Fisco

Concorso dell’Agenzia delle Entrate: «Scatena il delatore che è in te!»

27 Febbraio 2015

Ci piacerebbe sapere cosa pensa delle libertà democratiche la signora Rossella Orlandi, nuova direttrice dell’Agenzia delle Entrate. Ci piacerebbe capire s’Ella le ritenga fondamentali o se al contrario – vecchio adagio dei tempi molto grami – crede se ne possa fare agevolmente a meno, barattandole con norme emergenziali da non dormirci la notte. Non sappiamo se tutto ciò sia un preciso input del governo, «un indirizzo nuovo» contro l’enorme evasione che ci assilla, ma fa una certa sensazione che sotto la gestione di Matteo Renzi le prerogative dei cittadini perdano peso in favore di una problematica restrizione dei diritti.

Abbiamo sottolineato qualche giorno fa la situazione nient’affatto tranquillizzante in cui ognuno di noi verrà a trovarsi, «mappato» dall’Agenzia delle Entrate  in tutti i suoi movimenti, non solo bancari, ma di qualunque ordine e tipo. Per intenderci, qualunque tipo di transazione venga chiusa con carta elettronica. Abbiamo denunciato al Garante della Privacy la concreta possibilità che in questo modo il Fisco acquisisca surrettiziamente una gigantesca mappatura sui nostri stili di vita con tutte le conseguenze e i pericoli che potete immaginare. Il Garante ci ha risposto con una lettera puntuale in cui non nega che questa possibilità esista in linea ideale, garantendo però che tutto è stato predisposto insieme all’Agenzia delle Entrate perché questo non succeda.

Adesso siamo alla seconda puntata sui diritti mancati. Con una circolare piuttosto dettagliata che ha per oggetto: «Segnalazione interna di condotte illecite», l’Agenzia delle Entrata inaugura sostanzialmente il grande concorso a premi: «Scatena il delatore che è in te!» In buona sostanza, con il patrocinio di Raffaele Cantone, ormai madonna pellegrina di ogni battaglia etica, si invitano i dipendenti dell’Agenzia delle Entrate a trasformarsi in piccoli sceriffi per contrastare dall’interno furbi e corrotti: «Dobbiamo accollarci insieme – scrive Rossella Orlandi – il carico di denunciare i comportamenti illeciti, non solo i reati, ma tutte quelle condotte che non possono e non devono appartenere al comune sentire di una amministrazione sana, che chiede ogni giorno correttezza e trasparenza a 43 milioni di italiani».

La questione qui è chiarissima e l’Agenzia è perfettamente consapevole di una restrizione delle libertà personali, quando si certifica che si può tranquillamente andare ben oltre il penale, territorio – questo sì – che dovrebbe muovere a denuncia ogni cittadino responsabile, per sconfinare nel grande mondo del sospetto. Ogni impiegato potrà vigilare sul vicino di scrivania e su tutti quelli che gli susciteranno dei dubbi, potrà stilare rapporti, quando mosso dal sospetto, e inviarli a una sorta di bacheca elettronica dell’Agenzia, garantito da uno stretto anonimato, ci mancherebbe. La tipologia del sospetto definisce naturalmente i contorni del sospettato: chi cerca di entrare nel cervellone aziendale, chi eventualmente “tresca” con dei commercialisti esterni, chi fischiettando si presenta da un collega e gli chiede la posizione tributaria di Tizio o di Caio e altre mille tipologie più o meno sosfisticate. Ovviamente la gravità del sospetto è tutta in carico al denunciante, che in questo modo potrà agevolmente trasformarsi in un modesto Torquemada de noantri. E come per le denunce mafiose, quelle sì un pochino più serie, anche in questo caso si metterà in moto un “programma protezione” con cui schermare «l’identità del denunciante preservandolo da ogni rischio di ritorsione».

Non ci dice invece, la pregiatissima Agenzia, in che modo preservare “da ogni rischio di ritorsione” coloro i quali fossero oggetto di azioni scorrette e proditorie, nate con l’intenzione di far male ma protette dall’idea sovrana, benedetta dall’Agenzia, di fare del bene. Ci dice soltanto che il tutto sarà vagliato da un team ristrettissimo, che dunque avrà potere di vita o di morte sulle persone. Insomma, gentile direttrice Orlandi, scompare definitivamente dal vostro vocabolario la parola «garantismo».  Se avevamo già qualche sospetto, adesso siamo autorizzati a considerarla realtà.

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