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Webeti contro la webtax

29 Novembre 2017

La Webtax è una proposta di legge a cui si possono fare molte critiche, tuttavia due fra quelle più diffuse sono semplicemente ridicole.

La prima sostiene che “la web tax ricadrà sui consumatori”.

Facciamo un po’ di chiarezza, qualunque tassa viene incorporata in tutto o in parte nella definizione del prezzo finale.

D’altronde solo un operatore economico imbecille non computerebbe la tassa sui rifiuti nella determinazione del prezzo a cui proporre sul mercato un bene o un servizio.

Riuscite a immaginare un’impresa che vende mele e qualche mese dopo si rende conto che deve pagare iva e tanti altri simpatici balzelli?

Ovviamente, un’azienda può decidere di non aumentare nella stessa misura della nuova tassa il prezzo complessivo della produzione.

Paradossalmente, in un mercato a concorrenza perfetta (il whalalla del liberale immaginario), l’azienda dovrà scaricare per intero la nuova tassa sul prezzo finale perché, per definizione di concorrenza perfetta, non ha margini di manovra.

Fortunatamente, si fa per dire, i mercati a concorrenza perfetta non esistono nella realtà, pertanto le aziende hanno maggiore libertà nel decidere che quota della tassa incorporare nel prezzo finale. Al punto che possiamo immaginare che in un mercato monopolista o oligopolista può essere nell’interesse degli operatori incorporarla anche solo in minima parte nel prezzo finale per non compromettere il volume complessivo.

Insomma, dire che la webtax ricadrà sui consumatori è una banalità, ma usarlo come argomento contro la web tax è da sciocchi.

La seconda critica è che “la webtax in un paese solo non ha senso, perché è facilmente aggirabile”

Effettivamente, qualunque tassa locale, nazionale o sovranazionale è aggirabile.

Proprio per questo, a meno che nell’ultima mezz’ora tutti gli Stati del mondo non abbiamo trovato un accordo per imporre la “webtax”, il fatto che a imporla sia un solo paese o un organismo sovranazionale, come l’Unione Europea, non cambia di molto le cose. Pertanto invocare l’intervento europeo sembra sempre più un modo sospetto di procastinare all’infinito.

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