Geopolitica
Il viaggio nella Russia che si ribella di Franceschelli e Varese
Pubblichiamo l’introduzione de “La Russia che si ribella”, di Maria Chiara Franceschelli e Federico Varese, edito da Altraeconomia. Ringraziamo autori ed editore.
Dall’inizio dell’invasione su larga scala dell’Ucraina, il 24 febbraio 2022, molte persone si sono chieste “perché i russi non si ribellano?”. Il dibattito pubblico ha spesso invocato un’atavica apatia del popolo russo, assuefatto a secoli di oppressione, privo del patrimonio genetico della democrazia, impantanato in un Paese che ha conosciuto solo autoritarismo. “La Russia che si ribella” ripercorre la storia dell’opposizione a Putin, dal momento del suo insediamento nel 2000 a oggi, e mostra come i russi non corrispondano affatto a quell’immagine diffusa. Nella prima parte del libro diamo la parola a cinque persone che raccontano la loro vita all’opposizione. Siamo andati alla ricerca di voci non convenzionali nel mondo accademico, giornalistico, nell’attivismo di base, tra le persone comuni e nella Chiesa ortodossa. Ogni intervista getta luce su un aspetto specifico della società e della politica russe: il culto della Seconda guerra mondiale, costruito ad arte dal regime; la Chiesa ortodossa come elemento chiave di appoggio al putinismo; i sondaggi di opinione come forma moderna di plebiscito; lo stravolgimento dei più basilari princìpi del diritto, anche quello di marca sovietica; il ruolo delle Università nel soffocare il pensiero critico. Allo stesso tempo, questi dialoghi ci ricordano la dimensione umana, quotidiana della resistenza: i nostri intervistati hanno progetti sentimentali, problemi pratici, un gatto da accudire, dei nipoti da proteggere. Non sono eroi ma persone come tante, non disposte a tacere. Come detto in nota questo libro non è un instant book: abbiamo seguito per due anni le vicende delle persone, e continueremo a seguirle anche dopo la pubblicazione. I dialoghi sono quindi scanditi nel tempo e mettono in luce cosa è successo nella loro vita in tutto il periodo, dal 2022 a oggi. Invece di scattare una fotografia, abbiamo cercato di girare un film.
Nella seconda parte raccontiamo, a partire da una cronologia ragionata dell’opposizione e della repressione, i molti episodi di dissenso collettivo che si sono susseguiti dal 2000 fino allo scoppio della guerra, e poi dopo lo spartiacque del 24 febbraio, nonostante la parabola ascendente della repressione putiniana. Certo, il febbraio del 2022 segna una cesura: l’invasione dell’Ucraina permette al regime di giustificare una repressione ancora più draconiana, e così gli episodi di resistenza aperta si riducono e le forme cambiano, come mostra il Glossario della resistenza. Non bisogna tuttavia cadere nell’inganno che interpreta le poche mobilitazioni tradizionali come sinonimo di un atteggiamento passivo o di completa indifferenza: pur messa a dura prova da una erosione graduale e costante del proprio margine di manovra, la società civile russa ha usato, negli anni, un vasto repertorio di espressioni di dissenso alternative. Capire come queste si articolino è fondamentale per una maggiore comprensione di ciò che succede in Russia oggi. In un momento in cui molti hanno paura di protestare, minoranze attive continuano a scavare, anche se indubbiamente con difficoltà, spesso costrette all’esilio.
Come ebbe a dire Cassio nell’“Otello” di Shakespeare, ciò cheavviene nel mondo non è colpa delle stelle ma delle azioni di uomini e donne particolari. Anche noi crediamo che le Nazioni, gli Stati non siano entità dotate di un’anima, di una personalità, tanto meno di una missione. Chi agisce sono gli individui, ognuno responsabile per le proprie scelte, siano esse malvagie o coraggiose. Dedichiamo questo nostro piccolo contributo a tutte le persone che, in ogni parte del mondo, scelgono di ribellarsi contro i dittatori, chiunque essi siano e qualunque maschera essi decidano di indossare. Come ci insegna da tanti anni Goffredo Fofi, bisogna dire a questo stato di cose un semplice, netto, “no”.
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