerlo al più presto in quanto l’incontro poteva avere importanti sviluppi anche in direzione di PROVENZANO. Lo scrivente, rappresentata superiormente l’esigenza, si recava in
 Sicilia e la sera del 30 ottobre aveva modo di incontrare il confidente. La fonte gli confermava quanto già detto, ritenendo che l’appuntamento era propedeutico ad incontrare il PROVENZANO».

Le stesse parole del Riccio ci fanno ben capire che non c’era nessuna garanzia non solo di trovare in quel di Mezzojuso il Provenzano ma che questo incontro potesse essere l’occasione per la cattura del Provenzano stesso. Rispetto alla “messa in sicurezza” della fonte, Riccio spiega che «lo scrivente (all’Ilardo, ndr) faceva presente che con tutta probabilità sarebbe stato possibile solo un servizio di pedinamento e, su richiesta dalla fonte, per non pregiudicarne l’incolumità, il servizio di O.C.P. non sarebbe stato proseguito ad oltranza se si fosse riscontrata attività di contropedinamento o di verifica da parte dei mafiosi nel timore di essere seguiti.

La fonte dal canto suo avrebbe creato con il PROVENZANO i presupposti di un successivo incontro dove avrebbe potuto sfruttare strumenti tecnologici per facilitarne il suo pedinamento e rintraccio a distanza. Nel frattempo, come sempre, veniva istruito a cogliere ogni
particolare utile sia nelle precauzioni adottate dai favoreggiatori del PROVENZANO che dati utili alla localizzazione del luogo di incontro ed alla identificazione dei vari personaggi che avrebbe incontrato».

Il Riccio, quindi, non accompagnò l’Ilardo al supposto incontro con Provenzano tant’è che, nella stessa informativa scrive che «lo scrivente, alle ore 23,00 del 31 ottobre 1995, incontrava la fonte 
che riferiva di avere incontrato il latitante Bernardo PROVENZANO, in una casa con ovile posta lungo una trazzera che partiva sulla destra lungo il segmento stradale che collega i comuni di Mezzojuso e Vicari appartenente allo scorrimento veloce che porta da Palermo ad
 Agrigento».

Risulta evidente che nessun microfono, nessun pedinamento e nessun’altra attività repressiva fu messa in essere il 31 ottobre 1995 per decisione del Riccio in accordo con l’Ilardo stesso.

In un appunto del dottor Pignatone datato 1 novembre 1995 e relativo alle comunicazioni tra lui e il colonnello Riccio, si apprende che ha incontrato «RICCIO in ufficio verso le 13 del 1 novembre 1995 (il giorno successivo all’incontro, ndr). Mi ha detto di non essersi ancora incontrato con la “fonte” che gli aveva fatto capire per telefono che si era incontrata con GRECO Nicola su richiesta di quest’ultimo; che PROVENZANO si è spostato da Bagheria; che la “fonte” lo incontrerà a breve e che la cattura di Provenzano potrà quindi avvenire, senza serie difficoltà operative, entro un mese e comunque prima di Natale (…) si è impegnato a farmi sapere domani (2 novembre) l’esito dell’incontro che avrà stasera con la “fonte”».

Il possibile secondo incontro, quello in cui si sarebbe potuto effettuare un’azione repressiva che avrebbe generare l’arresto di Bernardo Provenzano, di fatto non c’è mai stato. Dissidi interni alla “famiglia” Madonia, cui l’Ilardo apparteneva, tennero bloccata questa possibilità tant’è che il Riccio scrive che «in data 2 aprile 1996, lo scrivente veniva contattato, telefonicamente, dalla fonte che riferiva che:

– i rapporti con la moglie di MADONIA si erano completamente rasserenati e che non vedeva più difficoltà nell’ottenere l’incontro con il PROVENZANO. Era inoltre in attesa di conoscere la data dell’incontro con gli EMMANUELO, che indicava approssimativamente o per sabato 6 aprile 1996 o nei giorni immediatamente dopo Pasqua;

– in “cosa nostra” perdurava quell’atmosfera cupa che preannunciava il verificarsi di grandi sconvolgimenti, ma di questi  aspetti, come di quelli politici, preferiva rimandarli in un colloquio
 riservato».

Risulta quindi evidente che l’Ilardo non fece mai nomi dei politici, perlomeno durante la fase di verbalizzazione delle informazioni se non in alcune farneticanti parti che rappresentavano una sua sensazione e mai una certezza, ma non si può escludere che, colloquialmente, ne abbia parlato con il Riccio ma di queste non esiste verbalizzazione anche per il modus-operandi dello stesso Riccio nella gestione del confidente che ha sempre voluto, anche per volontà dello Ilardo, gestire personalmente. A tal proposito si ricorda che nella relazione della Direzione Nazionale Antimafia del 13 settembre 1995, a firma dell’allora Capo del II Reparto dottor Antonio Pappalardo e indirizzata alla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo il Riccio “dopo reiterate richieste in questo senso ed a conclusione di una serie di tentativi rimasti in un primo tempo vanificati da asserite difficoltà a mettersi in contatto con “Oriente”, in data 7 settembre 1995 produceva una relazione di servizio, che si allega, con la quale riferiva dell’assoluta indisponibilità della fonte fiduciaria a stabilire contatti confidenziali con altri che non fosse lo stesso Riccio»..

Sempre a proposito dell’Ilardo, spesso si pensa che sia uscito dal carcere di Lecce, in cui era detenuto quando iniziò a collaborare con il colonnello Riccio, dopo aver scontato la pena che gli era stata inflitta. Ancora una volta nulla di più sbagliato. Ilardo uscì dal carcere di Lecce per motivi di salute nel gennaio 1994 ottenendo così la sospensione della pena. Durante il periodo di confidente del colonnello Riccio, lo si legge sempre nella sopra citata informativa, era il Riccio che garantiva all’Ilardo il proseguo della sospensione della pena come quando «in data 10 aprile 1995, in Genova, si è avuto altro incontro con la
nota fonte in quanto questa doveva sostenere visite mediche in
relazione all’imminente riesame da parte di quel Tribunale di
Sorveglianza della sua ennesima richiesta di sospensione pena.
Lo scrivente, nel corso di tale colloquio, così come già tante volte
accaduto nel corso del rapporto confidenziale che, oramai, durava da
quasi due anni, gli sottolineava ancora una volta come fosse sempre
più estraneo ad un contesto mafioso.
Ambito che gli impediva anche di affrontare e risolvere i problemi
familiari di cui ne sentiva maggiormente la responsabilità e che
avevano determinato l’iniziale scelta di collaborare con il sottoscritto,
e lo convinceva a valutare concretamente la possibilità di diventare un collaboratore di giustizia. Scelta che gli avrebbe permesso di affrontare definitivamente ed in
modo chiaro le sue responsabilità con la giustizia, senza ricorrere a soluzioni temporanee (vedasi sospensione pena per motivi di salute)
che non gli garantivano, per i tanti aspetti verificatisi negli ultimi
tempi, neanche la sicurezza personale nel suo ruolo di confidente».

La decisione dell’Ilardo di passare dal ruolo di confidente a quello di collaboratore fu, quindi, una specifica richiesta del Riccio il quale però scrive che «l’ILARDO, nel convincersi ad accettare questa scelta, da un lato dolorosa in quanto lo avrebbe condotto anche a parlare di tutti i suoi familiari, che costituivano da anni una base storica di “cosa nostra”, per mantenere il suo impegno sia con lo scrivente che con le Istituzioni in quei giorni avrebbe verificato la possibilità di accedere al PROVENZANO, visto che i rapporti con la SANTORO Giovanna (moglie del Madonia, ndr) si erano rasserenati e che la sua “famiglia” di Vallelunga era compatta e solidale con lui».

Relativamente, inoltre, all’affidabilità delle dichiarazioni rese al Riccio dall’Ilardo, e oggetto della registrazione audio di n. 8 cassette, durante una delle registrazioni, nello specifico quella contenuta nella cassetta n. 5, il Riccio fa all’Ilardo una domanda diretta alla quale l’Ilardo risponde:

RICCIO – In carcere venisti a conoscenza di altre notizie importanti o
significative?

ILARDO – Ma sempre…

RICCIO – Sempre da appartenenti a “Cosa Nostra”

ILARDO – Sempre da appartenenti a “Cosa Nostra”

RICCIO – Sempre per sentito dire

ILARDO – Sempre, certo, sempre per sentito dire.

Il termine tecnico utilizzabile in questi caso è “de relato”.

Appare evidente che l’incontro tra l’Ilardo e il Provenzano avvenuto il 31 ottobre 1995 non è stato un incontro monitorato direttamente né dal colonnello Riccio tantomeno da altre forze di polizia e che, proprio sulla base di quanto scritto dal colonnello Riccio nell’informativa denominata ”Grande Oriente”, non era finalizzato ad un’operazione di repressione con conseguente arresto del boss latitante bensì ad un incontro propedeutico a seguito del quale sarebbero stati effettuati accertamenti in preparazione del secondo incontro garantito dall’Ilardo, incontro che in realtà non avvenne mai.

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