Fisco
Al posto del bollo auto forse avremo una nuova accisa
Nell’ultimo #matteorisponde il premier Renzi si è retoricamente posto la domanda delle domande: ma se noi stiamo abbassando le tasse, perché i cittadini non se ne accorgono? Potremmo dire che è un po’ il cruccio di qualsiasi politico di governo, ormai non basta semplicemente fare qualcosa, serve che le persone notino concretamente quello che stai facendo. Che ritengano tangibile una riduzione, un taglio o un nuovo servizio. Sulla domanda che si è fatto il presidente: se io riduco una tassa, ma poi aumento l’aliquota dell’imposizione fiscale su un altro bene, allora il mio eventuale risparmio rischia di andare in fumo. Nominalmente il governo potrà dire di aver tagliato una tassa, ma il cittadino potrebbe per assurdo rischiare di pagare anche di più rispetto a prima. Volete davvero che il cittadino noti un’evoluzione positiva del suo dare soldi allo Stato?
Un esempio pratico? Il bollo auto. Viene considerata come una delle tasse più odiate dagli italiani, e sono in molti a non pagarlo. Secondo un calcolo di due anni fa fatto da Quattroruote in collaborazione con l’Aci, l’evasione del bollo aveva prodotto un buco di circa 850 milioni di euro. Già nel 2008, alla fine della campagna elettorale, Silvio Berlusconi annunciò che avrebbe abolito il bollo su auto, moto e ciclomotori, salvo poi rimangiarsi la parola una volta arrivato al governo. Oggi tocca a Matteo Renzi aprire a una soluzione simile. La proposta parte da Fare!, il movimento di Flavio Tosi, che propone l’abolizione della tassa e un contestuale rincaro delle accise sui carburanti per 15 centesimi al litro. C’è da dire che una proposta simile la fece addirittura l’Unrae (Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri) nel 2005, proponendo però un rincaro di soli 7 centesimi al litro. Comunque sia, in un #matteorisponde di inizio maggio, Renzi rispose così:
Il principio è: far pagare di più a chi consuma (e quindi inquina) di più. Fino a qui non ci sarebbe nulla da eccepire, una tassa verrebbe effettivamente tagliata anche se, a seconda di quanto si consuma, il risparmio potrebbe essere nullo. Però. Però non posso ricordarmi di una promessa fatta dallo stesso Matteo Renzi nel maggio del 2014, alla vigilia delle elezioni europee. Una promessa che mi rimase scolpita nella mente e su cui chiesi conto già lo scorso anno: la razionalizzazione delle accise sui carburanti. Breve sunto: maggio 2014, vigila del voto per le europee, Renzi ospite da Vespa. Qui, sottolineando l’assurdità di pagare ancora per la guerra in Abissinia (sic!) disse: “Io qui prendo l’impegno: entro l’anno noi andiamo a razionalizzare, che vuol dire pulire, decurtare, eliminare tutte ‘ste voci ridicole”. Ovviamente non è mai stato fatto, e noi paghiamo ancora accise riferibili alla guerra d’Etiopia, alla crisi di Suez, all’alluvione di Firenze, alla tragedia del Vajont, ai terremoti nel Belice, in Friuli, in Irpinia, alla guerra in Libano. E ora il primo ministro vorrebbe pure aggiungerne un’altra.
Ecco signor Presidente, questo non vuol dire tagliare le tasse, al limite significa spostarle. Togliere da una parte e aggiungere dall’altra. In questo caso poi è ancora più paradossale questo spostamento, proprio per quella promessa fatta due anni fa. Comprendo la necessità di coprire il buco di bilancio che si verrebbe a creare, ma anziché imporre semplicemente una nuova accisa perché non si sfrutta l’occasione per rivederle tutte e, magari, fare quella benedetta “pulizia” promessa nel 2014? Il ministro dell’economia Padoan a gennaio, respingendo l’idea di un taglio delle accise sui carburanti, diceva che ”L’accisa è armonizzata dalle direttive europee”. Ma nessuno chiede che vengano abolite tutte quante, si vorrebbe soltanto che si possano rivedere quelle più antiche, quelle per cui non dovrebbe più sussistere ragione d’essere ancora in vigore. L’anno scorso mi chiedevo se avrei visto realizzata quella promessa prima di vederle compiere due anni: si potrebbe evitare di aspettare che ne compia tre?
Devi fare login per commentare
Accedi